I suicidi di Parigi/Episodio terzo/IV: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=10 agosto 2009|arg=romanzi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[I suicidi di Parigi/Episodio terzo|Episodio terzo]] - IV. Ove si vede che chi comanda non suda|prec=../III|succ=../V}}
Cinque anni sono scorsi
Grandi avvenimenti sono occorsi.
Line 14 ⟶ 9:
Claudio III è morto.
Il duca di Balbek è ambasciatore di suo figlio, re Comodo V, presso la Corte delle Tuileries<ref>Scommettiamo che qui si tratta di Ferdinando II di Napoli, fratello di Cristina. (Nota
La principessa Bianca à sposato re Taddeo IX, il cui regno à subito gravi prove.
Il principe Alessandro di Lavandall è sempre incaricato
Un mattino
Erano le nove del mattino.
Egli aveva fatto due ore di ginnastica alla spada col suo maestro
Il principe era avvolto in una vesta da camera di cachemire grigio, e si baloccava colla cordella turchina che
- Sì, sì, vi ci vorrei ben vedere, voi signor conte di Nesselrode! Gli è facile dar degli ordini, i piedi stesi sugli alari del camino...
Line 36 ⟶ 31:
Il principe fece un segno della testa, ed il signor di Linsac entrò.
Non era avariato di molto, dopo
Vi sono dei dolori che sono una maschera; altri che sono
Per espiare il sospetto - di cui aveva vituperata Regina - il signor di Linsac si era forse imposto il bazzicare intorno al principe di Lavandall. Il principe, dal lato suo, onde risarcirlo in qualche modo, gli aveva procurato una sovvenzione annua di 30,000 franchi dalla Russia, per il suo giornale Les Deux Europes: perocchè vi sono dei rimorsi gentiluomini.
Il fatto è, che il demone
La fortuna del signor Thiers lo aveva abbarbagliato. Voleva dunque esser deputato, pari, ministro, ambasciatore, tutto ciò che la sua ardente immaginazione di romanziere gli pingeva come una sorgente di ricchezza e di piaceri. Si era gittato perciò a corpo perduto nel giornalismo conservatore.
Line 48 ⟶ 43:
Il signor Guizot lo pagava e sprezzava largamente. Si serviva dello stile pomposo e vuoto, della coscienza senza fede, del cuore senza principii di questa spugna politica, per coltivare la parte più ignominiosa della sua politica secreta. Era però pronto sempre a spezzarlo, se la necessità lo imponeva, dicendogli: Vi ò pagato per codesto!
Come il principe di Lavandall, il signor di Linsac è adesso un
Entrambi sono graziosi e falsi, seducenti e perfidi, pensan nero e dicon rosa - ciò che non li impedisce di esser generosi, sempre gentiluomini - anche nel vizio - sempre eleganti. Entrambi infine odiano profondamente, squisitamente - ed odian forse lo stesso uomo:
Per
A
- Arrivate a proposito, signor di Linsac - disse il principe.
- Lo potete, principe mio. Ma voi sapete altresì che io amo poco le confidenze, le quali sono come le macchie di olio: si spandono e si tradiscono sempre da sè sole!
- Non temete nulla. Non è mica una confidenza che io vi fo; è un consulto che vi dimando. Non siete voi ancora romanziere, fra linea e linea, bordeggiando fra il diplomatico
- Quel caro principe!
- E voi avete risposto?
- Che non
- Alessandro ne sapeva qualcosa. Napoleone ed il re di Napoli essi pure. Vada! Voi passerete in seguito dal mio segretario, il quale vi darà un embrione di articolo, cui ricamerete in guisa da non vedervisi che scintille; in sostanza, nè cane nè lupo. Debbo dirvi, a questo proposito, che si è contenti di voi, e che lo Czar legge i vostri articoli. La vostra pensione sarà aumentata.
Il signor di Linsac
Il principe continuò:
Line 82 ⟶ 77:
- Diavolo! Ed io che sono così smilzo matematico! - sclamò Sergio, sorridendo.
