Colonizzare la noosfera/Proprietà e open source: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=100%|data=20 luglio 2008|arg=Open Source}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Proprietà e open source|prec=../Teoria promiscua, pratica puritana|succ=../Locke e la proprietà terriera }}
Cosa s'intende con “proprietà” quando questa è replicabile all'infinito, altamente malleabile, e la cultura circostante non è dotata né di relazioni di potere coercitivo né dell'economia derivante dalla penuria di materiali?▼
▲Cosa
In realtà, nel caso della cultura open source si tratta di una domanda dalla risposta facile. Soltanto il proprietario (o i proprietari) di un progetto detiene il diritto esclusivo, riconosciutogli dall'intera comunità, di ''ridistribuire le versioni modificate''. ▼
▲In realtà, nel caso della cultura open source si tratta di una domanda dalla risposta facile. Soltanto il proprietario (o i proprietari) di un progetto detiene il diritto esclusivo, riconosciutogli
(Nella discussione sulla “proprietà” in questo capitolo, userò il singolare, come se ogni progetto fosse di proprietà di un solo individuo. È tuttavia ovvio che potrebbe anche trattarsi di gruppi di persone. Le dinamiche interne di tali gruppi verranno esaminate più avanti).
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Secondo le licenze standard open source, tutte le entità coinvolte rivestono il medesimo ruolo nel gioco evolutivo. In pratica esiste però una distinzione molto ben riconosciuta tra gli aggiustamenti “ufficiali” – approvati e integrati nel software in evoluzione da parte di quanti, pubblicamente riconosciuti, si occupano della sua gestione – e quelli “volanti” realizzati da terze parti. In genere questi sono rari, e non riscuotono molta fiducia.
È facile comprendere perché la ridistribuzione pubblica si riveli una questione fondamentale. La convenzione incoraggia la gente a farsi le proprie “patch” per uso personale ogni volta che sia necessario. Le consuetudini mostrano indifferenza nei confronti di quanti ridistribuiscono versioni modificate
In generale ci sono tre modi per acquisire la proprietà di un progetto open source. Uno, il più ovvio, è avviare la nascita del progetto. Se fin
La seconda maniera è ottenere la proprietà del progetto dal proprietario precedente (anche noto come “il passaggio del testimone”). È ben chiaro alla comunità che i proprietari hanno il dovere di passare i progetti a successori competenti, quando non possono o non vogliono più investire il tempo necessario nel lavoro di sviluppo o di mantenimento.
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Risulta significativo che nel caso di grossi progetti, tali trasferimenti del controllo normalmente vengono annunciati con una certa enfasi. Mentre non sono noti casi di interferenza da parte della comunità open source sui successori scelti dai proprietari, la pratica convenzionale incorpora chiaramente la legittimazione pubblica come fatto importante.
Per progetti minori, generalmente è sufficiente includere il cambio di proprietà nella storia dei cambiamenti inclusa in calce a ogni progetto. Chiaramente si presume che se
Il terzo modo per acquisire la proprietà di un progetto è far presente che questo ha bisogno di lavori e il proprietario è scomparso o ha perso interesse. Chi volesse procedere, ha prima la responsabilità di cercare il proprietario. Se ciò risulta impossibile, allora va annunciato in un luogo ben visibile (tipo, il newsgroup di Usenet dedicato
Secondo la convenzione, occorre far trascorrere un certo periodo di tempo prima di procedere con
Una volta seguito questo iter in mancanza di obiezioni, sarà possibile dichiararsi proprietari del progetto orfano e annotare ciò nelle note. Tale processo risulta però meno sicuro del passaggio del testimone, e non ci si potrà considerare pienamente legittimati fino a quando non si siano apportati miglioramenti sostanziali per
Per
Altro tratto degno di nota è il fatto che queste convenzioni inconsce sono state seguite con una coerenza notevole e perfino incredibile. Ho osservato personalmente
Terza caratteristica interessante è
Queste caratteristiche sono la testimonianza della non casualità delle abitudini in uso, rivelandosi anzi queste il risultato di un qualche tipo di una pianificazione implicita o di un percorso generativo sviluppatosi
Uno dei primi commenti ricevuti sottolineava come il contrasto tra la cultura hacker su Internet e quella dei cracker/pirati (il “warez d00dz” centrato sul gioco del “cracking” e le bulletin-board pirate) chiariva abbastanza bene i percorsi generativi di entrambe. Torneremo al “d00dz” come contrasto più avanti in questo saggio.
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