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disse ancora egli, che l’aere bruno |
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<small><poem>{{Centrato|Toglieva gli animai che sono in terra}}</poem></small> |
<small><poem>{{Centrato|Toglieva gli animai che sono in terra}}</poem></small> |
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da le lor fatiche e da le loro vigilie; e che solamente egli si apparecchiava e preparava a sostenere la guerra e la fatica ''del cammino'' |
da le lor fatiche e da le loro vigilie; e che solamente egli si apparecchiava e preparava a sostenere la guerra e la fatica ''del cammino'' dell’Inferno (dimostrando con tali parole, come egli non è poca difficultà il conoscere i vizii, sì perchè ei si rappresentano altrui sempre o il più delle volte sotto spezie di bene, e sì per scusargli ancor del continovo la parte nostra sensitiva e priva di ragione; la quale mostra verbigrazia a gli avari, che lo avere danari è cosa non solo utile, ma molto necessaria; e a chi è inclinato a’ piaceri, ch’ei son necessarii non solo al bene essere, ma ancora a l’essere; conciosia che, se ei non fussero, mancherebbono gl’individui, e conseguentemente le specie, onde verrebbe presto a mancare il mondo), e ''della pietade'', cioè di quella compassione ch’ei conosceva, essendo ciò cosa umana e da chiunche non ha l’animo efferato e crudele, di avere; veggendo tanti spiriti nobili e virtuosi, privi in eterno del fine e della felicità loro, solamente per non avere avuto il lume della fede; e tanti altri i quali, avendolo, si son lasciati condurre da i vizii e da le lusinghe de’sensi nell’Inferno a la eterna dannazione. Le quali cose dice che la ''mente'' sua, la quale ''non erra'', ritrarrà e rappresenterà in questa sua opera, in quel propio modo che ritraggono i pittori una figura, o qual si voglia altra cosa, da ’l propio e da ’l vero. E quello che egli intenda per ''mente'', lo dichiara egli stesso nel ''Convivio'' nella interpretazione sopra quel verso: |
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<small><poem>{{Centrato|Amor che nella mente mi ragiona.}}</poem></small> |
<small><poem>{{Centrato|Amor che nella mente mi ragiona.}}</poem></small> |
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Dove dividendo egli, secondo la dottrina di Aristotile, le potenze |
Dove dividendo egli, secondo la dottrina di Aristotile, le potenze dell’anima nostra, dice ch’ella ne ha, infra l’altre, tre, le quali son le principali di tutte l’altre; e queste sono ''vivere, sentire, e ragione usare'', per dire come lui. E oltre a di questo, soggiugne, ella ha ancor dipoi il muovere; ma questa si può fare una sola col sentire. Conciosia che ogni anima, che sente o con tutti a cinque i sensi o con manco, si muova ancora in qualche modo. Delle quali potenze, per |