Canti (Leopardi - Donati)/XII. L'infinito: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=100%|data=9 maggio 2007|arg=poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=XII<br />L'infinito|prec=../Il passero solitario|succ=../La sera del dì di festa}}
 
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<poem>
Sempre caro mi fu quest'ermoquest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimoDell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati{{r|5}}
Spazi di là da quella, e sovrumani
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Odo stormir tra queste piante, io quello{{r|10}}
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eternol’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annegas’annega il pensier mio:{{r|15}}
E il naufragar m'èm’è dolce in questo mare.
</poem>
 
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{{AltraVersione|http://it.wikisource.org/wiki/Versi_del_conte_Giacomo_Leopardi/L%27Infinito|Versi, Bologna 1826}}