Rime e ritmi/La guerra: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=indeterminato75%|data=2719 lugliosettembre 2010|arg=Da definire}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=La guerra|prec=../Bicocca di San Giacomo|succ=../Nicola Pisano}}
 
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nel primigenio fango animandolo
la forza d’insano leone:
{{R|4}}l’uomo levandosi ruggí guerra.
 
Dal rosso Adamo crebbe a l’ esilio
il lavorante primo: soverchio
gli parve nel mondo un fratello:
{{R|8}}truce rise su ’l percosso Abele.
 
Quindi gorgoglia sangue ne i secoli
la faticosa storia de gli uomini,
dal Pàrthenon grande a la tua
{{R|12}}casa candida, Vashingtòno.
 
Su l’orso a terra steso rizzandosi
il troglodita brandí ne l’aere
la clava, da i muscoli al cuore
{{R|16}}fervere sentendo la battaglia.
 
I feri figli giocando al vespero
nel sol rossastro luccicar videro
Tra i massi cruenti la selce,
{{R|20}}e l’ acuirono per la strage.
 
Poi de le cose di fuor le imagini
calde riflesse nel mental fosforo
per mezzo l’april vaporante
{{R|24}}ebri rapiangli, barcollando,
 
da i palafitti laghi, da i fumidi
antri scavati. Ah, verzicarono
le biade, pria magre su ’1 colle,
{{R|28}}nel lavacro de le vene umane.
 
Dal superato colle i superstiti
guardaro: i fiumi vasti, l’oceano
moltisono, le caligantì
{{R|32}}alpi percossero di stupore
 
i petti aneli verso il dominio,
le menti accese del vago incognito.
Il pin fu gettato su l’ onde,
{{R|36}}da i cerchi di pietre in vetta al monte
 
tonâro i fóschi dèi de le patrie,
da i chiusi ostelli le donne risero:
e quindi la guerra perenne,
{{R|40}}cavalla indomita, corse il mondo.
 
Prìa che ’l falcato ferro de l’ arabo
profeta il culto suada a i popoli
de l unico Allah solitario,
{{R|44}}e intorno al sepolcro scoverchiato
 
del crocefisso ribelle a Ieova
arda il duello grave ne’secoli
tra l’ Asia e l’ Europa, onde fulse
{{R|48}}a gli ozi barbari luce e vita;
 
oh ben pria manda l’ aurea Persepoli
gli adoratori del fuoco a gl’ idoli
contro, onde sonò Maratone
{{R|52}}inelita storia ne le genti,
 
e Zeus su ’l trono de gli Achemenidi,
nume pelasgo d’Omero e Fidia,
ascese co ’l bello Alessandro,
{{R|56}}ed Aristotele meditava.
 
Dal Flavio Autari che il longobardico
destriero e l’asta spinge nel Ionio
sereno ridentegli dopo
{{R|60}}lungo errare armato, al venturiere
 
che uscito a vista del Grande Oceano
cavalca l’onde nuove terribili
armato di spada e di scudo
{{R|64}}pe ’l regio imperio de la Spagna,
 
una fatale sublime insania
per i deserti, verso gli oceani,
trae gli uomini l’ un contro l’ altro
{{R|68}}co’ numi, co ’1 mistico avvenire,
 
con la scienza. Su le Piramidi
il Bonaparte quaranta secoli
ben chiama. Colà dove mummie
{{R|72}}dormono inutili Faraoni,
 
al musulmano solenne, al tacito
fellah curvato, tra sfere e circoli,
ei parla i diritti de l’ uomo:
{{R|76}}ondeggiano in alto i tre colori.
 
Oh, tra le mura che il fratricidio
cementò eterne, pace è vocabolo
mal certo. Del sangue la Pace
{{R|80}}solleva candida l’ ali. ’QuandoQuando?
 
Bologna, {{DataGiorno|9 novembre}} 1891.