Pagina:Canti di Castelvecchio.djvu/242: differenze tra le versioni

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Lega, “Caccie e costumi degli uccelli silvani (Città di Castello, Lapi, 1892, ora alla seconda edizione)„ Dal qual libretto ho preso anche, con una lievissima modificazione, il verso arido dello sgricciolo: ''trr trr trr terit terit''.{{Indent/Fine}}
<noinclude><div></noinclude>Lega, “Caccie e costumi degli uccelli silvani (Città di Castello, Lapi, 1892, ora alla seconda edizione)„ Dal qual libretto ho preso anche, con una lievissima modificazione, il verso arido dello sgricciolo: ''trr trr trr terit terit''.{{Indent/Fine}}


Ora alle soavi lettrici voglio spiegare qualcos’altro. Non credano mai le mie soavi lettrici che io inventi! Non son da tanto. E poi, non mi pare che si debba e che... si possa. Tutte sanno per certo che non io ho trovato che la ''lodala loda Dio'' e che il ''merlo'' (e anche la capinera) fischia ''Io ti vedo'' (pag. 100). Qualcuna può ignorare invece che al cuculo si grida (pag. 86): “Cuculo di là dal mare, Quanti anni ho da campare?„ Qualche altra può ignorare che ih Romagna nel ''chicchiricchi'' dei galletti sentono il grido: ''Vita da re''... (pag. 115-6). E così qui, quando la pentola fa i sonagli, dicono che “passano i miccetti„ (pag. 167-8). E così, quando il bambino vagisce, qui sentono che egli grida: ''Ov’è? Ov’è?'' e gli dicono: Ov’è chi? il babbo? il ''puppo''? (pag. 163 sgg. ). Sanno tutte, le mie soavi lettrici (a proposito di ''ov’è? ov’è''?), che ai fratellini e alle sorelline del nuovo venuto si suole spiegare la sua apparizione nei modi adombrati in quel Canto: che l’hanno preso in una ceppa di castagno, che l’hanno comprato alla fiera, che l’hanno impastato le monache, che è stato preso in paradiso (cfr. anche a pag. 93); e vai dicendo. Non sanno forse tutte che il brivido che qualche volta ci scuote all’improvviso è interpretato (in Romagna, che io sappia) come il ''passaggio della morte'' (pag. 25-26); che in Romagna si raccomanda veramente di sparecchiare dopo cena, perchè,
Ora alle soavi lettrici voglio spiegare qualcos’altro. Non credano mai le mie soavi lettrici che io inventi! Non son da tanto. E poi, non mi pare che si debba e che... si possa. Tutte sanno per certo che non io ho trovato che la ''lodala loda Dio'' e che il ''merlo'' (e anche la capinera) fischia ''Io ti vedo'' (pag. 100). Qualcuna può ignorare invece che al cuculo si grida (pag. 86): “Cuculo di là dal mare, Quanti anni ho da campare?„ Qualche altra può ignorare che ih Romagna nel ''chicchiricchi'' dei galletti sentono il grido: ''Vita da re''... (pag. 115-6). E così qui, quando la pentola fa i sonagli, dicono che “passano i miccetti„ (pag. 167-8). E così, quando il bambino vagisce, qui sentono che egli grida: ''Ov’è? Ov’è?'' e gli dicono: Ov’è chi? il babbo? il ''puppo''? (pag. 163 sgg. ). Sanno tutte, le mie soavi lettrici (a proposito di ''ov’è? ov’è''?), che ai fratellini e alle sorelline del nuovo venuto si suole spiegare la sua apparizione nei modi adombrati in quel Canto: che l’hanno preso in una ceppa di castagno, che l’hanno comprato alla fiera, che l’hanno impastato le monache, che è stato preso in paradiso (cfr. anche a pag. 93); e vai dicendo. Non sanno forse tutte che il brivido che qualche volta ci scuote all’improvviso è interpretato (in Romagna, che io sappia) come il ''passaggio della morte'' (pag. 25-26); che in Romagna si raccomanda veramente di sparecchiare dopo cena, perchè,