I suicidi di Parigi/Episodio terzo/IX: differenze tra le versioni
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Che idillio! che primavera intorno a Vitaliana!
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Il matrimonio era stato per lei un mandato impostole da sua madre, cui ella compieva. Il suo cuore era restato estraneo a quel mercato.
Ella non portava nella ragion sociale del duca di Balbek che la sua bellezza, la sua virtù, ed un centinaio di mille franchi, alla morte di sua madre. Ella non doveva dunque nulla al di là - oltre
Vitaliana si era formata
Le donne,
Vitaliana comprendeva così la virtù coniugale.
Appena se ella
Ella non
Vitaliana non leggeva giornali,
Librata dunque sopra tutte quelle nuvole, la serenità di Vitaliana era eterna come quella del firmamento.
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Ella incarnava quella concezione divina del pittore spagnolo.
I grandi occhi cinerei di Vitaliana, allo sguardo sì lontano, sì profondo, sì serico, sì dolce e cristallino - se venivan fuori dal vago infinito in cui sembravano immersi, dovunque si fissavano, facevan nascere dei gigli - come racconta la leggenda degli occhi di Gesù. Si sarebbe detto che
Tutto era armonia in quel viso - non di quella armonia della bellezza greca che è della geometria - ma di quella melodia del canti italiani, che sono un fiore
La sua statura era media. Le sue forme, delicate. La sua vita poteva essere chiusa fra due mani di donna. Il suo collo, un
Vitaliana era una di quelle creature, cui Dio si lascia talvolta scappare per ricompensare, per incoraggiare coloro che credono ad
Nel palazzo
Ecco il suo mondo! il ritiro ove ella
La camera coniugale era altrove.
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Vitaliana non era musicienne - vale a dire, uno di quei generali dottissimi in strategica che perdono tutte le battaglie. Ella interpetrava un pezzo di musica, se non lo leggeva sempre correntemente.
Adorava i fiori. Tra i fiori e lei eravi comunicazione
Questo scambio di magnetismo tra una bella giovane donna ed un bel fresco fiore non è stato ancora sottomesso alle osservazioni dinamiche e microscopiche, e notato - ma esiste. Fu presentito da Van Swieten - un grande medico olandese del secolo passato. Aspetta il suo Darwin.
Vitaliana era per i fiori un raggio di sole o la rugiada.
- Benissimo, benissimo! - diceva ella sorridendo ad un hyocroma, il cui fiore a tubo scarlatto e bleu sbocciava pien di salute. Si vede bene che fai buona compagnia col tuo vicino, la cui foglia verde argentea riposa lo sguardo! Vedete
Poi ella inaffiava le stewie e le vinee, dal fiore bianco e rosa; faceva la belloccia con quella varietà di lantane, delle boule de neige; si ricreava come una pazzerella con la sua bella collezione di vervine e di veroniche: volteggiava come una farfalla in mezzo alle iridi ed ai phlox, che avevano saccheggiato
Un mattino verso la fine del mese di dicembre, Vitaliana veniva dal terminare
Ella fece un movimento di sorpresa, ed il sangue rifluì al di lei viso. Si rimise però subito e disse:
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- Introducilo lì, nel mio boudoir.
Adriano di Alleux era
Avevano ambedue preso dalle loro madri. Il medesimo colorito della pelle; il medesimo druidico degli occhi; il garbo medesimo della bocca; il medesimo portamento elegante e svelto; la medesima vita elastica; la stessa elevazione della testa. Solamente, in Adriano, tutto codesto era più fosco, più accentuato, meglio consistente, più robusto, più virile. Ciò che era bellezza in Vitaliana, diveniva grazia in Adriano; ciò che era soavità nella donna, si chiamava forza nel giovane.
Il suo naso era un
Lo si trovava un
Una viva commozione si pinse sul suo sembiante quando vide Vitaliana impiedi, sulla soglia del balcone che si apriva nella stufa.
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La cugina aveva arrossito udendo il nomo di lui; il cugino impallidì alla di lei vista. Alcuno dei due non favellò. Si contemplarono reciprocamente: Adriano, con fascino; Vitaliana, con stupore.
Per uscir
- Ebbene, signore abate, vi siete dunque fermato a mezza via del vostro vescovato? Che disgrazia! promettevate un così santo vescovo! Il nostro caro zio, il cardinale, ne sarebbe immagrito di un quarto di tonnellata per gelosia.
- Può smagrire di una tonnellata tutta intera, senza nulla perdere nella considerazione della cristianità! - rise Adriano. Ma veggo con contento che tu sei gaia... perdono, che madama la duchessa è gaia. Io mi aspettavo a
- Ah! voi venite dunque per vedermi piangere!
