Canti (Aleardi)/In morte di Donna Bianca Rebizzo: differenze tra le versioni
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<div align="center">LETTERA A RAFFAELE RUBATTINO.</div>
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De la vecchiezza inelegante, parve
Non amaro il calar sotto i cjpressi
Quasi danzando il limitar del mondo
Fiorito a festa e de la tua venuta
Si allegra ogni sembiante, e ad ogni giorno
Mette le piume una speranza e vola
Pe
Freddo saettator nissuna ancora
Ne uccise.
E pure, Raffaele, io penso
Che con man sedicenne isse cogliendo
Sotto lo sguardo cupido e gli ardenti
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Allo improvviso ruinar il suolo
Sotto i suoi piedi ed apparir la riva
Squallida
Si ritraea. Ma le venia davanti
E le dicea": «
Già scalpita il cavallo della Morte;
Agli ultimi congedi io ti consento."
Oh! certo allor la renitente, io credo
In pianto si sciogliea. Poi
La repugnanza per le elisie lande,
Ancora che
E
Deiforme avría tolto essere in terra
Schiavo affamato di signore avaro,
Anzi che dominar scettrata larva
Su
Poi quando avvenne, che un Divin confitto
Sopra una croce
Con parola
Affaticato, a sconfessar la bella
Religïon dei grandi avi, e
Rimase un vuoto, e per le sacre selve
I fauni agonizzâro alle scontrose
Drïadi moribonde avviticchiati,
E galleggiâr sopra i flutti marini
Quando persin le insuperate forme
Àttiche degli Iddii detronizzati
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Fu il pensier de la vita unico, e il mondo
Nelle vacue città, nei popolati
Deserti altro non parve che
Paurosa preghiera, ed
Espïazion di non so qual peccato;
E ai lieti inni del Maggio, a le canore
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Salmi e le tetre fantasie delire
Del romito di Patmo, allor felice
Si disse
Iva
Pentito e liberal verso il volpino
Sacerdote e di buone opere carco.
E dentro
Ricca di generose opere Bianca,
Dal profondo tuo duol, dallo infinito
Pianto
Nè a lei le Grazie facili, e
Sentimento del Bello, e
La vena di virile oro temprata
Valsero a ritardar la dipartita.
Ma forse che felice ella
Regni scendeva? - Un pauroso varco
Sempre è la morte.
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Era in sul verde ottobre
Degli anni, allor che un Sol tepido ancora
Qualche soave fior
Più profumato quanto più tardivo;
E i bollori languîr
Sangue e gli urti, però che la sudata
Esperïenza ti fruttò la calma.
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In mezzo
Ad un giardino, sol per lei
Sulle alture crescente, ella vivea
Festeggiata regina, avventurosa
Di quel fidato amor, che non avverte
Se in argenteo si muti il biondo crine.
Da
Mar nello amplesso delle due riviere,
E sovra i flutti carolar le navi
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Quasi che fosse la fiammante spada
Di san Giorgio, che vigila sui sonni
Della eterna Natura e
Vita, una vita le infondean novella.
Volgeva il dì della sua festa. Il bianco
Sentiero che
Villa era bruno
Ella spirava a larghi sorsi
Della esultanza in mezzo ai fiori, ai noti
Volti, ai giulivi carmi. Da le gronde
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Quando a un tratto apparve
Un angiolo da lei sola distinto:
Avea nere le chiome e
Punteggiate di stelle, e nelle nere
Pupille ardeagli un lume agonizzante,
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Senti brivido al cor; livida cadde
E giacque; e a te che genuflesso insieme
Capo le sorreggevi, o Raffaele,
Dal fondo occhio mandò lungo uno sguardo
Santo compendio
E con tremula man cennò
Addio, che il labro più dir non valea.
Ella morì. - Di lei che resta? - Ascolto
Da le operose uscir dotte officine
Suda ostinata ad involar
Scintilla de la vita, una insistente
Voce che grida": «Nulla.» - E quella tetra
Voce mi fere qual gelata lama
Nulla! -
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E ombreggiano le ripe di Canopo
Seminate di tombe, anco non ànno
Fugato
In verità ti dico: non è morta
Bianca, ma vive: la più nobil parte
Di lei volò
Non dimandar, nè come sia. Lo ignoro.
Niuno lo seppe degli antichi, niuno
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Che dai monti perpetua e da le valli,
Il mortal supplicando ai cieli, e i cieli
Muti restâr. Tra
Del moribondo
Sempre del dubbio sta. Se un dì, benigno
Scese sul fango della terra un Dio,
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Altro di te non so: so che a me stesso
Sono un mistero: - O da la culla, ignota
E cara ospite mia,
Qual delitto fu il tuo perchè tu fossi
Umilïata a vegetar in quattro
Fragili palmi di morente creta? -
Che sei tu? - Dove vai? - Sciolta dai sensi
Dopo il sepolcro i tuoi pensier? Che forme
Fieno le tue ne le dimore eterne? -
Di Dio, oppure fiaccola distinta
Vagherai per lo immenso? - Ad altre vite
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Novelle per uscir purificata
De le commesse colpe? - Oltre la tomba
Berrai
Patria oblïosa, oblïerai pur questa,
Ove ài pianto ed amato, e indifferente
A le gioie e ai dolor di quei che tanto
Ti fur diletti guarderai quaggiuso
Qual chi vïaggia per città
Oppur, larva amorosa, intorno ai cari
Rimasti aleggerai segretamente
A deprecare il turbine dal campo
Paterno, e il lutto da le dolci case?
E de la vita
Forse su loro scenderai nascosta
Consigliatrice sotto a vaporose
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Quali saranno, povera smarrita,
Nello infinito e nello eterno, i tuoi
Desii, gli
Giammai concesso penetrar le leggi
Scritte sul fondo dei supremi azzurri;
E a le fontane spumeggianti
Sgorga perenne il flutto de la vita
Abbeverarti; e nel tuo vol salire
Temeraria salir fin che tu vegga
Da lunge scintillar
Radïante, ove è Dio? - Tutto è mistero.
Nè per lacrime mai, nè per scïenza
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O Raffaele,
A che
Ricche al di sopra
E
Antichi cimiteri accumulati
A cimiteri
A che la nuda vastità dei mari,
E sotto i
Visitate dai mostri? - A che la schiatta
Di vite esuberanza a le crudeli
Fantasie de la morte abbandonata?
E ad ogni istante, qual neve di notte,
Questo fioccar
Eterna? - A che lo sterminato spazio
E per la muta vanità
Quelle infinite
Che dietro lor si tirano fuggendo
Altre terre, altre lune, e
Che infaticabil gira, come sasso
Di fionda intorno a la tranquilla mano
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Volta un orrendo grandinar di stelle
Se qua vedessi dileguare il dolce
Raggio del sol per sempre, e
Romper vulcani furïosi, e sopra.
Le cupe
Riverberarsi con guizzi sanguigni
De le città
E a me
Perir; ed io vivendo ultimo in vetta
Testimone
Oh! non ancor dimetterei la salda
Fede nella immortale anima e in Dio.
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====Nota====
Chi scrisse questi poveri versi, amerebbe che tutti gli uomini, i quali hanno seriamente meditato sulle cose di Religione e su quello che sarà per essere di noi al di là della tomba, prima di lasciar la vita, facessero il loro atto di fede, e lo manifestassero alla gente. Egli penserebbe, che in tanta confusione di concetti e di credenze nella quale ogni dì più si versa e miseramente si ondeggia, questa lunga serie di onesti documenti frutterebbe un gran bene
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