Decameron/Giornata terza/Novella nona: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=75%|data=20 dicembre 2008|arg=Novelle}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Decameron/3a giornata|Terza giornata]]<br/>Novella Nona|prec=../Novella Ottava|succ=../Novella Decima}}
''Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d'una fistola; domanda per marito Beltramo di Rossiglione, il quale, contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno, dove vagheggiando una giovane, in persona di lei Giletta giacque con lui ed ebbene due figliuoli; per che egli poi, avutola cara, per moglie la tenne.''▼
▲''Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia
Restava, non volendo il suo privilegio rompere a Dioneo, solamente a dire alla reina, con ciò fosse cosa che già finita fosse la novella di Lauretta. Per la qual cosa essa, senza aspettar d'essere sollicitata da' suoi, così tutta vaga cominciò a parlare.▼
▲Restava, non volendo il suo privilegio rompere a Dioneo, solamente a dire alla reina, con ciò fosse cosa che già finita fosse la novella di Lauretta. Per la qual cosa essa, senza aspettar
Chi dirà novella omai che bella paia, avendo quella di Lauretta udita? Certo vantaggio ne fu che ella non fu la primiera, ché poche poi dell'altre ne sarebbon piaciute, e così spero che avverrà di quelle che per questa giornata sono a raccontare. Ma pure, chente che ella si sia, quella che alla proposta materia m'occorre vi conterò.▼
▲Chi dirà novella omai che bella paia, avendo quella di Lauretta udita? Certo vantaggio ne fu che ella non fu la primiera, ché poche poi
Nel reame di Francia fu un gentile uomo, il quale chiamato fu Isnardo, conte di Rossiglione, il quale, per ciò che poco sano era, sempre appresso di sé teneva un medico, chiamato maestro Gerardo di Nerbona. Aveva il detto conte un suo figliuol piccolo senza più, chiamato Beltramo, il quale era bellissimo e piacevole, e con lui altri fanciulli della sua età s'allevavano, tra'quali era una fanciulla del detto medico, chiamata Giletta; la quale infinito amore e oltre al convenevole della tenera età fervente pose a questo Beltramo. Al quale, morto il conte e lui nelle mani del re lasciato, ne convenne andare a Parigi; di che la giovinetta fieramente rimase sconsolata; e non guari appresso, essendosi il padre di lei morto, se onesta cagione avesse potuta avere, volentieri a Parigi per veder Beltramo sarebbe andata; ma essendo molto guardata, per ciò che ricca e sola era rimasa, onesta via non vedea.▼
▲Nel reame di Francia fu un gentile uomo, il quale chiamato fu Isnardo, conte di Rossiglione, il quale, per ciò che poco sano era, sempre appresso di sé teneva un medico, chiamato maestro Gerardo di Nerbona. Aveva il detto conte un suo figliuol piccolo senza più, chiamato Beltramo, il quale era bellissimo e piacevole, e con lui altri fanciulli della sua età
Ed essendo ella già d'età da marito, non avendo mai potuto Beltramo dimenticare, molti, a' quali i suoi parenti l'avevan voluta maritare, rifiutati n'avea senza la cagion dimostrare.▼
▲Ed essendo ella già
Ora avvenne che, ardendo ella dello amor di Beltramo più che mai, per ciò che bellissimo giovane udiva ch'era divenuto, le venne sentita una novella, come al re di Francia, per una nascenza che avuta avea nel petto ed era male stata curata, gli era rimasa una fistola, la quale di grandissima noia e di grandissima angoscia gli era, né s'era ancor potuto trovar medico, come che molti se ne fossero esperimentati, che di ciò l'avesse potuto guerire, ma tutti l'avean peggiorato, per la qual cosa il re, disperatosene, più d'alcun non voleva né consiglio né aiuto. Di che la giovane fu oltremodo contenta, e pensossi non solamente per questo aver ligittima cagione d'andar a Parigi, ma, se quella infermità fosse che ella credeva, leggiermente poterle venir fatto d'aver Beltram per marito. Laonde, sì come colei che già dal padre aveva assai cose apprese, fatta sua polvere di certe erbe utili a quella infermità che avvisava che fosse, montò a cavallo e a Parigi n'andò. Né prima altro fece che ella s'ingegnò di veder Beltramo; e appresso nel cospetto del re venuta, di grazia chiese che la sua infermità gli mostrasse. Il re veggendola bella giovane e avvenente, non gliele seppe disdire, e mostrogliele. Come costei l'ebbe veduta, così incontanente si confortò di doverlo guerire, e disse:▼
▲Ora avvenne che, ardendo ella dello amor di Beltramo più che mai, per ciò che bellissimo giovane udiva
- Monsignore, quando vi piaccia, senza alcuna noia o fatica di voi, io ho speranza in Dio d'avervi in otto giorni di questa infermità renduto sano.▼
▲- Monsignore, quando vi piaccia, senza alcuna noia o fatica di voi, io ho speranza in Dio
Il re si fece in sé medesimo beffe delle parole di costei dicendo: - Quello che i maggiori medici del mondo non hanno potuto né saputo, una giovane femina come il potrebbe sapere? - Ringraziolla adunque della sua buona volontà e rispose che proposto avea seco di più consiglio di medico non seguire.
