Storia della letteratura italiana (De Sanctis 1890)/II: differenze tra le versioni
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{{Qualità|avz=75%|data=05 ottobre 2009|arg=Saggi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=II<br />I TOSCANI|prec=../I|succ=../III}}
Mentre la coltura siciliana si spiegava con tanto splendore e lusso
Gittando uno sguardo su quelle antichissime rime, non vi trovi la vivacità e la tenerezza meridionale; ma uno stile sano e semplice, lontano da ogni gonfiezza e pretensione, e un volgare già assai più fino, per la proprietà
Trovo una tenzone di Ciacco
▲Mentre la coltura siciliana si spiegava con tanto splendore e lusso d'immaginazione, e attirava a sè i più chiari ingegni d'Italia, ne' comuni dell'Italia centrale oscuramente, ma con assiduo lavoro, si formava e puliva il volgare. Centri principali erano Bologna e Firenze, intorno a' quali trovi Lucca, Pistoia, Pisa, Arezzo, Siena, Faenza, Ravenna, Todi, Sarzana, Pavia, Reggio.<br />
▲Gittando uno sguardo su quelle antichissime rime, non vi trovi la vivacità e la tenerezza meridionale; ma uno stile sano e semplice, lontano da ogni gonfiezza e pretensione, e un volgare già assai più fino, per la proprietà de' vocaboli ed una grazia non scevra di eleganza.<br />
▲Trovo una tenzone di Ciacco dall'Anguillara, fiorentino, sullo stesso tema trattato da {{AutoreCitato|Cielo d'Alcamo|Ciullo}}. Nella cantilena di costui hai più varietà e più impeto, e concetti ingegnosi in forma rozza. Nella tenzone di Ciacco tutto è su uno stampo, in andamento piano, uguale e tranquillo, e in una lingua così propria e sicura, che non ne hai esempio ne' più tersi e puliti siciliani. Comincia così:
<poem>
AMANTE
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che sei più virtudiosa
che non se ne favella;
per la virtude
per grazia del Signore,
aiutami, chè sai,
DONNA
Assai son gemme in terra
ed in fiume ed in mare,
e fanno altrui allegrare:
amico, io non son dessa
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<poem>
DONNA
Tanto
e sì saputo dire,
dimmi: che
AMANTE
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castella, nè monete:
fatemi far la pace
con
Questo addimando a vui,
e facciovi finita.
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Questi dialoghi sono una pretta imitazione della lingua parlata, e sono i più acconci a mostrare a qual grado di finezza e di grazia era giunto il volgare in Toscana, massime in Firenze. Ecco alcuni brani di un altro dialogo di Ciacco:
<poem>
audivi una donzella;
forte si lamentava,
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lungo tempo è passato
che deggio aver marito,
e tu non lo
La vita
- Figlia mia benedetta,
se
de la dolce saetta,
ben te ne puoi sofferere...
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per ella vo languendo.
</poem>
In queste rappresentazioni schiette
<poem>
Alla stagion che il mondo foglia e fiora,
accresce gioia a
vanno insieme alli giardini allora
che gli augelletti fanno nuovi canti.
La franca gente tutta
ed in servir ciascun traggesi innanti,
ed ogni damigella in
e a me ne abbondan smarrimenti e pianti.
Chè lo mio padre
e tienemi sovente in forte doglia:
donar mi vuole a mia forza signore.
Ed io di ciò non ho disio, nè voglia,
e in gran tormento vivo a tutte
però non mi rallegra fior, nè foglia.
</poem>
Un sonetto di {{
<poem>
Quando
il mondo torna in grande dilettanza,
e
e
e gli augelletti riprendon lor lena,
e fanno dolci versi in loro usanza,
ciascun amante gran
per lo soave tempo che
Ed io languisco ed ho vita dogliosa:
come altro amante non posso gioire,
chè la mia donna
E non mi vale amar, nè ben servire:
però
e dogliomi
</poem>
In questi due sonetti è grande semplicità di pensiero e di andamento, e una perfetta misura. Si ha aria di narrare quello si vede o si sente, senza riflessioni ed emozioni, ma con una vivacità ed un colorito, che suscita le più vive impressioni. Il secondo sonetto è cosa perfetta, se guardi alla parte tecnica, ed accenna a maggior coltura; non solo la nuova lingua è pienamente formata, ma è già elegante, già la frase surroga i vocaboli propri: a me piace più la perfetta semplicità del sonetto femminile, con movenza più vivace, più immediata e più naturale.<br />
La proprietà, la grazia e la semplicità sono le tre veneri che si mostrano nel volgare, come si era ito formando in Toscana; qualità che trovi ancora dove è più difficile a serbarle, quando per una impazienza interna si rompe il freno e si dicono i secreti più delicati
<poem>
In pena vivo qui sola soletta
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la qual mi guarda con gran gelosia.
