I rossi e i neri/Secondo volume/XXXII: differenze tra le versioni
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Aloise non lesse più oltre; richiuse il libro, si rannicchiò rabbrividendo contro la scranna, e si fece scorrere lentamente le palme sugli occhi, come chi si desti a mala pena, e tenti cacciare le immagini tuttavia presenti
Il duca di Feira si avvicinò.
- Orbene, figliuol mio; -
Aloise sollevò la fronte a guardarlo. Il povero giovine era come istupidito dal dolore, e durò fatica a riaversi. Scosse il capo più volte, trasse a stento un sospiro dal petto, e stese finalmente la mano
- Vivrete? - gli domandò il duca, stringendo quella mano tra le sue.
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- Per una donna che non vi ama! - notò, crollando mestamente il capo, il vecchio gentiluomo.
- E che perciò? - proruppe impetuoso Aloise. - Non
- Aloise, suvvia, siate uomo; poichè così bene conoscete il dolore, abbiate
- No, vi adoperate invano; - rispose il giovine, - io non valgo più a nulla; io sono mortalmente ferito. Amo, amo fieramente, disperatamente amo; non lo avete voi inteso? Questo male non ritempra le forze; di questo male si muore. Non lo credete? Ah, voi non avete amato mai al pari di me, da lunghi anni, senza speranza, colla maledizione soffocata nel cuore!...
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- Perchè? - dimandò Aloise, che lo vide impallidire ad un tratto.
Ma il duca di Feira non rispose alla sua dimanda, e dopo una breve pausa, durante la quale stette cogli occhi chiusi, come chi raccolga tutte le virtù
- Ah credete voi, giovinotto, che chi di tanti anni
- Orribile martirio! - esclamò dolente Aloise.
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A quelle inaspettate parole, il cui senso era così chiaro e riciso, il giovine balzò in piedi turbato.
- Signor duca, -
- Un vincolo, sì,
Vostra madre!
- Signore, io sono il figlio di Alessandro di Montalto. -
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Il vecchio fu colpito a sua volta, e più fieramente che non credesse Aloise. Quante amarissime ricordanze ridestava, quante acerbe trafitture gli rinnovava in petto quel nome! Stette saldo tuttavia, e rispose con uno sguardo soave a colui che lo aveva percosso.
- Sì, figliuol suo! - si fece egli a dir poscia. - Voi potete portare altieramente il suo nome, e ricordar vostra madre come la più pura, la più santa delle creature che siano al mondo vissute. Vostra madre, Aloise, - e qui la voce del vecchio si fece tutta tremante, - vostra madre fu cosa di cielo venuta in terra perchè gli uomini non dicessero la virtù un nome vano; vostra madre.... Ma venite, Aloise; qui non è luogo da ragionare di lei. Là, in quelle stanze dove ella ha udito i vostri primi vagiti,
Le lagrime brillavano sugli occhi, tremavano nella voce del duca di Feira. Aloise si lasciò pigliare per mano, e trasognato, commosso, smarrito, lo seguì verso
Varcarono silenziosi il salotto e la vasta anticamera, in capo alla quale, di rimpetto al quartierino
Giunse per tal modo nel pensatoio di sua madre, e si affacciò sulla soglia della camera da letto, che era rischiarata dal fioco lume
Aloise stette tacito, ma profondamente commosso a guardarlo. Sua madre era un angelo; e
- Voi soffrite!
- No, sono lagrime soavi, le mie; - rispose volgendosi il duca, mentre, da lui sostenuto, veniva sollevandosi a mezzo. - Da gran tempo io non ne avevo più sparse di tali. Grazie, Aloise, grazie della vostra amorevolezza! Vedete? Sono tranquillo. Oh, Dio santo, - proseguì, traendo il giovine presso la lampada. - Aloise, figliol mio
Inspirato da un senso, da una voce arcana di pietà, il giovine reclinò la sua bionda testa sul petto del vecchio gentiluomo, ed un bacio, un lungo bacio frammisto di lacrime, scese a bagnargli la fronte. In quel bacio si confondeano tre spiriti.
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