I rossi e i neri/Secondo volume/XIX: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=1 settembre 2009|arg=romanzi}}
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[I rossi e i neri/Secondo volume|Secondo volume]] - XIX.<br/>Come una buona azione ricevesse il suo premio.|prec=../XVIII|succ=../XX}}
Mastro Pasquale era frattanto arrivato in bottega, dove s'aspettava di veder Michele coll'altro «della gazzetta», ma dove non vide altri che il suo fattorino, giovine allocco che se ne stava guastando colla sgorbia un pezzo di legno di tiglio, per farne non sappiam quale balocco.▼
▲Mastro Pasquale era frattanto arrivato in bottega, dove
- E così, non c'è nessuno? - dimandò il legnaiuolo.▼
- Sì, principale, ci son io.
- Lo vedo, babbaccione, che ci sei tu. Dico se non
- Sì,
- Va là, bietolone; chi ti domanda del Trinca? Ti domando se è venuto nessuno che avesse bisogno di parlarmi.
- Ah, ho capito; sì,
- E se
- Sì, principale.
Line 34 ⟶ 29:
- Non me lo avete domandato, principale....
- Uff! Riporrai
- Questo è
Il vecchio legnaiuolo
- Siete voi? -
- Son io, Tecla. Vi siete alzata da letto?
- Non ci stavo troppo bene, e sono venuta a cercare un
- Chi
- Ah, sì, fate bene a rammentarmelo.
-
- Sì, bravo, perchè venga anche
- Bella trovata! E che gli dirò io stasera, che voi non poteste già dirgli senza di me?
Line 58 ⟶ 53:
- Ma.... - rispose la donna; - ho pensato che andando oggi dalle monache a finire il vostro lavoro, vi avrebbero pagato il conto, e allora....
- Sì, me
- Che diavolo dite, Pasquale?
- Dico, - rispose il legnaiuolo, sedendo a cavalcioni su
- Che
- Ma non ero gobbo?
Line 70 ⟶ 65:
- Questo no; ma perchè mi domandate queste cose?
- Perchè, vedete, quelle scioperatacce di San Silvestro
- E per questo siete montato in bizza? Ci avreste ancora grilli in capo?
- Che grilli e che cavallette
- E adesso che cosa
- Ho fatto servizio ad un amico; - ripigliò mastro Pasquale. -
- E voi ve ne siete incaricato!
-
- Ah, Pasquale, Pasquale! - esclamò la Tecla, crollando il capo in atto di rimprovero. - Perchè andate a mettere il naso dove non ispetta a voi? Sapete, la pentola di terra, quando
- Bella scoperta!
- E anche voi, Pasquale, vi romperete le costole, a volervi mettere
- Tecla!
- E in un santo monastero! - proseguì, riscaldandosi, la donna. - In un posto di confidenza come quello! Vi ricordate di quel che vi diceva il Padre parroco di Castello, il mio santo confessore, offrendovi or fanno i quindici anni, quel pane? - «Pasquale, badate a voi; dovete esser cieco, sordo e muto,
- Tecla! Tecla! Non mi fate perdere la tramontana! Quel che ho fatto,
- Bravo! Vedo i guadagni che
Pasquale era lì lì per rispondere a
- Principale! principale!
- Che
- Due signori che vi vogliono quaggiù, - rispose il garzone.
Line 114 ⟶ 109:
- Vedete che grazietta! - disse il vecchio legnaiuolo tra sè, in quella che scendeva le scale. - Se la mi avesse fatto sempre così, non ci sarebbero quattro mangiapani di più, senza contarne altri due, che, poveretti, mangiano quello degli angioli. Basta, pigliamo quello che Domineddio ci ha mandato. -
Con questa chiusa filosofica, mastro Pasquale giunse in bottega,
- Buon giorno e buona sera, Pasquale! - disse il nostro Michele a mala pena ebbe veduto il legnaiuolo. - Passavamo da queste parti, e siamo entrati a vedere se per caso foste già di ritorno.
- Diffatti eccomi;
- Orbene? - gli chiese il Giuliani.
Line 126 ⟶ 121:
- Da Senno?
- Sì; - disse Pasquale; - la ci ha avuto il foglio, e
- Da bravo, raccontateci come.
Line 132 ⟶ 127:
- Volentieri; ma prima di tutto si accomodi. E tu che fai costì ritto, a bocca aperta, bighellone? -
- Vedete che bel muso, da volersi mettere in riga colla gente a modo! - prosegui il legnaiuolo. - Vattene!
Line 138 ⟶ 133:
- Dove? - chiese con aria melensa il garzone.
- Dove ti pare.
- In due salti, vado e torno; - disse il ragazzo, afferrando la cornice.
