Epistolario di Renato Serra/A Emilio Lovarini - 23 dicembre 1903: differenze tra le versioni

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Ill.mo Sig. Professore,
 
La ringrazio del cortese invio dei "Canti"<ref>Sono i ''Canti popolari cesenati'', Padova, Gallina, 1903, pubblicati dal <small>LOVARINI</small> per nozze Marchetti-Segre, dove a p.24 è ricordato il Serra con queste parole: "Di un pregio sopra tutto ho voluto dotare questa raccoltina, procurando, col valido aiuto di un mio valoroso scolaro di Cesena, il signor Renato Serra, di dare una trascrizione diligente del dialetto, per modo da siperare nell'analisinell’analisi morfologica e nella delicatezza della rappresentazione fonetica ogni stampa anteriore di cose romagnole". E'E’ inspiegabile perchè Carlo Battisti, letto questo periodo, abbia senz'altrosenz’altro attribuita a Serra, togliendola del tutto al Lovarini, la trascrizione fonetica di questi canti (vedi <small>CARLO BATTISTI</small>, ''Testi dialettali italiani'', Halle, 1914).</ref> e anche del ricordo ch'Ellach’Ella ha voluto fare del mio nome; di che mi compiaccio solo come d'unad’una prova del suo affetto per me, mentre so bene che il mio contributo non ha avuto proprio nessuna parte nel merito della pubblicazione.
 
Mi dispiace soltanto di non aver saputo correggere due errori tipografici, che han voluto restare per forza nel tanto faticato testo: capa per càpae h'uh’u per k'uk’u; se bene giurerei quasi che nelle bozze ch'ioch’io vidi non c'eranoc’erano. Ma son piccolezze, ch'Ellach’Ella potrà, se mai, correggere assia facilmente quando ristamperà i "Canti" in un altro lavoro, ch'ioch’io m'aspettom’aspetto da Lei ben più importante, sul nostro folklore romagnolo.
 
Qui a Cesena il suo opuscolo è sembrato, ai pochi che l'hannol’hanno veduto, bellissimo; e so che Trovanelli ristamperà i versi nel "Cittadino"<ref><small>NAZZARENO TROVANELLI</small>, dottissimo uomo che dirigeva e compilava quasi da solo "Il Cittadino, giornale della domenica" di Cesena, vi ripubblicò infatti in parte il lavoro del <small>LOVARINI</small> il 27 dicembre 1903, n.XV, n.52.</ref>; accomodandone, s'intendes’intende, l'ortografial’ortografia ai pregiudizi letterari, secondo cui si è soliti di veder trascritto il nostro dialetto; scrivendo per es. ''bioic, occ,'' e ''numineda'', perchè il toscano ha ''bifolco'', ''occhi'' con la doppia, e ''nominata''.
 
Io vorrei accapigliarmi ancora un pochino con la Prefazione; ma penso che le farei perder troppo tempo; e del resto, ora che la leggo stampata, mi par di consentire anche più largamente alle sue idee, che non quando le sentii a voce.
 
Le riferirò invece un messaggio, di cui ero stato incaricato da molto tempo: ma a Bologna me ne son scordato. Il buon prof. Piccolomini<ref>Adriano Piccolomini, bibliotecario della Malatestiana.</ref> si raccomanda, perch'Ellaperch’Ella voglia attendere il più sollecitamente possibile al lavoro su quei codici famosi; e, a questo proposito, soggiungo che quando, verso i 10 di Gennaio p.v., ritornerò a Bologna, io sarò tutto a sua disposizione per qualunque aiuto. Le potesse occorrere. Conto poi su du Lei per esporle e consigliarmi intorno il piano della mia tesi, che di questi giorni mi si vien maturando in mente, e che, pur troppo, per i particolari, è ancor quasi tutta là da venire.
 
Accetti, insieme con mille auguri, anche da parte della mia famiglia per la sua e per Lei, i più affettuosi saluti dal Suo.