Isplendïente: differenze tra le versioni
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<poem>
Isp[l]endïente
stella
e pïagente
donna
ben lo mio cor,
da voi non si diparte, in fidanza;
or ti rimembri, bella, la dia
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[a] rimembranza{{R|10}}
la dolze dia
e l’alegranza
quando in diporto istava con vui,
basciando dicìa: «Anima mia,
lo dolze amore,
non falsasse per cosa che sia».
Lo tuo splendore
di gioi
sì che da voi non a[u]so partire,
e non faria se Dio lo volesse;
ben mi por[r]ia adoblar li martire,
se
Donna valente,{{R|25}}
la mia vita
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è ismarita:
la dolze aita è lo conforto
membrando
quando scendesti a me in diporto
per la finestra de lo palazo.
Al[l]or
i[n] mia balìa,
rosa novella,{{R|35}}
per me temìa.
Di voi presi amorosa ve[n]gianza;
oi
Se
non averei sì ric[c]a tenuta!{{R|40}}
da voi intando
dicivi a mia
[in] sospirando:
«Se vai, meo sire, e fai dimoranza,{{R|45}}
già mai non entro in gioco, nè in danza,
ma sto rinchiusa più che romita».
Or vi sia a mente,
[oi] donna mia,{{R|50}}
che
Lo vostro core non fals[ï]asse:
di me, bella, vi sia rimembranza!
Tu sai, amor, le pene
Chi ne diparte mora in tristanza!
Chi ne diparte,
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non ab[b]ia parte
in buona cosa,{{R|60}}
che Deo fece
Di due amanti, che
as[s]ai versi canta Giacomino,
ora, che s[i] [di]parte di reo amore.
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