Canti (Leopardi - Donati)/V. A un vincitore nel pallone: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=100%|data=9 aprile 2007|arg=poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=V<br />A un vincitore nel pallone|prec=../Nelle nozze della sorella Paolina|succ=../Bruto minore}}
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Di gloria il viso e la gioconda voce,
Garzon bennato, apprendi,
E quanto al femminile ozio sovrasti
La sudata virtude. Attendi attendi,
{{r|5}}Magnanimo campion (s'allas’alla veloce
Piena degli anni il tuo valor contrasti
La spoglia di tuo nome), attendi e il core
Movi ad alto desio. Te l'echeggiantel’echeggiante
Arena e il circo, e te fremendo appella
{{r|10}}Ai fatti illustri il popolar favore;
Te rigoglioso dell'etàdell’età novella
Oggi la patria cara
Gli antichi esempi a rinnovar prepara.
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{{r|15}}Non colorò la destra
Quei che gli atleti ignudi e il campo eleo,
Che stupido mirò l'ardual’ardua palestra,
Né la palma beata e la corona
D'emulaD’emula brama il punse. E nell'Alfeonell’Alfeo
{{r|20}}Forse le chiome polverose e i fianchi
Delle cavalle vincitrici asterse
Tal che le greche insegne e il greco acciaro
Guidò de'de’ Medi fuggitivi e stanchi
Nelle pallide torme; onde sonaro
{{r|25}}Di sconsolato grido
L'altoL’alto sen dell'Eufratedell’Eufrate e il servo lido.
 
Vano dirai quel che disserra e scote
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Il caduco fervor? Le meste rote
Da poi che Febo instiga, altro che gioco
Son l'oprel’opre de'de’ mortali? ed è men vano
Della menzogna il vero? A noi di lieti
{{r|35}}Inganni e di felici ombre soccorse
Natura stessa: e là dove l'insanol’insano
Costume ai forti errori esca non porse,
Negli ozi oscuri e nudi
Mutò la gente i gloriosi studi.
 
{{r|40}}Tempo forse verrà ch'allech’alle ruine
Delle italiche moli
Insultino gli armenti, e che l'aratrol’aratro
Sentano i sette colli; e pochi Soli
Forse fien volti, e le città latine
{{r|45}}Abiterà la cauta volpe, e l'atrol’atro
Bosco mormorerà fra le alte mura;
Se la funesta delle patrie cose
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Sopravviver ti doglia.
{{r|55}}Chiaro per lei stato saresti allora
Che del serto fulgea, di ch'ellach’ella è spoglia,
Nostra colpa e fatal. Passò stagione;
Che nullo di tal madre oggi s'onoras’onora:
Ma per te stesso al polo ergi la mente.
{{r|60}}Nostra vita a che val? solo a spregiarla:
Beata allor che ne'ne’ perigli avvolta,
Se stessa obblia, né delle putri e lente
Ore il danno misura e il flutto ascolta;
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{{r|65}}Spinto al varco leteo, più grata riede.
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