Decameron/Giornata sesta/Novella quarta: differenze tra le versioni
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''Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, con una presta parola a sua salute
▲''Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, con una presta parola a sua salute l'ira di Currado volge in riso, e sé campa dalla mala ventura minacciatagli da Currado.''
Tacevasi già la Lauretta, e da tutti era stata sommamente commendata la Nonna, quando la reina a Neifile impose che seguitasse; la qual disse.
Quantunque il pronto ingegno, amorose donne, spesso parole presti e utili e belle, secondo gli accidenti, à dicitori, la fortuna ancora, alcuna volta aiutatrice
Currado Gianfiglia sì come ciascuna di voi e udito e veduto puote avere, sempre della nostra città è stato nobile cittadino, liberale e magnifico, e vita cavalleresca tenendo, continuamente in cani e in uccelli
Chichibio, il quale come riuovo bergolo era così pareva, acconcia la gru, la mise a fuoco e con sollicitudine a cuocerla cominciò. La quale essendo già presso che cotta grandissimo odor venendone, avvenne che una feminetta della contrada, la qual Brunetta era chiamata e di cui Chichibio era forte innamorato, entrò nella cucina; e sentendo
Chichibio le rispose cantando e disse:
- "Voi non
Di che donna Brunetta essendo un poco turbata, gli disse:
- In fè di Dio, se tu non la mi dai, tu non avrai mai da me cosa che ti piaccia; - e in brieve le parole furon molte. Alla fine Chichibio, per non crucciar la sua donna, spiccata
Essendo poi davanti a Currado e ad alcun suo forestiere messa la gru senza coscia, e Currado maravigliandosene, fece chiamare Chichibio e domandollo che fosse divenuta
- Signor mio, le gru non hanno se non una coscia e una gamba.
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Currado allora turbato disse:
- Come diavol non hanno che una coscia e una gamba? Non
Chichibio seguitò:
- Egli è, messer,
Currado, per amor dei forestieri che seco aveva, non volle dietro alle parole andare, ma disse:
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- Poi che tu dì di farmelo vedere né vivi, cosa che io mai più non vidi né udii dir che fosse, e io il voglio veder domattina e sarò contento; ma io ti giuro in sul corpo di Cristo, che, se altramenti sarà, che io ti farò conciare in maniera che tu con tuo danno ti ricorderai, sempre che tu ci viverai, del nome mio.
Finite adunque per quella sera le parole, la mattina seguente come il giorno apparve, Currado, a cui non era per lo dormire
- Tosto vedremo chi avrà iersera mentito, o tu o io.
Chichibio, veggendo che ancora durava
Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse:
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Currado vedendole disse:
- Aspettati, che io ti mosterrò che elle
- Che ti par, ghiottone? Parti
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose:
- Messer sì, ma voi non gridaste - ho ho - a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così
A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e disse:
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Così adunque con la sua pronta e sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore.
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