Brani di vita/Libro primo/L'ultimo amore: differenze tra le versioni
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Non mi ricordo più che ufficio avesse nella Pia Opera dei Ciborii, ma so che era bella come non dovrebbe mai essere una signora cattolica e clericale, militante, per giunta. Era di non so quanti comitati di dame cattoliche, aveva subito imperterrita le fischiate rivoluzionarie uscendo dal congresso cattolico di Bologna (mi ricordo che aveva un cappello tondo a larga tesa che le stava
▲Non mi ricordo più che ufficio avesse nella Pia Opera dei Ciborii, ma so che era bella come non dovrebbe mai essere una signora cattolica e clericale, militante, per giunta. Era di non so quanti comitati di dame cattoliche, aveva subito imperterrita le fischiate rivoluzionarie uscendo dal congresso cattolico di Bologna (mi ricordo che aveva un cappello tondo a larga tesa che le stava d'incanto!), era stata a Lourdes, alla Salette, a tutti i pellegrinaggi vaticani. Ricamava pianete e tovaglie d'altare, firmava le proteste pel riposo domenicale, sottoscriveva a tutti gli oboli, non mancava a nessuna messa, a nessun triduo; eppure era bella!
Vestiva per lo più di nero, non so se pel lutto della chiesa o perchè il nero stava bene ai suoi capelli biondi ed alle sue forme ricche, benchè non milionarie. Però era solita a tener gli occhi bassi, e questo le stava male, perchè due occhioni così profondi e che ricordavano la morbidezza nera e voluttuosa del velluto, avrebbero dovuto mostrarsi di più per dar gloria a Dio nella sua creatura. Pareva che i suoi piedini sdegnassero il selciato volgare delle nostre vie, perchè non la vedevo altro che nella sua carrozza foderata di raso turchino e con tanto di storico blasone allo sportello. Ci stava dentro un
Bisogna dire, a sua lode, che una virtù così severa non
Ci fu un tempo (guardate che sciocchezza!) nel quale fui innamorato morto della bella cattolica. Che ci fareste voi? Da studenti sono cose che capitano, questi amori petrarcheschi, questi desideri senza speranza. Si ha bisogno di portare un idolo femmina nel cuore, si desidera una donna sino alla quale non si possa giungere, e per poco che la testa si scaldi, per poco che il temperamento si presti ed i romanzi aiutino, si può fare una corbelleria. Molti in quella età beata si compongono un poema nella testa, lo covano colla immaginazione, lo accarezzano e ci fantasticano sopra con una voluttà dolorosa, con una evidenza di rappresentazione che, nei giovani di fantasia feconda e di sangue caldo, ha
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Fu precisamente quando davo ad intendere ai miei di casa di studiare il secondo corso di giurisprudenza e di consacrare le mie veglie ai misteri del Diritto Canonico che la vidi in carrozza e domandai chi fosse. Mi dissero titoli, nome, cognome, e aggiunsero che da pochi mesi aveva sposato il signor marchese tal dei tali, maturo maturissimo e podagroso; e fu fatta!
Non erano i saggi indovinelli del Diritto Canonico quelli che mi facevano andare a letto troppo tardi. Avevo aperto tutte le valvole di sicurezza ai vapori giovanili, troppo compressi dalla disciplina del collegio; le avevo spalancate allegramente e tutte, in barba a tutti i Diritti. Fumavo come un turco, bevevo come un tedesco, merendavo nei suburbi con vergini eterodosse come un francese; insomma galoppavo come un puledro cui si allenti la briglia. Ma tutto questo sfogo era piuttosto fisico che altro, era la fame
Fu dunque in quel tempo che vidi per la prima volta la bella cattolica e che un amore stravagante mi sbocciò nel cuore: amore da collegiale, senza carnalità, senza forme precise. Dio, nella sua infinita misericordia, perdonerà ai sonetti rimati per la mia Laura codina, ai romanzi covati nel dormiveglia, a tutte le stramberie
Sciocchezze; già! Ma sono il meglio
Erano passati parecchi anni ed avevo dimenticato tante cose, anche il Diritto Canonico, quando, verso il tocco di un caldissimo giorno
Avevo una bella barba. So bene che questa affermazione avrà dei contraddittori e forse, ahimè! delle contraddittrici; ma avevo una bella barba. Nulla è perfetto a questo mondo, e la mia barba avrà avuto dei difetti; io però non ce li trovavo. Una signora (che lingua hanno le signore!) ha detto che la mia barba era rossa. Ma è possibile? Certo, vista sotto alcune incidenze di luce, aveva dei riflessi fulvi, dei lampi color di rame! ma una barba così non è mai stata rossa. Io sì, potrei dire.... di lei.... ma non sta bene.
Dunque avevo una bella barba. Divisa alla nazarena, folta sotto al mento, mi chiedeva molte cure amorose, ed io gliele prodigava. In quel tempo avevo un pettine tascabile, munito del suo bravo specchietto, e spesso guardavo come stesse di salute la mia barba diletta, e la pettinavo, la lisciavo,
Ho già detto che era caldo. La stazione era quasi deserta, e, salito in carrozza, sedetti presso allo sportello opposto a quello da cui ero entrato, per non trovarmi poi col sole addosso. Un mio buon amico, impiegato nelle ferrovie, mi chiamò per nome e mi domandò dove andavo, ed io, affacciato allo sportello, mi misi a ciarlare con lui. Mi ricordo, così in nube, che mi parlò di una gratificazione negata, o data a un altro, o
Guardavo nello specchietto, quando, nel vano dello sportello rimasto spalancato dietro me, vidi entrare un braccio maschile, alla vetta del quale era male appiccicata una manaccia coperta da un guanto di maglia di cotone bianco. La mano teneva una valigetta di cuoio bulgaro con borchie di metallo opaco, e la gettò sul sedile.
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Venne la spiegazione
Benedissi
La locomotiva fischiò, chiusero gli sportelli con fracasso, e
Quando sedetti, benchè fossi preparato, un certo non so che rassomigliante alla tremarella,
Uscendo
La guardai io, perchè la ritirata
— Se incomoda la signora....
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Si seguitò,
::It is the hour when from the boughs
::The
rise, rise di cuore. Che denti sani e schietti mi mostrava tra quei suoi labbrucci di bambina!
Al passaggio del Po, sul ponte lunghissimo, sporgemmo tutti e due la testa dallo stesso finestrino. A monte del fiume, sul ponte di barche, si vedevano passare i carri piccini piccini e
Combattemmo di arguzie e di piccole malignità. Mi tornavo a sentire studente e, quando alle volte rimanevo ferito nel vivo, mi dicevo: — Che cosa avresti risposto tanti anni fa, quando eri innamorato di lei? — E la risposta veniva sempre più calzante, sempre più ardita e più piena di una affettuosità contenuta che doveva fare ottimo effetto. Così lottando di impertinenze garbate passammo il Polesine e Rovigo: ma quando ci avvicinammo ai colli Euganei,
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Cominciai, così alla larga, a narrare il bene che avevo voluto ad una signora che non nominavo. Come parlavo bene! La mia voce era una musica molle, dalle onde languide e carezzevoli e le parole che mi venivano corrette, misurate, nella frase si colorivano, si scaldavano, e il discorso, irreprensibile nella forma, aveva preso
Se guardate nelle guide
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Uscendo dalla stazione a Venezia, il sole ancor alto batteva
— Dove smonta ella, signora?
Ella diede
— Dove vuoi.
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