Andria/Atto quarto/Scena II: differenze tra le versioni
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:O voi mi date innanzi a tempo, Panfilo.
;Panfilo:Che
;Misida:La padrona
:Imposto,
:Se le volete ben, veniste là,
:
;Panfilo:Oimè
:Son morto. La faccenda va di male
:In peggio. Vedi tu,
:Siam tormentati, tristi a noi, per tua
:Opera? Certo ella mi fa chiamare,
:
:Di queste nozze.
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;Panfilo:Io ti giuro
:Misida, per gli Dei tutti, che mai
:Non
:Che mi avessero a diventar nimici
:Tutti gli uomini. Io
:Avuta; i nostri costumi si affrontano
:Vadano col malanno tutti quei,
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;Panfilo:Non rispose mai
:Apollo il vero, più di quel,
:Adesso. Se si può far, che mio Padre
:Non creda, che le nozze vadian rotte
:Per mia cagione; io
:Può? vada la faccenda come vuole,
:E sì lo sappia. Ora, che ve ne pare
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:Qualche cosa.
;Panfilo:Il bisogno
;Davo:Sonne a segno.
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:Il tempo tra le man, per colorire
:Questo disegno, non vogliate credere,
:
:Però nettate di qua, che mi siete
:D’impaccio.
;Panfilo:Intanto io anderò su da lei.
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:Che io ti dica il vero?
;Davo:
:Con qualche nuovo prologo.
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;Davo:Di me, voi siete pure
:Rincrescevole, non vi pare assai,
:
:Queste nozze?
Line 157 ⟶ 152:
;Davo:O, dico, che io torno adesso.
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