Catone Maggiore/XIII: differenze tra le versioni
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''Non disdicono ai vecchi gli onesti godimenti della mensa.''<br/><br/>
Contemporaneo di Marco Curio e cinque anni prima che questi venisse al Consolato, Publio Decio, console per la quarta volta, faceva sagrificio della propria vita alla Repubblica. Era questo Curio amicissimo di Fabricio e di Coruncanio; ed essi, così il costume di sua vita che
Ma ormai fu detto più che basti
Non ghiotta di squisite vivande, di sontuose mense imbandite e di tazze ricolme, nemmeno soggiace
Ma se pure in qualche modo è forza compatire al fascino delle voluttà, arduo non poco essendo combattere il solletico
Caio Duillio figlio di Marco, che primo vinse in battaglia navale i Cartaginesi, io, tuttora adolescente, vidi più
E senza parlarvi
Sotto la mia questura vennero istituiti consorzi
Con la matura età però ogni atto si compone a più placidi e pacati modi. Il diletto di questi banchetti, assai meno stava risposto nei godimenti della gola, che nella qualità degli amici e del piacevole conversare. Più esattamente dei Greci, gli avi nostri, dal convivere degli amici a mensa, il nome di convito derivarono. Coloro invece, appellando sodalizi di bevande e di cibi questi convegni, mostrarono dare la preminenza alla parte materiale, che avrebbero dovuto tenere in infimo pregio.
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