Il giornalino di Gian Burrasca/1 febbraio: differenze tra le versioni

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Il mio pensiero, considerando i miei casi, corse ai tempi delle cospirazioni, quando i patriotti italiani marcivano nelle prigioni piuttosto che dire i nomi dei congiurati ai tedeschi, e mi sentivo pieno d’allegria, e avrei voluto magari che la prigione fosse stata più stretta e magari anche umida, e con qualche topo.
 
Però, in mancanza di topi, c’era qualche ragno, e io mi misi in testa di ammaestrarne uno, come {{AutoreCitatoAc|Silvio Pellico}}, e mi misi all’opera con tutto l’impegno, ma dovetti smettere. Non so se dipenda perché i ragni d’allora fossero più intelligenti di quelli d’ora o perché i ragni di collegio siano più zucconi degli altri, ma il fatto è che quel maledetto ragno faceva tutto il contrario di quel che gli dicevo dì fare, e mi fece tanto arabbiare che da ultimo lo schiacciai con un piede.
 
Allora mi venne in mente che, se avessi potuto chiamare dalla finestra qualche passerotto, sarebbe stato molto più facile di ammaestrarlo; ma la finestra era così alta!...