Rime e ritmi/La guerra: differenze tra le versioni

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La guerra
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Cantano i miti - Fuse Prometeo
nel primigenio fango animandolo
la forza d'insano leone:
l'uomo levandosi ruggí guerra.
 
Dal rosso Adamo crebbe a l' esilio
il lavorante primo: soverchio
gli parve nel mondo un fratello:
truce rise su 'l percosso Abele.
 
Quindi gorgoglia sangue ne i secoli
la faticosa storia de gli uomini,
dal Pàrthenon grande a la tua
casa candida, Vashingtòno.
 
Su l'orso a terra steso rizzandosi
il troglodita brandí ne l'aere
la clava, da i muscoli al cuore
fervere sentendo la battaglia.
 
I feri figli giocando al vespero
nel sol rossastro luccicar videro
Tra i massi cruenti la selce,
e l' acuirono per la strage.
 
Poi de le cose di fuor le imagini
calde riflesse nel mental fosforo
per mezzo l'april vaporante
ebri rapiangli, barcollando,
 
da i palafitti laghi, da i fumidi
antri scavati. Ah, verzicarono
le biade, pria magre su '1 colle,
nel lavacro de le vene umane.
 
Dal superato colle i superstiti
guardaro: i fiumi vasti, l'oceano
moltisono, le caligantì
alpi percossero di stupore
 
i petti aneli verso il dominio,
le menti accese del vago incognito.
Il pin fu gettato su l' onde,
da i cerchi di pietre in vetta al monte
 
tonâro i fóschi dèi de le patrie,
da i chiusi ostelli le donne risero:
e quindi la guerra perenne,
cavalla indomita, corse il mondo.
 
Prìa che 'l falcato ferro de l' arabo
profeta il culto suada a i popoli
de l unico Allah solitario,
e intorno al sepolcro scoverchiato
 
del crocefisso ribelle a Ieova
arda il duello grave ne'secoli
tra l' Asia e l' Europa, onde fulse
a gli ozi barbari luce e vita;
 
oh ben pria manda l' aurea Persepoli
gli adoratori del fuoco a gl' idoli
contro, onde sonò Maratone
inelita storia ne le genti,
 
e Zeus su 'l trono de gli Achemenidi,
nume pelasgo d'Omero e Fidia,
ascese co 'l bello Alessandro,
ed Aristotele meditava.
 
Dal Flavio Autari che il longobardico
destriero e l'asta spinge nel Ionio
sereno ridentegli dopo
lungo errare armato, al venturiere
 
che uscito a vista del Grande Oceano
cavalca l'onde nuove terribili
armato di spada e di scudo
pe 'l regio imperio de la Spagna,
 
una fatale sublime insania
per i deserti, verso gli oceani,
trae gli uomini l' un contro l' altro
co' numi, co '1 mistico avvenire,
 
con la scienza. Su le Piramidi
il Bonaparte quaranta secoli
ben chiama. Colà dove mummie
dormono inutili Faraoni,
 
al musulmano solenne, al tacito
fellah curvato, tra sfere e circoli,
ei parla i diritti de l' uomo: ondeggiano in alto i tre colori.
 
Oh, tra le mura che il fratricidio
cementò eterne, pace è vocabolo
mal certo. Del sangue la Pace
solleva candida l' ali. 'Quando?
 
Bologna, 9 novembre 1891.