Ma io le giuro, alla croce di Dio,
E gitterò la rocca, il fuso e
amor, fuggendo a te, di cui
</poem>
Questa bella forma, in tanto spirito e vivacità così castigata, propria e semplice e piena di grazia, si andò sviluppando non perchè il suo contenuto voleva così, ma in opposizione ad esso contenuto, vuoto ed astratto. Anzi che qualità del contenuto, o di questo e quel poeta, sembra il progresso naturale dello spirito toscano, dotato di un certo senso artistico, che lo tirava alla forma, nella piena indifferenza del contenuto. Perciò queste qualità spiccano più, dove il poeta non è impedito da un contenuto convenzionale, ma si abbandona a rappresentare i fatti e i moti
Tale non è il contenuto in tanta moltitudine di rimatori a quei tempi. In Toscana, come in Sicilia, ci era già tutto un mondo poetico, non formato a poco a poco insieme col volgare, ma già fissato con lineamenti precisi e costanti.
Madonna,
La cavalleria poco attecchì in Italia. Castella e castellane col loro corteggio di giullari, trovatori, novellatori e bei favellatori doveano aver poco prestigio presso un popolo che avea disfatte le castella, e
Questo contenuto non può aver vita, se non si move, trasformato e lavorato dal genio nazionale. Quello stesso senso artistico, che avea condotta già a tanta perfezione la lingua, dovea altresì risuscitare quel contenuto e dargli moto e spirito.<br />
E la scienza fu madre della poesia italiana, e la prima ispirazione venne dalla scuola. Il primo poeta è chiamato il Saggio, e fu il padre della nostra letteratura, fu il bolognese {{
<poem>
mio e degli altri miei miglior, che mai
rime
</poem>
Guido nel 1270 insegnava lettere
<poem>
Amore e cor gentil sono una cosa.
</poem>
Ma questo concetto diviene tutto un mondo innanzi a Guido, e si mostra
<poem>
Al cor gentil ripara sempre amore,
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nè fe, amore anti che gentil core
nè gentil core anti che amor, Natura.
Che adesso
sì tosto fue lo splendor lucente
nè fu davanti al Sole.
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come il calore in chiarità di foco.
Foco
come virtute in pietra preziosa;<br />
chè dalla stella valor non discende,
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Amore in gentil cor prende rivera
fere lo Sol lo fango tutto il giorno:
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in dignità di re,
se da virtute non ha gentil core:
e il ciel ritien la stella e lo splendore.
</poem>
La coltura cavalleresca, se giovò a formare il volgare, impedì la libertà e spontaneità del sentimento popolare, e creò un mondo artificiale e superficiale, fuori della vita, che rese insipidi
La poesia di Guido ha il difetto della sua qualità: la profondità diviene sottigliezza, e
<poem>
per gli occhi passa, come fa lo trono,
che fèr per la finestra della torre
e ciò che dentro trova, spezza e fende.
Rimagno come statua
ove spirto, nè vita non ricorre,
se non che la figura d
</poem>
Queste non sono certo le insipide sottigliezze di {{
Immensa fu
<poem>
e forse è nato
chi
</poem>
Guido oscurò
<poem>
Mirate la dottrina che
sotto il velame de li versi strani.
