Decameron/Giornata settima/Novella decima: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=75%|data=20 dicembre 2008|arg=Novelle}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Decameron/7a giornata|Settima giornata]]<br/>Novella Decima|prec=../Novella Nona|succ=../Conclusione}}
''Due sanesi amano una donna comare
▲''Due sanesi amano una donna comare dell'uno; muore il, compare e torna al compagno secondo la promessa fattagli, e raccontagli come di là si dimori.''
Restava solamente al re il dover novellare, il quale, poi che vide le donne racchetate, che del pero tagliato che colpa non avea si dolevano, incominciò.
Manifestissima cosa è che ogni giusto re primo servatore dee essere delle leggi fatte da lui, e se altro ne fa, servo degno di punizione, e non re, si dee giudicare; nel quale peccato e riprensione a me, che vostro re sono, quasi costretto cader con viene. Egli è il vero che io ieri la legge diedi
E dico che la novella detta da Elissa del compare e della comare, e appresso la bessaggine
Furono adunque in Siena due giovani popolari,
Avendosi adunque questa promession fatta, e insieme continuamente usando, come è detto, avvenne che Tingoccio divenne compare
Il qual Tingoccio, insieme con Meuccio visitando alcuna volta questa sua comare, la quale era una bellissima e vaga donna, non ostante il comparatico,
Ora, amando questi due giovani, come detto è, avvenne che Tingoccio, al quale era più destro il potere alla donna aprire ogni suo disiderio, tanto seppe fare, e con atti e con parole, che egli ebbe di lei il piacere suo; di che Meuccio
Così amando i due compagni,
E trapassato, il terzo dì appresso (ché forse prima non aveva potuto) se ne venne, secondo la promession fatta, una notte nella camera di Meuccio, e lui, il qual forte dormiva, chiamò.
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Meuccio destatosi disse:
- Qual
A cui egli rispose:
- Io son Tingoccio, il qual, secondo la promession che io ti feci, sono a te tornato a dirti novelle
Alquanto si spaventò Meuccio veggendolo, ma pure rassicurato disse:
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- Perdute son le cose che non si ritruovano; e come sarei io in mei chi, se io fossi perduto?
- Deh, - disse Meuccio - io non dico così ; ma io ti domando se tu
A cui Tingoccio rispose:
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- Costetto no, ma io son bene, per li peccati da me commessi, in gravissime pene e angosciose molto.
Domandò allora Meuccio particularmente Tingoccio che pene si dessero di là per ciascun
E partendosi Tingoccio da lui, Meuccio si ricordò della comare, e sollevato alquanto il capo disse:
- Ben che mi ricorda, o Tingoccio: della comare, con la quale tu giacevi quando eri di qua, che pena
A cui Tingoccio rispose:
- Fratel mio, come io giunsi di là, sì fu uno, il qual pareva che tutti i miei peccati sapesse a mente, il quale mi comandò che io andassi in quel luogo nel quale io purgo in grandissima pena le colpe mie, dove io trovai molti compagni a quella medesima pena condennati che io; e stando io tra loro, e ricordandomi di ciò che già fatto avea con la comare e aspettando per quello troppo maggior pena che quella che data
E detto questo, appressandosi il giorno, disse:
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- Meuccio, fatti con Dio, ché io non posso più esser con teco; - e subitamente andò via.
Meuccio, avendo udito che di là niuna ragione si teneva delle comari, cominciò a far beffe della sua sciocchezza, per ciò che già parecchie
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