- No, non occorre; vattene a dare una capatina
- Che stranezze son queste? - pensò il garzone, mentre, colla sua cornice ad armacollo, saltava fuor di bottega. - Quando sto fuori
Come furono soli, incominciò il racconto del legnaiuolo. Il Giuliani
Lo ascoltarono, diciamo, con grande attenzione, quasi senza, batter palpebra, e sebbene qua e là ci fossero ripieni, fioriture, lungherie (chè il gobbo, come è noto, ci aveva una buona parlantina) non si fecero con parole o con atti ad interromperlo mai. Solo quando egli fu giunto alla fine, Michele, che
- Che? - disse il legnaiuolo. - Siete il suo servitore? - Pasquale non aveva mai pensato che
A lui che taceva, facendo le mostre di non avere udita la domanda del legnaiuolo, venne in aiuto il Giuliani.
- Servitore no; dite in cambio
- O non è forse Vossignoria, lo sposo?
- No;
-
- Non prendo moglie, io, caro Pasquale; - soggiunse il Giuliani ridendo; - io voglio che si possa mettere sul mio cataletto una corona di candidi fiori; poniamo anche artefatti, ma candidi.
Line 166 ⟶ 161:
- In fede mia, la pensa bene. Chi piglia donna, piglia una mala gatta a pelare.
- Michele, - disse il Giuliani, - beccatevi questa, voi che meditate un pateracchio in facie Ecclesiae. Eh via, non vi fate rosso; che male
- Son vecchio! - rispose sospirando Michele.
Line 172 ⟶ 167:
- Baie! Vecchio è chi muore; non è vero, mastro Pasquale? Ma, non ci dilunghiamo in chiacchiere; come la è finita? Per colpa nostra ci avete perduta la clientela?
- Sicuro, e il pentolino per giunta, che ho lasciato
- Lasciare il pentolino in mano al nemico, non fu mai disonore se non pei Giannizzeri, i quali portavano le pentole in luogo di bandiere; - sentenziò il giornalista. - Eccovi da comperarne un altro. -
Line 178 ⟶ 173:
Il legnaiuolo strabuzzò gli occhi e diede un sobbalzo, alla vista di dieci marenghi che gli metteva dinanzi il Giuliani.
- Prendete, prendete! Questi vi consoleranno un poco della perdita che avete fatta lassù. Notate inoltre che la zecca che gli ha coniati lavora sempre, e ce ne saranno degli altri.
- Certo, ha da essere la casa degli sposi?
-
- Passati, presenti e futuri - aggiunse Michele, stringendo la mano al più allegro dei gobbi.
Mastro Pasquale accompagnò il Giuliani
- Gente allegra, coi soldi in tasca! Ha da guadagnarne molti colle sue gazzette, costui: ma se li merita, in fede mia, perchè gli è buon pagatore. E
Così, cogli avuti in tasca, e cogli sperati in testa, il gobbo legnaiuolo si sentì leggero come una piuma. E certo assai più leggero del solito, sebbene con cinque marenghi in una mano e cinque
- Tecla, - entrò egli ex abrupto, - quanto credete abbia a costare uno sciallo di tartano?
Line 200 ⟶ 195:
Tecla si voltò tra curiosa e stizzita a guardarlo.
- Siete diventato ricco in
Pasquale non rispose, bensì risposero le tasche per lui, nelle quali il legnaiuolo facea saltellare quelle dieci monete. Tecla, a
- Che so io,
- Eccone venti! - soggiunse superbamente Pasquale. E cavata una mano di tasca, gettò una moneta in grembo alla moglie, che fu pronta a metterci addosso ambe le sue. Egli, allora ridendo, così prese ad ammonirla:
- Tecla, Tecla, donna di poca fede, perchè avete voi dubitato? Vedete, ce
- Lasciate là i vostri paragoni, ereticaccio! Quella è roba di mal acquisto!.
- Di mal acquisto, Tecla? e perchè? Li ho forse rubati in saccoccia a qualcuno? Li ho forse chiesti a patto
E adesso, per non riuscire stucchevoli ai lettori, lasciamo Tecla e Pasquale a finire il loro battibecco, che già volge
Il nostro Templario uscì contento come una pasqua dalla bottega del legnaiuolo; non così Michele, a cui era rimasta una spina nel cuore.
- Maledetta lingua! -
- Perchè? - dimandò il Giuliani.
- Perchè adesso, se
- E quando pure girasse?
Line 232 ⟶ 227:
- E poi.... Gli è vero! non sapranno niente più di quello che già era scritto in quel foglio.
- Vedete dunque, Michele, che non
- Ah, signor Giuliani! chi è stato scottato
- E che cosa, di grazia? Che la signorina Maria non poteva esser dimenticata da Lorenzo Salvani? Che Lorenzo Salvani ci ha degli amici? Che questi amici lo aiuteranno secondo il poter loro, a render pan per focaccia? Ben sarebbero scemi
- Non ho ben capito che cosa Ella si voglia dire, colla sua macchina; - soggiunse Michele; - ma le dico amen dal profondo del cuore. -
|