Arabella/Parte seconda/7: differenze tra le versioni
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'''Nello studio
Nello studio
Il primo a comparire, verso le due, fu Aquilino Ratta, che per sistema preferiva aspettare al farsi aspettare. Quando uno è stato una volta soldato sa che cosa vuol dire la precisione.
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Al convegno eran stati invitati ricchi e poveri; e Aquilino non voleva comparire né ineducato coi forti, né superbo coi deboli.
I Boffa e una confraternita di poveri straccioni avevano combinato di entrare
"Sono il primo?" domandò Aquilino, fermandosi sulla soglia.
Il Mornigani, quello stesso che chiamavano el mèzz avvocat, alzò la grossa testa dalla tavola, dove stava scrivendo, e indicando colla cannuccia una cassapanca antica rasente il muro, sotto il ritratto a stampa di {{
"Sedetevi, è presto ancora".
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"Sono soltanto le due... Sedetevi e ditemi il vostro nome, galantuomo."
Aquilino a sentirsi trattato col voi, come un fattore di campagna, fu per rispondere
"Il mio nome è Aquilino Ratta, del fu Vincenzo, impiegato al Regio Lotto, Banco numero 94" disse in un tono freddo, in cui si sentiva una certa fierezza burocratica.
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"Siete parente della vecchia Ratta testè defunta?" disse di nuovo il mezzo avvocato, alzando il capo in modo che pareva volesse guardare colle narici.
"Sissignore, lo siamo" ribatté con un fare cerimonioso e carico
"Conoscete gli interessati?"
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"I Ratta quasi tutti, per servirla."
"Potreste fornire delle prove, galantuomo, che la vecchia defunta avesse intenzione di favorire in modo speciale i parenti poveri?
Aquilino questa volta arrossì e socchiuse gli occhi. Era disposto a comparire, ma chi dava a uno sgangherato scrivano il diritto di chiamarlo galantuomo? Galantuomini dobbiamo essere tutti, ma appunto per questo non
"Ecco, prove, diremo così, palpabili, non ne abbiamo. Possediamo delle allusioni".
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"Degli indizi volete dire, delle prove indirette..."
"Lei ha studiata la legge e troverà la parola giusta" ribeccò con più fiera ironia, indicando un libro stracciato sul tavolo, che aveva tutto
"Chi è questa Santina?"
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"La governante, la fantesca, sì, sì, la conosciamo."
"Come vuol lei, sorr..." rispose Aquilino, tirando in lungo le erre per far capire che uno può avere della superbia ed essere un bel niente. "Presente la sora Santina la buona parente mi disse:
"Chi è questo Gioacchino?" domandò lo scrivano, che andava pigliando degli appunti sopra un foglio.
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"Sappiamlo..." interruppe il Mornigani, gonfiando le narici.
"Andai per farle i miei auguri e
Il vice-ricevitore cercò di riprodurre il tono asmatico
"
Il Mornigani, che nel suo interno godeva più che alle marionette, imitò il gesto con cui il vice-ricevitore accompagnò il suo trac, e fingendo di tener preziosa nota della disposizione, scrisse in fretta, ripetendo sottovoce "dente... corno... anatra..."
Aquilino, che non tollerava
"Non credo necessario che ciò sia scritto a verbale; ma ho voluto soltanto citare il fatto per dimostrare, dirò così,
"E questo dente lo conservate ancora?"
Aquilino tuffò due dita nelle tasche del panciotto e trasse un scatolino bianco di farmacista,
Il mezzo avvocato, soffocando nelle gote la gran voglia di ridere, e simulando un serio interessamento, si alzò un poco, e
"So
"Io credo qualche cosa di più. Si sono viste delle ragioni appoggiate a documenti meno solidi" seguitò gonfiando le grosse narici il furbo scrivano, che si preparava a fondare su quel dente una allegra storiella da far ridere tutti i preti della sagrestia. Non volendo guastare il suo uomo, prese un tono serio, e ripigliando la penna in mano, domandò:
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"Conoscete un certo Berretta?"