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A cui la giovane disse:
- Monsignore, voi schifate la mia arte, perché giovane e femina sono; ma io vi ricordo che io non medico colla mia scienzia, anzi collo aiuto
Il re allora disse seco: - Forse
- Damigella, e se voi non ci guerite, faccendoci rompere il nostro proponimento, che volete voi che ve ne segua?
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Al quale la giovane disse:
- Monsignore, veramente mi piace che voi mi maritiate, ma io voglio un marito tale quale io vi domanderò, senza dovervi domandare alcun
Il re tantosto le promise di farlo.
La giovane cominciò la sua medicina, e in brieve anzi il termine
- Damigella, voi avete ben guadagnato il marito.
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- Adunque, monsignore, ho io guadagnato Beltramo di Rossiglione, il quale infino nella mia puerizia io cominciai ad amare e ho poi sempre sommamente amato.
Gran cosa parve al re dovergliele dare; ma, poi che promesso
- Beltramo, voi siete omai grande e fornito. Noi vogliamo che voi torniate a governare il vostro contado e con voi ne meniate una damigella, la qual noi
Disse Beltramo:
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A cui il re rispose:
- Ella è colei la qual
Beltramo, il quale la conosceva e veduta
- Monsignore, dunque mi volete voi dar medica per mogliere? Già a Dio non piaccia che io sì fatta femina prenda giammai.
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- Dunque volete voi che noi vegniamo meno di nostra fede, la qual noi per riaver sanità donammo alla damigella, che voi in guiderdon di ciò domandò per marito?
- Monsignore, - disse Beltramo - voi mi potete torre
- Sì sarete, - disse il re - per ciò che la damigella è bella e savia e amavi molto; per che speriamo che molto più lieta vita con lei avrete che con una donna di più alto legnaggio non avreste.
Beltramo si tacque, e il re fece fare
La novella sposa, poco contenta di tal ventura, sperando di doverlo, per suo bene operare, rivocare al suo contado, se ne venne a Rossiglione, dove da tutti come lor donna fu ricevuta. Quivi trovando ella, per lo lungo tempo che senza conte stato
Avendo la donna tutto racconcio il paese, per due cavalieri al conte il significò, pregandolo che, se per lei stesse di non venire al suo contado, gliele significasse, ed ella per compiacergli si partirebbe. Alli quali esso durissimo disse:
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- Di questo faccia ella il piacer suo; io per me vi tornerò allora ad esser con lei che ella questo anello avrà in dito, e in braccio figliuol di me acquistato.
Egli aveva
I cavalieri intesero la dura condizione posta nelle due quasi impossibili cose; e veggendo che per loro parole dal suo proponimento nol potevan rimovere, si tornarono alla donna e la sua risposta le raccontarono. La quale, dolorosa molto, dopo lungo pensiero diliberò di voler sapere se quelle due cose potesser venir
Quivi, mentre ella parlava, furon lagrime sparte assai dai buoni uomini e a lei porti molti prieghi che le piacesse di mutar consiglio e di rimanere; ma niente montarono. Essa, accomandati loro a Dio, con un suo cugino e con una sua cameriera in abito di peregrini, ben forniti a denari e care gioie, senza sapere alcuno ove ella
Avvenne adunque che il seguente dì ella vide davanti allo albergo passare Beltramo a cavallo con sua compagnia, il quale quantunque ella molto ben conoscesse, nondimeno domandò la buona donna dello albergo chi egli fosse. A cui
- Questi è un gentile uom forestiere, il quale si chiama il conte Beltramo, piacevole e cortese e molto amato in questa città; ed è il più innamorato uom del mondo
La contessa, queste parole intendendo, raccolse bene; e più tritamente essaminando vegnendo ogni particularità, e bene ogni cosa compresa fermò il suo consiglio; e apparata la casa e
La gentil donna, levatasi, disse che apparecchiata era
- Madonna,
La donna rispose che niuna cosa disiderava quanto di consolarsi onestamente.