</poem>
Tal poeta, tal pubblico. E si andò così formando una scuola poetica, il cui codice è il ''Convito'' di Dante.<br />
Se Bologna si gloriava del suo Guido, Arezzo avea il suo {{
Dante mette Guittone tra quelli che «sogliono sempre
<poem>
Guitton
che di non esser primo par
</poem>
Nondimeno gli rimasero ammiratori e seguaci, con grande ira di Dante, che esclama: «Cessino i seguaci
Guittone non è poeta, ma un sottile ragionatore in versi, senza quelle grazie e leggiadrie che con sì ricca vena
Degne di maggiore attenzione sono le poesie di {{
Iacopone riflette la vita italiana sotto uno
<poem>
{{§|Di', Maria dolce|Di', Maria dolce, con quanto disio
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o quanto dolce amor sentivi al core,
quando in grembo il tenevi ed allattavi!
Quanti dolci atti e
vedevi, essendo col tuo figliuol pio!
Line 237 ⟶ 232:
- Non dormir più che ti sarebbe rio. -
</poem>
Sotto
<poem>
Andiam tutti a vedere
Iesù quando dormia.
La terra,
fiorir, rider facia:
tanta dolcezza e grazia
dalla sua faccia uscia.
</poem>
La faccia di Gesù bambino, il Natale, la Vergine, il volo
<poem>
le gerarchie superne
eran dal ciel discese:
lucean come lucerne
le loro ale distese.
</poem>
Gesù ha un corteggio di donne, che gli danzano intorno, Verginità, Umiltà, Carità, Speranza, Povertà, Astinenza: è qualche cosa di simile alle tre sorelle di Dante nella sua celebre canzone. Ecco in che modo Iacopone descrive
<poem>
E questa era gioconda
Line 261 ⟶ 256:
e a cantar la più lieta;
a me il capo chinava:
tanto
</poem>
Quella stessa immaginazione, che dipinge con tanta grazia, rappresenta con evidenza terribile i terrori
<poem>
Chi è questo gran Sire,
rege di grande altura?
Sotterra
tal mi mette paura.
Ove potria fuggire
dalla sua faccia dura?
Terra,
... ... ... .
Non trovo loco dove mi nasconda,
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e in ogni loco paura mi desta...
Tutti li monti saranno abbassati,
e
e il mare muggirà da
Con
i fiumi ad aspettare.
Allor udrai dal ciel tromba sonare,
e tutti i morti vedrai suscitare,
avanti al tribunal di Cristo andare,
e il foco ardente per
con gran velocitate.
</poem>
Iacopone non è
Questa materia religiosa, che ispirò tanti capilavori di pittura e di scultura e di architettura, era efficacissima fonte di poesia, congiungendo in sè il fantastico e
<poem>
Ricevi, donna, nel tuo grembo bello
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e tu nol puoi negare.
</poem>
Lei implora il trovatore nel suo colpevole amore, a lei si raccomanda anche oggi il brigante nelle sue scellerate spedizioni. Maria, Gesù, i santi, gli angioli, Lucifero non bastano:
<poem>
chè la veduta di Dio mi circonda
e in ogni loco paura mi desta.
</poem>
È il sentimento da cui sei preso innanzi alle grandi ombre di una cattedrale. Ma ciò che prevale in Iacopone è il grottesco, una mescolanza delle cose più disparate, senza nessun senso di convenienza e di armonia: il che, se fatto con intenzione, è comico; fatto con rozza ingenuità, è grottesco. Trovi il plebeo,
<poem>
O Signor, per cortesia,
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la postema al lato manco.
</poem>
La poesia di Iacopone è proprio il contrario di quella
Accanto a questa vita religiosa ancora immediata e di prima impressione spunta la vita morale, un certo modo di condursi con regola e prudenza; e
<poem>
Ancella donnea,
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la sera il vei seccato.
</poem>
Ciò che nella sua semplicità ha più efficacia che la elegante traduzione dello stesso concetto fatta dal {{
<poem>
Fresca è la rosa di mattino: e a sera
ella ha perduta sua bellezza altera.
</poem>
I motti di Iacopone sono pensieri morali espressi per esempio e per immagini, come fa
<poem>
Ove temi pericolo,
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e non pregar la scimia
di bella portatura,
nè il bue, nè
di dolce parladura...
Line 379 ⟶ 374:
nè ad uom lo filare...
Non piace se
non ponesi la cosa:
innanzi che ti calzi,
guarda da qual piè è
Se leggi, non far punto
dove non è la posa;
non fare oscura glosa.
