I rossi e i neri/Secondo volume/XI: differenze tra le versioni
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{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[I rossi e i neri/Secondo volume|Secondo volume]] - XI.<br/>"Tra male gatte era venuto il sorco."|prec=../X|succ=../XII}}
Qui il Giuliani badò a lavorar di fine, chè ne andava dell'onor suo; e in quella che un sorriso gli si dipingeva sulle labbra, l'anima chiamò tutte le forze a raccolta.▼
▲Qui il Giuliani badò a lavorar di fine, chè ne andava
- Oh! siate il benvenuto, Garasso! - diss'egli, voltando a mezzo la persona sul canapè.▼
- Signor Giuliani, le son servo; - rispose l'altro, ma col piglio di un uomo che in cuor suo mandasse al diavolo l'importuno.▼
▲- Signor Giuliani, le son servo; - rispose
- Vi pare strano di vedermi qui, non è vero? - ripigliò il Giuliani, che non poteva lasciar passare senza nota quell'aria stupefatta e infastidita del Bello.▼
▲- Vi pare strano di vedermi qui, non è vero? - ripigliò il Giuliani, che non poteva lasciar passare senza nota
- Ma sì, veramente, un pochino.... e se Ella, mi vorrà dire....
- Anzi! Avrete giuocato,
Il Bello accennò col capo di sì, non sapendo dove il giornalista volesse andare a parare.
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- Che vuol dire Ella con ciò?
- Che la donna non
Senza fermarsi a gustare quella metafora continuata del suo interlocutore, il Bello si mosse per andare alla camera letto. Girò la maniglia, aperse
- Uomo di poca fede! - gli disse il Giuliani. - Perchè avete voi dubitato!
- E
- Non ve
- Per me?
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- Non la capisco, in fede mia!
- Chi non vi conoscesse! Ma vi conosco ben io, e so che in tutti i segreti del partito ci ha mano il Bello, e non si fa un passo che egli non lo sappia, non si tenta una impresa
- Oh, signor Giuliani, non ho detto questo; ma gli è che io....
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- Baie!
- Se non lo crede, non so che farci. Dica Lei quel che ho fatto
- No, non vi dirò nulla; aiuterò piuttosto la vostra memoria, che zoppica un tratto. Che cosa è avvenuto della fanciulla di casa Salvani? -
Il Bello (già i lettori
- Di casa?... - domandò egli, come trasognato.
- Salvani; - ripetè
- Lo conosco, sicuro, perchè è uno dei nostri; ma non capisco che cosa Ella abbia voluto dire.
- Ah no? proprio no? Ve ne avverto, Garasso, io so che lo sapete, ciò che
- Ella ha voglia di scherzare; - disse il Bello, guardandolo fisso.
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- Pigliandovi pel collo.
- Ah, era una trappola? Ma vedrà Lei come la gira! - Così dicendo diede uno sbalzo indietro, e cavò di tasca una pistola, quella pistola che poche sere innanzi aveva fatto luccicare agli occhi, o, per dire più veramente,
«Ma saetta previsa vien più lenta» ha scritto
- Signor Garasso, - gridò egli, mentre si tirava da un lato, - avete un bel girare la trappola; essa non è arnese pei gatti della nostra specie.
- E senta le unghie che ci hanno! - tuonò
Tentò di rivoltarsi, il manigoldo; ma non gli venne fatto, tanto quella mano era salda.
- Come ho da vederlo, se son dietro? Ma aspetta un poco! -
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E Marcello, con un mezzo giro sollecito, fece passare la morsa delle sue dita robuste dalla nuca alla strozza. Per tal modo egli si pose da fianco al paziente, e potè vedergli il viso in tre quarti, come direbbe un pittore.
Il Bello, che in quel punto non era tale davvero, vide a sua volta la faccia del nuovo nemico; ma non istette a contemplarla, chè la sua attenzione, se così può dirsi di una suprema angoscia, di uno smarrimento
- Misericordia! - gridò con voce soffocata. - Per amore di Dio, non mi uccida!
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- Va, ribaldo, sei libero! - gli rispose Marcello, lentando la stretta, per contentare il Giuliani.
Il primo atto del Bello fu di respirare largamente; il secondo di voltare istintivamente gli occhi da un lato, e, veduto un coltello sul ripiano
Allora stramazzò su
- Senti, briccone.... - incominciò il Giuliani.
- Parla con te; alza il grugno; - soggiunse il Contini, accompagnando
Il tapinello, tremando a verghe, rimase col mento
- Senti, briccone; - ripigliò concitato il Giuliani, - o tu parli, o quella finestra sarà
- Ella non vorrà macchiarsi
- Ah, tu lo intendi, che a noi non metterebbe conto di risicar la galera per un furfante della tua risma? Ci ho gusto, perchè intenderai altresì quello che io sto per dirti. Abbiamo tre vendette a fare su te, e le faremo tutte e tre se pel tuo meglio non ti disponi a parlare. Quella furia di tua moglie saprà le tue marachelle per filo e per segno e ti concerà lei pel dì delle feste. Poi, siccome io non fo il giornalista per nulla, e ci ho il mio ripostiglio di segreti come tu di roba di malo acquisto, metterò, innanzi che tu possa uscire di qui, la polizia sulle orme di certi negozi che sai. Inoltre, racconterò le tue gesta a coloro che tradisci, apostolo del fico, spione ribaldo. E credi che nessuno ti accopperà, quando io abbia parlato, e quando pure, poichè lupo non mangia lupo, tu avessi scampato
Alla progressione delle minacce aveva risposto una progressione di paura. Il Garasso che sotto il peso delle parole del Giuliani si era fatto piccin piccino sulla scranna, si provò infine con accento supplichevole a dirgli:
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- Grazia! grazia! Non mi rovini, per carità.... -
Il Giuliani stette immobile e muto alcuni istanti a contemplare quel mucchio
-
- Non lo so.
