Dies Iræ: differenze tra le versioni

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Anima cara, de'de’ miei dì pensiero,
Dolce de le mie notti amaro sogno,
Poichè 'l’l duolo (e tu sai s'ios’io dica il vero)
Tanto mi vieta più quanto più agogno
Di fiori eletti per l'ascrèol’ascrèo sentiero
Tesserti un serto, e del tardar vergogno,
Questo almen santo del cattolic'ortocattolic’orto
Lùgubre ramo a la tua tomba io porto.
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Ahi che il giorno de l'iral’ira di Cristo,
Quel gran giorno da Vati previsto,
Arso il mondo e consunto farà,
 
Quando austero il divin Giudicante
{{R|5}}L'opreL’opre umane a librar tuttequante
Infra 'l’l muto spavento verrà.
 
Una tuba inaudito tremendo
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{{R|10}}Guatan Morte e Natura stupite
Trepidanti risorger le Vite
A dar conto a l'Eternol’Eterno di sè.
 
Quel volume ivi aperto vedremo,
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{{R|15}}Fia materia, vergato starà.
 
Dio sedente ne l'aureol’aureo suo scanno,
Senza velo le cose parranno,
Senza schermo la colpa sarà.
 
Quale allor farò prego o lamento?
{{R|20}}Chi m'affidam’affida in quell'oraquell’ora, che a stento
Potrà il giusto fidanza serbar?
 
Re tremendo, e pur fonte d'amored’amore,
Se qual vuoi per tua grazia non muore,
Per tua grazia me degna salvar.
 
{{R|25}}Te guidò, Gesù dolce, il mio bene
Su l'amarol’amaro cammin de le pene;
Deh! pietoso il rimembra in quel dì.
 
Tu col sangue e co'co’ strazi rapito
Hai quest'almaquest’alma a gli abissi: patito
{{R|30}}Avrà indarno chi tanto patì?
 
O tu giusto in tuo vindice sdegno
Me rimonda pria ch'odasich’odasi il segno
Di tua santa terribil ragion.
 
Vo'Vo’ qual reo, come vedi, piangendo
{{R|35}}Di vergogna nel volto m'accendom’accendo,
A te chieggio, e tu dammi perdon.
 
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Tu di speme fidasti pur me.
 
{{R|40}}Io con prece non degna t'invocot’invoco;
Ma tu pio fa ch'ioch’io scampi a quel foco
Cui ristoro, cui termin non è.
 
Me discevra da'da’ capri rubelli,
E a la destra fra'fra’ candidi agnelli
{{R|45}}Tu ripommi, o Divino Pastor.
 
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Io di me supplichevole al suolo,
{{R|50}}E qual cener contrito, a te solo
Raccomando l'estremol’estremo destin.
 
Nel gran giorno di pene e mercedi