"Berretta? ne conosco due. Uno era tamburino della mia compagnia, ma questo è morto a Mestre, nel
"Un fabbricante di cioccolata?"
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Tanta superbia e non saper nemmeno il nome dei fondatori della patria! Ma non credette della sua dignità di perdere il fiato con un frustapenne. Crollò il capo e seguitò:
"Nossignore, la cioccolata non
E sorrise amorosamente, mentre coi due diti stringeva e rotolava il piccolo pizzo di barba che riempiva la fossetta del mento.
"
"Sapete che fu arrestato?"
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"Io resto di carta. Ma perché?"
"Il sor Tognino ha scoperto che tutte le notti il Berretta metteva in cantina una bottiglia di barolo: quando la cantina fu troppo piena,
Il mezzo avvocato alzò un poco il viso dalla carta e rise coi buchi del naso, che
"Io casco dalle nuvole. Don Giosuè assicurava che il Berretta sarebbe stato un buon testimonio nella nostra causa."
"Per questo il sor Tognino
"Ma, punto primo, per far legare un uomo ci vuole un motivo."
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"La sete, la sete, la sete, galantuomo."
Aquilino rimase così colpito da questa notizia, che non dette più peso al titolo di galantuomo, che per la terza volta il frustapenne gli buttava sul viso. Raccolse la mente e, tentennando il capo, parlò con se stesso, osservando che con Tognino non era facile scherzare. I preti fanno tutto facile e credono che il diavolo abbia ancora paura
"Dite un
In un altro momento il reduce delle patrie battaglie avrebbe potuto far osservare che, se Aquilino era il suo nome di battesimo, non credeva per questo
"È una cantante, ma di quelle che cantano poco."
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"Non conosco gente di teatro."
"Si dice che sia
"Iunior? uno svizzero?"
"Ecco il nostro don Giosuè!" sorse a dire con intonazione vivace il Mornigani, andando incontro al canonico, e fregandosi una mano sul palmo
Aquilino osservò che il mezzo avvocato vestito di nero con falde lunghe e penzolanti pareva un prete, mentre il canonico, salvo sempre il dovuto rispetto, pareva un cavallante. La religione cattolica sarebbe forse meno perseguitata, se i ministri di Dio avessero meno paura
Il Mornigani, ridendo col rumore
"Oh che diavolo
"Sta zitto, gambero" brontolò il vecchio prete, urtando il pettegolo nel gomito.
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"Va via, mammalucco!" brontolò di nuovo il prete, facendo la faccia del ranocchio.
"Ih, ih, ih..." tornò a ridere il Mornigani, sbattendo sotto lo zimarrone nero le due gambe, lunghe e sottili come quelle
"Canta ancora questa...?" si arrischiò a domandare il prete.
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E il gamba lunga tornò a dare una fregatina sulla mano.
Aquilino, per quanto cercasse di non occuparsi dei discorsi altrui, non poté a meno
Ma il suo desiderio fu troncato a mezzo dalla voce chiara e limpida
Con lei entrò la Santina, la donzella di casa Ratta. Questa povera cristiana malaticcia, con due occhi che parevan pieni di cenere, venne avanti avviluppata fin sopra ai capelli in uno sciallo scuro, che dava alla sua persona magra e prolissa la figura di una sanguisuga.
"È qui che
"Voi conoscete benissimo san Tomaso, caro don Felice, ma non conoscete affatto chi sia il nostro Tognino" osservò don Giosuè con una certa furia, mettendo le sue mani giallognole sopra il magro stomaco del vecchietto, che sorrideva con indulgenza. "Sono idee buone per una predica, caro voi. Non vi dà
"Colla rendita di un anno può contentare una parte..."
