Canti (Leopardi - Donati)/XII. L'infinito: differenze tra le versioni

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{{opera
|NomeCognome=Giacomo Leopardi
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<poem>
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
Ee questa siepe, che da tanta parte
De ldell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati{{r|5}}
Spazispazi di là da quella, e sovrumani
Silenzisilenzi, e profondissima quiete
Ioio nel pensier mi fingo; ove per poco
Ilil cor non si spaura. E come il vento
Odoodo stormir tra queste piante, io quello{{r|10}}
Infinitoinfinito silenzio a questa voce
Vovo comparando: e mi sovvien l'eterno,
Ee le morte stagioni, e la presente
Ee viva, e 'lil suon di lei. CosìCosí tra questa
Immensitàimmensità s'annega il pensier mio:{{r|15}}
Ee 'lil naufragar m'è dolce in questo mare.
</poem>
 
{{Qualità testo|2575%}}
[[Categoria:Testi-I|Infinito]]
[[Categoria:Letteratura-I|Infinito]]