Line 412 ⟶ 407:
Con signore non prendere,
se tu puoi, quistione;
per piccola cagione,
e tutti gli altri gridano:
- Messere ha la ragione... -
Uomo
castello è senza mura...
Quella è buona amicizia,
che
povertà non la parte,
nè nulla ria ventura.
Line 429 ⟶ 424:
non vi mettere il foco...
</poem>
E così hai motto a motto, spesso
Questi uomini con tanti proverbi in bocca e con tanta divozione alla Madonna e
<poem>
Quando
</poem>
Questa forma primitiva
<poem>
Ed avverrà tra lor fera battaglia,
Line 444 ⟶ 439:
qual fia perdente - allor convien che muoia.
</poem>
A lui è uguale chi vinca e chi perda. Ciò che gli fa impressione è la lotta in se stessa
Questa rozzezza della vita italiana sotto i suoi vari aspetti, religioso, morale, politico, spicca più, perchè in evidente contrasto con la precoce coltura scientifica, divenuta il principale interesse di quel tempo. La scienza era come un mondo nuovo, nel quale tutti si precipitavano a guardare. Ma la scienza era come il Vangelo, che
<poem>
sieti raccomandato il mio Tesoro
nel quale io vivo ancora.
</poem>
La scienza in Brunetto è materia così rozza e greggia,
Brunetto fu maestro di {{
Cino, maestro di {{
<poem>
Questa donna che andar mi fa pensoso,
porta nel viso la virtù
la qual fa disvegliare altrui nel core
lo spirito gentil che vi è nascoso.
Ella
poscia
negli occhi suoi con tutto
che io le vo presso e riguardar non
E
io veggio in quella parte la salute,
ove lo mio intelletto non può gire.
Line 469 ⟶ 464:
Allor si strugge sì la mia vertute,
che
</poem>
Una così strana esagerazione non può essere scusata che
Adunque, la vita religiosa, morale e politica era appena nella sua prima formazione, e la splendida vita che raggiava da Bologna era
Siamo alla seconda metà del Dugento. La Sicilia, malgrado la sua Nina, è già
Il nuovo poeta scrive con intenzione. Più che poeta, egli è lume di scienza; si chiama Brunetto Latini,
È in Toscana, massime in Firenze, che si forma questa coscienza
Questo primo svegliarsi di una coscienza artistica è già notato in Cino. Egli scrive con manifesta intenzione di far rime polite e leggiadre, e cerca non solo la proprietà, ma anche la venustà del dire. Aveva animo gentile e affettuoso, e orecchio musicale. Se a lui manca
Ecco un esempio della sua maniera:
<poem>
Line 484 ⟶ 479:
di guardare a Madonna il suo bel viso,
mireròl tanto fiso
A guisa di Angel che di sua natura
stando su in altura divien beato sol vedendo Iddio;
Line 495 ⟶ 490:
<poem>
Or se prendete a noia
lo mio amor, occhi
foste per comun ben stati men begli.
Agli occhi della forte mia nemica
- Poi che veder voi stessi non possete,
vedete in altri almen quel che voi sète. -
</poem>
E ci ha pure parecchi sonetti, dove [{{
La coscienza artistica si mostra in Cino nelle qualità tecniche ed esteriori della forma. La sua principale industria è di sviluppare gli elementi musicali della lingua e del verso, nè fino a quel tempo la lingua sonò sì dolce in nessun poeta, rendendo imagine di un bel marmo polito, da cui sia rimossa ogni asprezza e ineguaglianza Ma qualità più serie e più profonde si rivelano in {{
<poem>
Così ha tolto
la gloria della lingua.