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Seguì la contessa:
- A me bisogna la vostra fede, nella quale se io mi rimetto e voi
- Sicuramente, - disse la gentil donna - ogni cosa che vi piace mi dite, ché mai da me non vi troverete ingannata.
Allora la contessa, cominciatasi dar suo primo innamoramento, chi
- Udite adunque avete tra
A cui la gentil donna disse:
- Madonna, se il conte ama mia figliuola io nol so, ma egli ne fa gran sembianti; ma che
- Madonna, - rispose la contessa - io il vi dirò; ma primieramente vi voglio mostrar quello che io voglio che ve ne segua, dove voi mi serviate. Io veggio vostra figliuola bella e grande da marito, e per quello che io abbia inteso e comprender mi paia, il non aver ben da maritarla ve la fa guardare in casa. Io intendo che, in merito del servigio che mi farete, di darle prestamente
Alla donna, sì come bisognosa, piacque la profferta, ma tuttavia, avendo
- Madonna, ditemi quello che io posso per voi operare, e, se egli sarà onesto a me, io il farò volentieri, e voi appresso farete quello che vi piacerà.
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Disse allora la contessa:
- A me bisogna che voi, per alcuna persona di cui voi vi fidiate, facciate al conte mio marito dire che vostra figliuola sia presta a fare ogni suo piacere, dove ella possa esser certa che egli così
Gran cosa parve questa alla gentil donna, temendo non forse biasimo ne seguisse alla figliuola; ma pur pensando che onesta cosa era il dare opera che la buona donna riavesse il suo marito e che essa ad onesto fine a far ciò si mettea, nella sua buona e onesta affezion confidandosi, non solamente di farlo promise alla contessa, ma infra pochi giorni con segreta cautela, secondo
La quale, sentendosi gravida, non volle più la gentil donna gravare di tal servigio, ma le disse:
- Madonna, la Dio mercé e la vostra, io ho ciò che io disiderava, e per ciò tempo è che per me si faccia quello che
La gentil donna le disse che, se ella aveva cosa che
- Madonna, questo mi piace bene, e così
La gentil donna allora, da necessità costretta, con grandissima vergogna cento lire le domandò per maritar la figliuola. La contessa, cognoscendo la sua vergogna e udendo la sua cortese domanda, le ne donò cinquecento e tanti belli e cari gioielli, che valevano per avventura altrettanto; di che la gentil donna vie più che contenta, quelle grazie che maggiori potè alla contessa rendè, la quale da lei partitasi se ne tornò allo albergo.
La gentil donna, per torre materia a Beltramo di più né mandare né venire a casa sua, insieme con la figliuola se
La contessa, sentendo lui di Firenze partito e tornato nel suo contado, fu contenta assai, e tanto in Firenze dimorò che
E sentendo le donne
- Signor mio, io sono la tua sventurata sposa, la quale, per lasciar te tornare e stare in casa tua, lungamente andata son tapinando. Io ti richieggo per Dio che le condizioni postemi per li due cavalieri che io ti mandai, tu le mi osservi; ed ecco nelle mie braccia non un sol figliuol di te, ma due, ed ecco qui il tuo anello. Tempo è adunque che io debba da te, sì come moglie esser ricevuta secondo la tua promessa.
Il conte, udendo questo, tutto misvenne, e riconobbe
- Come può questo essere intervenuto?
La contessa, con gran meraviglia del conte e di tutti gli altri che presenti erano, ordinatamente ciò che stato era, e come, raccontò. Per la qual cosa il conte, conoscendo lei dire il vero e veggendo la sua perseveranza e il suo senno e appresso due così
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