Canti (Leopardi - Donati)/XXIX. Aspasia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
Riga 1:
{{Qualità|avz=100%|data=10 febbraio 2008|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=XXIX<br />Aspasia|prec=../A se stesso|succ=../Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi}}
 
{{capitolo
|CapitoloPrecedente= XXVIII - A se stesso
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../A se stesso
|CapitoloSuccessivo= XXX - Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi
}}
<poem>
 
Line 14 ⟶ 9:
{{R|5}}Al dì sereno, alle tacenti stelle,
Da soave armonia quasi ridesta,
Nell'almaNell’alma a sgomentarsi ancor vicina
Quella superba vision risorge.
Quanto adorata, o numi, e quale un giorno
Line 20 ⟶ 15:
Mover profumo di fiorita piaggia,
Né di fiori olezzar vie cittadine,
Ch'ioCh’io non ti vegga ancor qual eri il giorno
Che ne'ne’ vezzosi appartamenti accolta,
{{R|15}}Tutti odorati de'de’ novelli fiori
Di primavera, del color vestita
Della bruna viola, a me si offerse
L'angelicaL’angelica tua forma, inchino il fianco
Sovra nitide pelli, e circonfusa
{{R|20}}D'arcanaD’arcana voluttà; quando tu, dotta
Allettatrice, fervidi sonanti
Baci scoccavi nelle curve labbra
De'De’ tuoi bambini, il niveo collo intanto
Porgendo, e lor di tue cagioni ignari
{{R|25}}Con la man leggiadrissima stringevi
Line 38 ⟶ 33:
Non punto inerme a viva forza impresse
{{R|30}}Il tuo braccio lo stral, che poscia fitto
Ululando portai finch'afinch’a quel giorno
Si fu due volte ricondotto il sole.
 
Line 44 ⟶ 39:
Donna, la tua beltà. Simile effetto
{{R|35}}Fan la bellezza e i musicali accordi,
Ch'altoCh’alto mistero d'ignoratid’ignorati Elisi
Paion sovente rivelar. Vagheggia
Il piagato mortal quindi la figlia
Della sua mente, l'amorosal’amorosa idea,
{{R|40}}Che gran parte d'Olimpod’Olimpo in sé racchiude,
Tutta al volto ai costumi alla favella
Pari alla donna che il rapito amante
Line 54 ⟶ 49:
Or questa egli non già, ma quella, ancora
{{R|45}}Nei corporali amplessi, inchina ed ama.
Alfin l'errorel’errore e gli scambiati oggetti
Conoscendo, s'adiras’adira; e spesso incolpa
La donna a torto. A quella eccelsa imago
Sorge di rado il femminile ingegno;
Line 63 ⟶ 58:
Anguste fronti ugual concetto. E male
Al vivo sfolgorar di quegli sguardi
{{R|55}}Spera l'uomol’uomo ingannato, e mal richiede
Sensi profondi, sconosciuti, e molto
Più che virili, in chi dell'uomodell’uomo al tutto
Da natura è minor. Che se più molli
E più tenui le membra, essa la mente
Line 76 ⟶ 71:
{{R|65}}Che indicibili moti e che deliri
Movesti in me; né verrà tempo alcuno
Che tu l'intendal’intenda. In simil guisa ignora
Esecutor di musici concenti
Quel ch'eich’ei con mano o con la voce adopra
{{R|70}}In chi l'ascoltal’ascolta. Or quell'Aspasiaquell’Aspasia è morta
Che tanto amai. Giace per sempre, oggetto
Della mia vita un dì: se non se quanto,
Line 85 ⟶ 80:
Tornar costuma e disparir. Tu vivi,
{{R|75}}Bella non solo ancor, ma bella tanto,
Al parer mio, che tutte l'altrel’altre avanzi.
Pur quell'ardorquell’ardor che da te nacque è spento:
Perch'ioPerch’io te non amai, ma quella Diva
Che già vita, or sepolcro, ha nel mio core.
{{R|80}}Quella adorai gran tempo; e sì mi piacque
Sua celeste beltà, ch'ioch’io, per insino
Già dal principio conoscente e chiaro
Dell'esserDell’esser tuo, dell'artidell’arti e delle frodi,
Pur ne'ne’ tuoi contemplando i suoi begli occhi,
{{R|85}}Cupido ti seguii finch'ellafinch’ella visse,
Ingannato non già, ma dal piacere
Di quella dolce somiglianza un lungo
Line 101 ⟶ 96:
Or ti vanta, che il puoi. Narra che sola
{{R|90}}Sei del tuo sesso a cui piegar sostenni
L'alteroL’altero capo, a cui spontaneo porsi
L'indomitoL’indomito mio cor. Narra che prima,
E spero ultima certo, il ciglio mio
Supplichevol vedesti, a te dinanzi
Line 108 ⟶ 103:
Di sdegno e di rossor), me di me privo,
Ogni tua voglia, ogni parola, ogni atto
Spiar sommessamente, a'a’ tuoi superbi
Fastidi impallidir, brillare in volto
{{R|100}}Ad un segno cortese, ad ogni sguardo
Mutar forma e color. Cadde l'incantol’incanto,
E spezzato con esso, a terra sparso
Il giogo: onde m'allegrom’allegro. E sebben pieni
Di tedio, alfin dopo il servire e dopo
{{R|105}}Un lungo vaneggiar, contento abbraccio
Senno con libertà. Che se d'affettid’affetti
Orba la vita, e di gentili errori,
È notte senza stelle a mezzo il verno,
Già del fato mortale a me bastante
{{R|110}}E conforto e vendetta è che su l'erbal’erba
Qui neghittoso immobile giacendo,
Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.
</poem>
 
{{capitolo
|CapitoloPrecedente= XXVIII - A se stesso
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../A se stesso
|CapitoloSuccessivo= XXX - Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi
}}
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}