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- Non lo so, signor Giuliani; come è vero Dio, non lo so.
- In bocca tua, - entrò a dire il Contini, -
- Per che cosa ho da giurarlo? - gridò il Bello. - Per tutto quanto
- A te? - ripigliò il Giuliani. - E che cosa puoi avere di sacro, birba matricolata? Io, vedi, non crederei neanche ad un giuramento fatto per la tua viltà. Ma via, stammi alla rimessa; chi ha fatto il colpo della cassettina
- O parla, o ti strozzo come un cane! - gridò il Contini, misurandogli le mani al collo.
Il Garasso sapeva come stringessero quelle tanaglie; però, innanzi
- Io, io ho tutto preparato, condotto io ogni cosa. Misericordia!
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-Bonaventura Gallegos, quel vecchio Spagnuolo, gesuita sfratato, che sta nel palazzo Vivaldi.
- Ah! il capo dei neri! Lo avrei dovuto indovinare; - disse il Giuliani, scambiando
Questi, come il dio Termine, anzi come la immagine della giustizia inflessibile, stava lì presso al reo, ritto come un piuolo, colle braccia incrociate sul petto.
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- Benissimo! La pagherà! - soggiunse egli recisamente, senza muoversi da quella postura.
- Ma io mi raccomando, signori, non mi tradiscano! - gridò il Garasso. -
- Questo vedremo; dipenderà anzitutto dalla tua parlantina. E le carte che erano in quel cofanetto, chi le ha?
- Lui, lui, che era venuto, per maggior cautela, ad aspettare con me
- Del Ceretti? Chi è costui?
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- Il padrone della casa ove abitano i Salvani.
- E come
Messo per tal modo alle strette, il Bello raccontò per filo e per segno ogni cosa. Tanto, poichè aveva cominciato, meglio valeva il finire, e mettersi quanto più poteva in grazia a quei due, non giudici, animali feroci.
Così narrò
Ma qui si fermavano le notizie del Bello. Egli non sapeva che diamine di segreto si racchiudesse in quel cofanetto; padre Bonaventura lo aveva preso dalle sue mani, e se
A
- Basta; - soggiunse il Giuliani, dando sulla voce a lui, che umilmente cercava di scolparsi; - questo non è affar nostro, e ne sappiamo quanto occorre.
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- Se mi verrà fatto saper altro.... - balbettò allora il Bello. - Se mi verrà fatto....
- Ce lo direte, Garasso, non ne dubito; poichè, a tenervi in nostra balìa,
Il Bello, confuso
- Ve lo dirò io; - ripigliò il giornalista. - Damocle era un cortigiano di Dionigi il vecchio, tiranno di Siracusa, detto il vecchio perchè fu padre di Dionigi il giovane. Questo Dionigi il vecchio era un tiranno arguto, come potrete sincerarvene dal tiro che fece a Damocle, suo cortigiano, il quale lo andava celebrando per la sua felicità senza pari. E gliela fece provare, la dolcezza del suo vivere; lo mise
In questo mentre,
- Era in casa! - esclamò il Bello, turbato da quella veduta improvvisa.
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- In casa, sì, - rispose la Violetta, - e ne ho udito di belle!
- Perdonategli! - entrò a dirle sarcasticamente Giuliani, - egli ha fatto il male pel troppo amore che vi porta. Costa così caro,
- Oh, io non voglio saperne a nessun prezzo, del suo; non voglio avere a che fare con uomini della sua risma; se ne vada per dove è venuto.
- Virtù, dove diamine sei venuta a ficcarti! - borbottò
Quindi, volgendosi al Bello, gli disse:
- Sicchè, Garasso, per questa notte potrete riparare
- Sì, vado! - ringhiò, stringendo i pugni,
Il Giuliani, per farla finita, lo condusse
- Gabrina, - gridò egli, che non sapeva piegar la lingua al nome di Rosa, - Gabrina, fategli lume!
- Non occorre, signor Giuliani, non occorre; - disse il Bello, col medesimo accento di prima. - Ella me
- A marinaro, Garasso; da galeotto a marinaro; non vi lagnate. Sta in voi che non
Ciò detto, e mentre il can bastonato infilava le scale, il Giuliani rientrò nel salotto, dove la donna preparava una scenetta delle sue.
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- E chi rimarrà, - chiese il Contini, - a farla rinvenire?
- Tu Macellus eris; - rispose
- Come vuoi.
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- No, come vuoi tu.
- E sia pure, come voglio io; ma tu esci, e
- Ecco la sua rivoltina; ce n'è per cinque suoi pari. Ma non te ne dar pensiero; questa gente scantona alla lesta. A lei dunque, sor Magnifico: si faccia onore coll'inferma. -▼
▲- Ecco la sua rivoltina; ce
E seguitando a ridere, il Giuliani se ne andò, per ritrovare gli altri Templarii. Gabrina, che aveva la virtù della gratitudine, come la sua padrona quella del pudore, lo accompagnò con mille benedizioni e col chiaro d'una lucerna di ottone, fino all'ultimo gradino delle scale.▼
▲E seguitando a ridere, il Giuliani se ne andò, per ritrovare gli altri Templarii. Gabrina, che aveva la virtù della gratitudine, come la sua padrona quella del pudore, lo accompagnò con mille benedizioni e col chiaro
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