- Ed io dunque? - riprese il principe. Ma insomma, il problema dato, bisogna pure risolverlo. Ecco di che si tratta.
- Perfettamente.
- Bene. Ora, come vi condurreste voi per ottenere quei documenti? Per alcuna considerazione al mondo,
- Ma! se egli non vuole darli, io non veggo che un mezzo: pigliarglieli.
- Alto là, signore! - sclamò il principe aggrottando. Cedesti procedimenti sono buoni per quei governi di mascalzoni che voi chiamate parlamentari, e per quei ministri saltimbanchi che vanno a farsi assolvere delle loro stoltezze e delle loro infamie da quella masnada
- Cosa volete, principe mio, - sclamò Linsac sorridendo, - quei gnoccoloni di Inglesi ci ànno importato ciò... con la scienza abbominevole del confortable, il libero cambio, la vita a buon patto, ed il beefsteak saignant.
- Voi avete mal capito
- Allora, principe mio, è mestieri comprar quelle carte a
- Per lui, valgono dei milioni.
Line 104 ⟶ 99:
- In che modo?
- Ma!
- Spiegatevi.
- Ecco qui. Ora, voi avete bisogno di comprare e
- Per bacco!
- Eh! mio Dio, sì, principe. E...
La conversazione fu interrotta
-
- Ritornerò, principe - disse Sergio, salutando ed uscendo.
Line 122 ⟶ 117:
Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.
Aveva letto sulla carta di visita: Le prince de Thébes!<ref>Non si tratterebbe desso di D. Carlos, fratello di Ferdinando VII? (N.
Era dunque il fratello di S. M. Taddeo IX che lo aspettava.
Line 128 ⟶ 123:
Il principe di Tebe aveva una figura atroce - ciò che non significa assolutamente una figura laida. Era verde come un pappagallo; ne aveva
Guai a chi si fidava alla dolcezza della sua voce, alle carezze della sua parola,
Quante storie non si raccontavano sugli amori del principe di Tebe, tutti terminati con
Gli è vero, però, che erano i gesuiti i quali mettevano in circolazione tutto codesto.
Il principe di Tebe, steso sur un canapè, contemplava, la voluttà negli occhi, un martirio di S. Sebastiano di Annibale Caracci, quando il principe di Lavandall gli si avvicinò<ref>
- Dimando mille scuse a Vostra Altezza Reale se ò avuta la sfortuna di farla aspettare. Mi trovavo nella mia sala
- Non importa - interruppe il principe di Tebe.
- Perchè Vostra Altezza,
- Perchè io sono in un albergo, - e la camere
- Vostra Altezza può favellare senza tema. Nonpertanto, se Vostra Altezza desidera intrattenersi meco in un gabinetto più solitario ed appartato, avrò
- Sì: credo che ciò sia meglio. Quando si vuol essere un
Il principe di Lavandall si alzò e condusse il fratello del re Taddeo in un gabinetto che sporgeva sul giardino, vicino al suo gabinetto di lavoro - ove egli si ritirava per redigere i suoi dispacci particolari allo Czar.
Il principe di Tebe si allungò sul divano, fece segno al signor di Lavandall di sedersi rimpetto a lui e disse, dopo qualche minuto di silenzio:
Line 162 ⟶ 157:
- Il conte di Nesselrode vi à scritto, allora, di che si tratta.
-
- Sì. Gli avevo detto che mi sarei trattenuto qualche giorno a Vienna. Ma, dopo un abboccamento col signor di Metternich,
- Il Cancelliere austriaco parteciperebbe
- Oh! no. Egli li avrebbe venduti.
- Sono ai vostri ordini, monsignore. Ma non nascondo a V. A. che
- Lo so
- Tanto più che non si è neppur sicuri che quelle carte esistano ancora.
Line 180 ⟶ 175:
- Sarei indiscreto se domandassi a V. A. come ella ne ebbe la rivelazione!
- Per il mezzo lo più sicuro: dal padre
- Possibile?
-
{{Sezione note}}
|