Brani di vita/Libro primo/Il primo amore: differenze tra le versioni
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Per cominciare proprio dal principio, Le dirò, Signora, che alla precoce amatività di {{
▲Per cominciare proprio dal principio, Le dirò, Signora, che alla precoce amatività di {{ac|Dante Alighieri|Dante}}, del {{ac|Giacomo Leopardi|Leopardi}} e di tanti altri, io ci credo benissimo. Certo nella puerizia o sul limitare dell'adolescenza non si ama compiutamente come più tardi: sarebbe impossibile; ma intanto è vero che in molti maschi questo istinto di selezione, per quanto indeciso e senza intensità carnale, si manifesta prestissimo. È annebbiato, è incosciente, è immateriale, ma però è amore. Fosforescenza che non è ancor luce, tepore che non è ancor caldo, tutto quel che Ella vuole, ma amore bello e buono. Dopo, quando l'esperienza è venuta, quando si lasciarono tanti brandelli di cuore ai rovi della strada percorsa, come le pecore ci lasciano la lana, allora si pensa, si ricorda, si torna indietro col pensiero a far l'analisi del passato, e si arriva a capire che quelle pallide fosforescenze erano l'alba della amatività, che quei tepori precorrevano le vampe del primo amore. Si arriva a capire che la nostra storia intima, la storia degli affetti, comincia di là.
Dicono che il primo amore non si dimentica mai. Non voglio sapere quel che Ella pensi di questo assioma; no, non lo voglio sapere: ma per me lo accetto e ci credo. Io, per esempio, per la prima volta ho amato un ritrattino in fotografia, ed ora che tanto tempo è passato, solo a chiudere gli occhi, lo rivedo preciso come se lo avessi davanti: proprio come dopo aver fissato il sole per un momento, a chiuder gli occhi ne riveggo il disco che persiste nella retina. Che strano effetto, non è vero? che strano effetto fanno questi ricordi quando ci tornano avanti colla vivacità di una cosa vera, col colorito e la temperatura della realtà! Ha mai girato in montagna? Si sale lentamente, ammirando una scena magnifica. Il cielo è del più
Ero in collegio, tra i dieci e gli undici anni, e lasciavo vegetare tranquillamente la mia animalità, soffrendo il freddo
Il mio collegio era un antico convento di camaldolesi, un labirinto di corridoi oscuri, di cellette basse, di scale inesplorate, di anditi misteriosi che conducevano a porte murate. Pareva una fabbrica architettata da Anna Radcliffe per qualche personaggio
Tuttavia il reverendo signor Rettore, nei mesi di estate, allargava la manica con noi piccini. Il sabato sera ci faceva venire tutti nella sua cameretta, ci trattava a gelati e ci raccontava innocenti storielle di fate. I gelati ci parevano buoni e le storie bellissime, tanto più che il festino coincideva spesso con le ore di studio. In quel tempo io accettava con riconoscenza le untuose blandizie del reverendo Rettore; ma quando coi primi peli mi spuntò la malizia, pensai che quelle smorfie dolciastre avessero un perchè, e sospettai si cercasse
Ella deve sapere che il reverendo si dilettava di fisica e, mi dicono, con buona riuscita. La sua cameretta era quindi ingombra di macchine
Sul camino erano ammucchiate le prove fotografiche con altre fotografie venute di fuori, e noi passavamo spesso in rivista quei fogli e quei cartoncini col permesso del Rettore. Una sera mi capitò in mano un ritratto, in formato piccino, e dietro
Il ritrattino mi piaceva assai e, quando
Ero proprio innamorato, benchè allora non sapessi che nome dare a questi miei nuovi sentimenti, e pensavo tutta la settimana al benedetto sabato in cui avrei visto, come direbbe il {{
Lo rubai. È una brutta parola ma è la verità, e sono persuaso che se il Rettore
Sì, Signora, sono fanciullaggini, lo so. Ma è appunto tra le fanciullaggini che si desta il cuore, e vorrei sapere se il suo, quando si destò, abbia fatto meglio del mio. Tutti a questo mondo cominciamo così, o
Intanto io viveva contento in questo amore rudimentale per un ritratto cui la fantasia dava corpo. Diventai rustico, solitario, stravagante. Il mio cambiamento di carattere fu notato, e mi accorsi che
Perdetti
Dico ''ritorna qui'', perchè, quel ritratto, Signora, era il Suo.
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