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"A questo mondo bisogna guardarsi anche dal guadagnar troppo..." osservò evangelicamente il prevosto; ma don Giosuè, infuriandosi, cercò dimostrare che gli asini non piacciono nemmeno al Signore.
"Eppure è a cavallo
"Per questo
Sospinti dal battente
Mauro Borrola, che aveva la pancia a portare, entrò un momento dopo ansante e sudato. Visto i due preti, cominciò a gonfiare le ganascie e a brontolare il suo rosario contro i pipistrelli. Ma don Giosuè non gli lasciò il tempo
A ogni frase del vecchio prete il faccione di Mauro Borrola prendeva
Era lo studio
Tra una finestra e
Nel fondo era la libreria colla scrivania del famoso avvocato consulente, zeppa di carte, di cartelle, di libri, e nel mezzo apriva le braccia un mite crocifisso addossato a un fondo di panno rosso ricamato
Davanti alla scrivania il Mornigani aveva disposto tre o quattro file di sedie di pelle, dove di volta in volta fece sedere
"Oggi canto
Madama Sidonia si compiacque di sorridere
Intanto, su per le scale, raccolti e guidati dal Boffa, che per la circostanza non
Il Mornigani, aiutato dalle mani legnose di don Giosuè, riuscì a spingere a poco a poco quella torma di scarpe grosse, pesanti come il piombo, e a distribuirla in fondo
Tra fabbri, magnani, agricoltori, portinai, ortolani, preti, impresari, regi impiegati, meccanici, cantanti e cavalieri, erano in tutti una trentina, senza contare le procure e quelli che avevan data carta bianca in mano
Tutta questa gente raccolta nella sala sotto la soggezione dei sommi pontefici, mantenne sul principio un contegno freddo e mortificato, tra la paura e la diffidenza. Rotta a poco a poco la soggezione, che teneva
Si sentì squillare a lungo un campanello elettrico. Una porta, a destra della scrivania, si aprì e comparve un giovanotto biondo biondo, cogli occhiali lucidi, con un fascio di carte sulle mani, colla cannuccia in bocca, si pose a sedere a un tavolino in disparte, dove collocò gli atti, dove si diè
Qualcuno riconobbe nel giovanottino biondo biondo un bravo avvocatino, un bel partito per una ragazza educata nei savi principii. Da un anno faceva la pratica nello studio Baruffa.
Un altro squillo nervoso di campanello. La porta si apre di nuovo, e, preceduto da un moderato scricchiolìo di scarpe, ecco entrare
Intanto la gente ebbe comodità di osservare che
Quando il Mornigani tornò colle carte,
"Signori..."
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Aquilino socchiuse gli occhi e per sentir meglio aprì la bocca.
"Non ho bisogno, o signori, di spiegare il motivo per il quale noi siamo oggi qui raccolti, né di manifestare il grado
Questo esordio, detto con voce solida e chiara, che rispondeva a meraviglia a un pensiero chiaro e solido, fece una buona impressione
"Le linee fondamentali della causa son presto segnate. Noi siamo qui non già per impugnare la validità di un testamento, che la sagacia
"Il birbonaccio!" scappò detto
La parola non fece ridere nessuno, perché ognuno era sotto la greve impressione di quel testamento di ferro.
"Noi, ripeto, non possiamo impugnare
E sollevando a un tratto il tono della voce, con un severo aggrottamento dei sopraccigli, soggiunse:
"Signori! ciò che noi vogliamo e speriamo massimamente di dimostrare coi mezzi che la legge mette a disposizione nostra si è che il testamento Baltresca, per così chiamarlo, non è
"Ora voi direte: se il prezioso documento, se quello che dovrebbe essere per noi il testamento
"
"Abbiate pazienza, buona donna. Ora parlo io, poi sentiremo anche voi."
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"Dopo, sor avvocato, sentirà la messa cantata."
Una grossa ilarità salutò queste parole.
