Archimede (Favaro)/II: differenze tra le versioni
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Che Archimede, oltre all'Egitto, abbia visitato anche altri paesi, troviamo affermato da alcuni scrittori, e fra altri dal Torelli, uno dei principali editori delle sue opere, che scrive essersi egli, di ritorno all'Egitto, recato altrove ed ivi avere per qualche tempo soggiornato.▼
▲Che Archimede, oltre
Al tempo in cui il Torelli scriveva non era ancor noto un passo di Leonardo da Vinci, il quale nota d'aver «ritrovato nelle storie delli spagnioli» che Archimede Siracusano si trovava presso Eclideride, re dei Cilodastri, nel tempo in cui erano in guerra con gl'inglesi, e, combattendosi sul mare, suggerì certa disposizione da darsi all'armatura delle navi per la quale poteva lanciarsi facilmente pece infuocata che obbligava il nemico ad abbandonare il combattimento e metteva in grave pericolo i vascelli.▼
▲Al tempo in cui il Torelli scriveva non era ancor noto un passo di Leonardo da Vinci, il quale nota
In quale istoria della Spagna abbia Leonardo trovata menzione di tale fatto nessuno finora ha saputo dire: in capo al brano autografo si legge d'altra mano: «Historia de los espagnolos antiguos», ma persone dottissime in tale materia non sono state in grado di trovare conferma del fatto non solo, ma neppure menzione del re e del popolo presso il quale sarebbe stato Archimede, esercitando in certo qual modo le funzioni di ingegnere militare. Sicchè, a meno di trovarne conferma in altre fonti, che non sapremmo nemmeno dire quali potrebbero essere, non il solo fatto riferito da Leonardo, ma anche il soggiorno stesso di Archimede nella Spagna deve essere relegato tra le cose meno sicure che intorno alla vita di lui ci vennero tramandate.▼
▲In quale istoria della Spagna abbia Leonardo trovata menzione di tale fatto nessuno finora ha saputo dire: in capo al brano autografo si legge
Assai più probabile è che Archimede, dopo quel suo primo viaggio in Egitto, dove, attratto dalla fama della scuola d'Alessandria aveva compiuta la sua educazione matematica, vi sia tornato dopo che erasi diffusa la fama del suo genio, o chiamato dallo stesso Tolomeo, o mandato dal re Gerone, perchè ad un secondo soggiorno Egiziano crediamo devano riferirsi le grandi imprese che gli storici raccontano aver egli operate in quel paese.▼
▲Assai più probabile è che Archimede, dopo quel suo primo viaggio in Egitto, dove, attratto dalla fama della scuola
Da fonti arabe abbiamo anzitutto che in Egitto avrebbe Archimede costruiti ponti ed elevate grandi arginature, queste per regolare le feconde inondazioni del Nilo, quelli per mantenere le comunicazioni fra le città e le borgate che dalle acque tracimate rimanevano divise.
Ma la invenzione più meravigliosa che, a vantaggio degli Egiziani, scrivono concordemente tutti gli storici avere Archimede ideato, è quella della coclea, della quale il giudice più competente, Galileo, così scrive nelle sue Meccaniche: «Non mi pare in questo luogo sia da passar con silenzio
Questa invenzione, suggerita ad Archimede dalle sue profonde cognizioni geometriche e recata a perfezione dalla felicissima attitudine che egli possedeva per le cose meccaniche, fu, se noi dobbiamo prestar fede a Diodoro, usata dagli Egiziani per alzare le acque e farle pervenire là dove, per la soverchia elevazione del terreno, non arrivavano naturalmente le inondazioni del Nilo; altri invece pretende che ne usassero per prosciugare i terreni i quali, a motivo della bassezza del loro livello, non potevano liberarsi dalle acque dopo cessata
Si è già notato per incidenza quanto grande fosse ai tempi ai quali ci riferiamo la fertilità della Sicilia, e ne fornisce una prova le generosità con la quale il re Gerone disponeva della decima parte dei raccolti che per legge personalmente gli spettava. Al popolo romano, nella occasione di un suo viaggio alla città eterna, portò in dono duecentomila moggia di frumento, altro ne inviò più tardi quando in Roma scarseggiava al tempo della guerra coi Galli, nè mancò di venire in soccorso di Rodi devastata da un terremoto; e pare sia stata appunto destinata al trasporto di grano e di vettovaglie in Egitto la smisurata nave ideata da Archimede e costruita sotto la sua direzione.