</poem>
Ma la gloria della lingua non bastava a Guido, a cui lingua e poesia erano cose accessorie, semplici ornamenti: sostanza era la filosofia. Perciò aveva a disdegno Virgilio, parendogli, dice il Boccaccio, «la filosofia, siccome ella è, da molto più che la poesia». Sottilissimo dialettico, come lo chiama Lorenzo
Questo voleva Guido, e questo ottenne, questo gli bastò ad acquistare il primo posto
Ma Guido fu dotto più che scienziato. Fu benemerito della scienza perchè la divulgò, non perchè vi lasciasse alcuna sua orma propria. E fu artefice più che artista, inteso massimamente alla parte meccanica e tecnica della forma: vanto non piccolo, ma che tocca la sola superficie
La gloria di Guido fu là,
Guido è il primo poeta italiano degno di questo nome, perchè è il primo che abbia il senso e
<poem>
Io mi son un, che quando
Amor mi spire, noto, e a quel modo
</poem>
Il che non avvenne di Lentino, di Guittone, rimasti al di qua del «dolce stil nuovo», perchè esagerarono i sentimenti, andarono al di là della natura, per «gradire», piacere
<br />
<poem>
E qual più a gradire oltre si mette,
non vede più
</poem>
Di questo dolce stil nuovo il precursore fu Guinicelli, il fabbro fu {{
A quel tempo fra tante feroci gare politiche la letteratura era nel suo fiore in tutta Toscana e sotto i più diversi aspetti. Dante da Maiano era
Ma ben presto al nome di Guido Cavalcanti si accompagnò quello di Dante Alighieri, legati insieme da
<poem>
Donne, che avete intelletto
</poem>
e ancora più
<poem>
Voi che intendendo il terzo ciel movete.
Line 540 ⟶ 535:
discenderò del tutto
in parte ed in costrutto
più lieve, perchè men grave
chè rado sotto benda
parola oscura giugne allo
par che parlar con voi si vuole aperto.
</poem>
Line 549 ⟶ 544:
Voi che intendendo il terzo ciel movete;
</poem>
e parendogli che senza quel comento la canzone presa in se stessa rimanga fuori
<poem>
Canzone, io credo che saranno radi
Line 556 ⟶ 551:
onde se per ventura egli addiviene
che tu dinanzi da persone vadi,
che non ti paian
allor ti priego che ti riconforte,
dicendo lor, diletta mia novella:
- Ponete mente almen
</poem>
Con queste teorie, con queste abitudini della mente, parecchie canzoni e sonetti sono ragionamenti con lume di rettorica, concetti coloriti. Di tal natura è la canzone sulla gentilezza o nobiltà:
<poem>
Le dolci rime
</poem>
e
<poem>
Amor, tu vedi ben che questa donna,
</poem>
dove sotto colore rettorico di donna amata rappresenta gli effetti che sul suo animo produce lo studio della filosofia. I fenomeni
<poem>
Io son venuto al punto della rota,
</poem>
e come è
<poem>
Amor che muovi tua virtù dal cielo,
Line 582 ⟶ 577:
Amor ci è nella mente mi ragiona.
</poem>
Delle canzoni allegoriche e scientifiche la più accessibile e popolare è quella delle tre donne, Drittura, Larghezza, Temperanza, germane
<poem>
Ciascuna par dolente e sbigottita
Line 593 ⟶ 588:
</poem>
Qui il poeta non ragiona, ma narra e rappresenta. Il concetto scientifico è vinto dalla vivacità della rappresentazione e dalla elevatezza del sentimento. Il colore rettorico non è semplice colorito, ma è la sostanza.<br />
In queste canzoni scientifiche Dante mostra ben altra forza e vivacità e ricchezza di concetti e di colori che i due Guidi. Egli fu il suo proprio comentatore, avendo nella ''Vita nuova'' e nel ''Convito'' spiegata
Il mondo lirico di Dante è la stessa materia che
<poem>
E chi la vede e non se
</poem>
Le intelligenze celesti movono le stelle intendendo:
Line 603 ⟶ 598:
Voi che intendendo il terzo ciel movete.
</poem>
Dio move
<poem>
costei pensò chi mosse
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Nè altro è amore
<poem>
... O nobile intelletto
oggi fu
</poem>
La donna è perciò il viso della conoscenza, la bella faccia della scienza, che invaghisce
<poem>
Beltade appare in saggia donna pui<br />
che piace agli occhi...
</poem>
La beltà non è altro che
Con questo misticismo filosofico si accordava il misticismo religioso, secondo il quale il corpo è il velo dello spirito, e la bellezza è la luce della verità, la faccia di Dio, somma intelligenza, contemplazione degli angioli e dei santi. Dio, gli angioli, il paradiso rappresentano anche qui la loro parte. Teologia e filosofia si danno la mano.<br />
È la prima volta che questo contenuto esce fuori nella sua integrità e con così perfetta coscienza. È
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