Brani di vita/Libro primo/Finta battaglia: differenze tra le versioni
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La tentazione era troppo forte. Avevo un bello stringere le mascelle come uno che subisca una operazione chirurgica, avevo un bel predicare dentro di me che ci vuol costanza, che gli impegni presi sono sacrosanti, che dovevo tirare avanti a scrivere. Ma la finestra era aperta, il villino è sul monte e, solo a muover gli occhi, vedevo laggiù Bologna e tutta la pianura azzurra sino
▲La tentazione era troppo forte. Avevo un bello stringere le mascelle come uno che subisca una operazione chirurgica, avevo un bel predicare dentro di me che ci vuol costanza, che gli impegni presi sono sacrosanti, che dovevo tirare avanti a scrivere. Ma la finestra era aperta, il villino è sul monte e, solo a muover gli occhi, vedevo laggiù Bologna e tutta la pianura azzurra sino all'orizzonte. Inutilmente, per allontanare l'occasione, avevo socchiuso le persiane e m'ero rimesso al lavoro. Un raggio di sole, di questo caro sole d'ottobre, pallido come un convalescente, tentatore come una donnina timida, si ficcò tra gli sportelli e venne giù diritto nel calamaio mentre v'intingevo la penna. Sant'Antonio non ci avrebbe durato, ed io buttai per aria tutto, presi il cappello e, facendo cento transazioni ipocrite con la coscienza, volli darmi ad intendere che l'ottobre essendo mese di vacanze, potevo fare a meno di scrivere, chè anzi i lettori ci avrebbero guadagnato, ed altre piccole verità che sembrano bugie e bugie che sembrano verità. Così uscii all'aperto.
Tranquilla tranquilla la mia coscienza non era. Tuttavia respirai profondamente, a pieni polmoni, come un prigioniero scappato; diedi
Ad un tratto, su per la strada sentii il galoppo di un cavallo. Sapete bene: ''quadrupedante putrem''... più il fracasso di una sciabola in burrasca.
— È Miserazzano quel villino lassù?
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— Sissignore.
— Ci si può andare di qui con
— Ci si va benissimo. Se vuole la condurrò io.
Mentre si parlava, un maggiore di fanteria, giovane, bruno, eccitato, arrivò galoppando sopra un gran cavallo bianco. Mi ripetè
Si trattava di salire a Miserazzano senza essere scoperti giù dalla valle della Savena o dagli avamposti che potevano esser sulla cresta dei colli. Ecco qui in due parole il campo di battaglia.
La Savena va dal sud al nord incassata tra alte colline, e lungo la Savena corre la via regia da Bologna a Firenze. Miserazzano, in cima ad una collina gessosa sulla destra del fiume, domina la valle e il ponte che sta quasi sotto. Il nemico, presso al ponte o a mezza costa sopra la Pizzigarola, rappresentava la retroguardia di un esercito in ritirata verso Firenze. Noi invece eravamo
Non si faceva sul serio, lo so. Ma si ha un
Eccoci dunque al trotto verso Miserazzano, e il vostro devoto servitore avanti a tutti. A un certo punto luccicarono tra gli alberi alcune baionette. — Maggiore, — gridai, — qua
Mettevano i cannoni in batteria, e dal parapetto guardai giù nella valle. Che calma solenne! Proprio il silenzio
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Mi riscosse la voce del tenente, che diceva: Chiudano bene
Il tenente, che scrutava giù con gli occhi, tese a un tratto il dito ed esclamò: — Eccoli là! — Nel punto stesso, da una casetta color di rosa, un poco sotto noi alla nostra sinistra, si alzò un nuvolo di fumo. Dopo alcuni secondi ci giunse il rimbombo della prima cannonata.
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Non avevo mai sentito le cannonate così da vicino, e vi assicuro io che sentirsene a sparar un paio a tre metri di distanza fa un curioso effetto! Il corpo riceve come uno scappellotto complessivo equamente distribuito su tutta la sua superficie, e dentro si prova un rimescolamento commotivo ed istantaneo che, come sensazione piacevole, lascia molto a desiderare. Le orecchie poi sembrano una platea burrascosa. Fischiano, figli miei!
Il nemico aveva quattro pezzi, ma noi avevamo il vantaggio della posizione. Ad ogni nostra innocua cannonata diminuiva il senso di scotimento che avevo provato in principio, e mi esaltavo sempre di più e dicevo ''bene!'' come un generale che applaude un bel colpo. Dovevo esser leggermente ridicolo, ma il tenente non mi badava. Le signorine di casa, rassicurate, prendevano parte alla battaglia incruenta dal terrazzo, con gli ombrelli bianchi, ed il tenente soffriva di distrazioni. Mi pareva proprio di camminare in un bozzetto di {{
Quel mio maggiore era indiavolato e non
Per fortuna conosco le scorciatoie e raggiunsi il mio corpo: con la lingua fuori, ma lo raggiunsi. Un sergente, nel più canzonatorio dialetto veneto, mi accolse dicendo: — ''Ah, la xe quà anca ela? Se i bianchi i la chiapa, la se farà fusilar.'' — Non ci avevo pensato. Infatti che parte ci facevo io? La spi.... No! che brutta parola!... Facevo, o piuttosto avevo fatto la guida. In ogni modo il sergente aveva ragione. Ma che bisogno
Sarà stata una sciocchezza, ma lo scherzo del sergente fu come una doccia fredda sui miei entusiasmi bellicosi. Rimasi alla coda e finii col mettermi a sedere
— Vadano pure — pensavo. — tanto la strada la sanno anche loro. La toga cede alle armi. Lo so che i bianchi non fucileranno nessuno, ma potrei trovare qualche ufficiale dei loro che mi domandasse che cosa
Così disteso, colla testa
Allora mi agghiacciai affatto, proprio come se fosse calato il sipario. Da attore entusiasta diventai frigidissimo spettatore, borghesuccio indifferente, preso
I bianchi avevano già abbandonata la casa ed i nostri avevano vinto.
Veniva a dar gli ordini della partenza. Nel passarmi vicino mi gridò: — Ha visto come ci siamo riusciti! — E se ne andò senza aspettar la risposta. Io sarei stato capacissimo di rispondergli che avevo visto e che me ne rallegravo, ma invece non avevo visto niente e mi seccava
Così era finita la battaglia.
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Se fosse arrivata lì una staffetta a portarmi la nomina di generale, non sarei tornato indietro: no, in parola
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