Si narra dunque che tanto legname fu raccolto
Sulla tolda erano spazii riservati per gli esercizii ginnastici, e lungo tutta la nave sopra coperta passeggi e teatri e giardini con condotte di acqua per il mantenimento delle piante. Un alloggiamento sontuosissimo era riservato ai piaceri più intimi, e questo, fornito di tre letti, aveva il pavimento di agata, le pareti di cipresso, le porte
Nè mancavano la biblioteca con un orologio, fattura esso pure di Archimede (e nel quale parve a taluno di poter ravvisare un esemplare della Sfera della quale diremo tra poco), il bagno, le cisterne, le peschiere, e le stalle per numerosi cavalli. Alla difesa ed
Tre erano gli alberi della nave, il più alto dei quali dovette farsi venire dalla Bretagna, non essendosi trovato nè in Sicilia nè più vicino un fusto di tanta altezza; quattro le ancore di legno ed otto di ferro. Finalmente non meno di seicento uomini erano addetti al servizio di questa specie di città galleggiante. Con essa, ed altre navi minori che le facevano corona, narrano gli storici che Gerone mandò in Egitto sessantamila moggia di frumento, diecimila orci di salumi lavorati in Sicilia, ventimila talenti di carne ed altrettanti di altre vettovaglie: il tutto, compresa la nave che si chiamava Siracusa e che fu poi detta Alessandria, in dono a Tolomeo Evergete.
Lasciando da parte tutto ciò che in tale narrazione si contiene di favoloso, torneremo per un momento
Fin qui la narrazione dello storico, la quale però ha bisogno di commento, perchè non convien credere che Archimede si pensasse
Non è malagevole immaginare quale fosse il meccanismo del quale si sarà servito in quella occasione Archimede, poichè noi troviamo che di congegni diversi atti a smuovere e tirar pesi gli viene attribuita
Riferiremo ormai sommariamente di altre invenzioni meccaniche attribuite ad Archimede, tra le quali vogliamo dire anzitutto di quelle riconosciutegli in alcune opere mediche, e che avrebbero servito ad agevolare certe operazioni chirurgiche, perchè crediamo abbiano affinità grandissima coi meccanismi adatti al sollevamento ed alla trazione dei pesi, trovando che, ridotte alle debite proporzioni, erano adoperate col nome di trispasti o polispasti per le riduzione delle slogature.
Ad Archimede fu pure attribuita
Mario Vittorino, scrittore del quarto secolo, e Attilio Fortunazio, vissuto intorno al 500, conservarono memoria del loculo Archimedeo, il quale è un divertimento geometrico che sotto diverse forme e col titolo di «giuoco chinese» ha formato la delizia di più generazioni, e che con aspetto più grandioso, se non più complicato, e col nome di «puzzle» è venuto pochi anni or sono
Ausonio, che visse intorno al quattrocento, lo menziona pure, ma senza attribuirlo ad Archimede; però or non ha molto il Suter trovò la versione araba di un libro di lui relativo a tale argomento. Come ci vien descritto in fonti medioevali, consiste in quattordici tavolette
Ad Archimede pure si fa onore
Così tuttavia tanto per gli orologi quanto per le scitale, intorno ad una delle quali si avvolgevano i papiri per iscrivervi lettere le quali si voleva restassero secrete per quelli nelle cui mani fossero venute e non possedessero la scitala corrispondente, essa pure invenzione attribuita al Nostro, sono dubbie e contraddittorie le asserzioni degli storici, e ad ogni modo appartengono a tempi troppo posteriori perchè possano esser prese in seria considerazione.
Altre ancora e favolose invenzioni, come ad esempio le lampade eterne intorno alle quali si continuò a discutere a tutto il decimosettimo secolo, voglionsi portato del genio
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