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- Tu sei dunque felice, Vitaliana? - riprese Adriano dopo un istante di silenzio, ed offrendole il braccio per passeggiarla nella stufa.
- Ma chi à potuto ispirarti
- Non una nuvola in casa tua, dunque? tuo marito ti ama...?
-
- Proprio.
-
- Vitaliana, tuo marito ti ama? ami tu tuo marito?
- Che razza di questioni stupide mi indirizzi tu là, Adriano... no, signor conte di Alleux? Voi
- Gli è, Vitaliana, perchè tua madre è assente, tu sei sola, ed io sono in questo momento il capo della nostra famiglia - e perciò il tuo sostegno nella sventura. Avresti tu preferito che, in questa circostanza, io mi fossi tenuto in disparte... perchè... infine, io ò creduto che il mio dovere...
- Ma tu vaneggi dunque? Che circostanza? Di che intendi tu parlare? Di qual sostegno sogni tu? Il mio sostegno è mio marito. Se vi è un dovere per qualcuno, qui, gli è per me, che debbo rispettare il nome che porto, e
- Ora mettiamo - solamente per ipotesi - che tuo marito fosse un uomo indegno...
- Alto là! Io vi vieto, signor conte, di spingere più in là vostra ipotesi, antitesi, parentesi, e tutto ciò che vorrete. Io non mi curo di fabbricare castelli in Ispagna. Li troverò un giorno forse belli ed impiedi. Sarà tempo allora di pensarvi. Ed io non esiterei lungamente a pigliare il mio partito - siatene sicuro. Io non comprendo il dovere senza il correttivo, o
- Dio mio, che vuoi tu? Son venuto perchè ò sognato che tuo marito era infedele; che aveva una ganza adorabilmente bella, abbominevolmente perversa; che tu lo sapevi; che tu eri infelice; che tu avevi forse bisogno di consiglio, di protezione, di vendicatore... E che so io, Vitaliana? Tu non ài che una parola a dire... Veggo che è un sogno, ma desso mi perseguita...
- Orsù, Adriano, non farmi mica dire ciò che io non ò detto! Io sono tranquilla. Io ò presa
- E cosa
-
- Io riprendo la mia ipotesi. E se il tuo zibellino fosse contaminato? Se tu
- Tu ài avuto torto, Adriano, di non restare abate! Tu insinui il veleno nel cuore con tanta unzione...! Che vescovo saresti tu riescito!... Ebbene, io sono la mia propria Vestale. Io mi sono formato un empireo che à forse altresì dei nugoli; ma io chiudo gli occhi per non seguirli nel loro saltabeccare fantastico. Che il mio idolo sia
- Tu dici, Vitaliana?
- Non confondere: cretina non vuol mica dire infelice. Per traduzione libera, posso permetterti, vaneggiatrice. Quando si vive in mezzo a quel mondo - soggiunse Vitaliana indicando i suoi fiori - se si ànno altre aspirazioni, sono forse delle follie. In ogni caso, gli è imprudente di andare a cacciare
- Io so tutto codesto, Vitaliana - rispose Adriano con calma - perocchè da dieci anni io
- Ed ecco là la porta, signor conte di Alleux; perocchè voi avete presa la mia per quella del manicomio di Charenton. Addio.
- Ancora una parola allora, Vitaliana. Sappiate tutto, poichè non dobbiamo più rivederci... Sì, io sono pazzo. Io ò rappresentato una piccola commedia per assicurarmi che tu eri felice. Ora, io lo so. Io lo vedo. Come
- Adriano, termina codeste buffonerie, e conchiudi.
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- Vado a fargli annunciare che tu sei qui - se egli è nei suoi appartamenti.
- Allora, siamo intesi. Tutto è santo qui; tu sei felice; tu non ài bisogno di me; tu ti culli sur una pelugine di bianche nuvole: rispetto
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- Perchè vuoi tu quei diamanti, Carlo?
- Ah! mia cara, il 31 di questo mese
Adriano aveva udito quelle spiegazioni, gli occhi sbarrati, diventando ora di porpora ed ora pallido.
- Ma egli non à ancora restituito i due monili di perle e di smeraldi, cui
- Perchè aspetta i diamanti per armonizzare tutte le gioie - rispose il duca.
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- Lo so. Venite a vederci più spesso, cugino - soggiunse il duca stringendo la mano di Adriano ed uscendo seguito da Maria.
Adriano
- Vitaliana, posso dirtelo adesso: Io ti amo!
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Il duca correva sul lastrico di Parigi, portando via i diamanti di sua moglie.
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