"Secondo! La pietà della buona defunta non poteva suggerirle di defraudare della sua carità le istituzioni di beneficenza. E infatti nel testamento del
"Ah, ah, ah..." esclamarono diverse bocche, ed erano i pochi a cui questa circostanza arrivava nuova.
Gli altri, come se non potessero resistere al fascino di quei tre diti che
"Quarto! La confessione del Berretta fece tanto paura al nominato Tognino Maccagno, che egli cercò subito di infirmarla, e non potendo sottrarre un uomo come si sottrae una carta, procurò di diminuirne la credulità
"Bravo, bene..." scoppiò da varie parti.
"Quinto!"
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Il silenzio divenne di nuovo perfetto. Si sarebbe sentito volare una mosca.
"Quinto!"
"Nuova e preziosa testimonianza abbiamo in persona, che il segreto professionale
E mentre
"Qui non posso dir tutto, ma ciò che dirò in tribunale sarà abbastanza pel signor Maccagno. A ogni modo voi vedete che se
"Sì! sì!..." proruppe singhiozzando la povera donzella di casa Ratta, a cui
E molti le furono intorno a compassionarla, a compatirla, mentre
"Qual meraviglia se una vecchia di ottantacinque anni cedesse e cadesse vittima di questo sistema di ingiustizia e di violenza, ripudiasse quel che aveva già ordinato e scritto, scrivesse quel che le facevano scrivere, andando contro nella debolezza senile della sua ragione ai sentimenti più naturali del suo cuore?... Qual meraviglia che un giorno, vicina a battere alla porta del supremo giudice, quando pare che nel morente riviva la fiamma della coscienza, chiamasse il suo antico confessore e, approfittando
Aquilino, non resistendo alla seduzione di quella voce armoniosa e calda, che carezzava così bene il suo amor proprio, mentre arrossiva colla timidezza di una fanciulla, tuffò la mano nel taschino del panciotto, ne tirò fuori lo scatolino, lo scoperchiò e mostrò ai vicini il bellissimo dente, che prese a girare di mano in mano come una reliquia.
"Ecco, ecco il terreno," continuava intanto a tonare la voce
"Bravo, molto bene!" sorse a dire col suo vocione di baritono il cavalier Borrola, agitando la mazza col pomo
Pigliando la parola per sé e per gli altri, recitò anche lui un discorso, in cui si fece interprete dei sentimenti conculcati, dei diritti vilipesi, dei...
Ma
Ognuno aveva idee proprie da suggerire, argomenti da portare, una prova da metter fuori, una testimonianza, un ricordo da aggiungere per frangia. Aquilino, preso in mezzo in un cerchio, cercava di spiegare a tre o quattro poveracci stracciati come ladri il meccanismo della causa, che Battistino Orefice, il pittore di scene, seguitava a definire un buco
"Silenzio!... Come ho detto, farò dar lettura del primo testamento del
Tutti si voltarono verso il prete, che rosso e caldo in viso quanto si poteva vedere al disotto del suo colorito di vecchia pipa, agitando le mani legnose e parlando coi soliti gusci in bocca, raccontò a chi ne aveva bisogno come veramente la signora Carolina avesse scritta, firmata e poi trattenuta la carta; come, prima di morire, avesse fatto segno di aver firmato, ma in quel momento entrò il sor Tognino, reduce da Lodi,
"Laddove invece," seguitò
"Avete inteso? facciamo silenzio? adesso, se state zitti, farò dar lettura del testamento del
Il rumore,
Aquilino Ratta rimase un pezzo sotto le piante a spiegare il meccanismo della causa a Michele Ratta e al Boffa, che parevano inebetiti dalla speranza. Aquilino, uomo sereno e non avido, poteva dire di dominare la questione meglio di ogni altro. Tra chi vedeva tutto azzurro e già si sentiva i denari in tasca, e chi parlava di un buco
"E
"Quella è chiara. È un modo fino per dire che Tognino è chiro...grafico...!"
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