La via del rifugio/I sonetti del ritorno: differenze tra le versioni
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<poem>
I.
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La clausura dei tralci mi rimorde {{r|5}}
da quanto tempo non dischiudo il rovero
di quei battenti sulle stanze sorde!
Sorde e gelide e buie... Un odor triste
è
di cotogna, di muffa, di campestre...
Dalle panciute grate secentiste
il cemento si sgretola se
rinnovatrice schiudo le finestre.
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Il profumo di glicine dissìpi
la viva luce palpiti il salotto!
E il mio sogno riveda i suoi princìpi
nei frutti
martirio un tempo del fanciullo ghiotto -
nei fiori finti, nello specchio rotto,
nelle sembianze dei dagherottipi.
O casa fra
coronata di glicini leggiadre, {{r|10}}
o in mezzo ai campi dolce romitaggio!
Fu bene in te, che, immune
serenamente il padre di mio padre
visse la vita
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ozi vani di sillabe sublimi,
tu che amasti la scienza dei concimi
Eppur la fonte troverò di questi {{r|5}}
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ti compiacevi dei tuoi libri onesti:
il ''tuo'' {{
Le sere lunghe! E quelle tue malferme {{r|10}}
dita sui libri che leggevi! E il tedio,
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IV.
Nonno,
rifulge nella luce dei sentieri:
passi tra i fichi, tra i susini e i peri
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Gesù concede tutte le delizie!".
Dopo
rivivo col profumo di mentastro {{r|10}}
e di cotogna tutto ciò che fu.
Mi specchio ancora nello specchio rotto,
rivedo i finti frutti
Ma tu sei morto e non
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O tu che invoco, se non fosse l'''io''
una sola virtù
ritorneresti dopo tanta assenza
tra i frutti del frutteto solatio.
Verresti dal frutteto
a me che vivo senza fedi, senza
Ma non ritorni! Sei come chi sia
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Ohimè! Sul pianto pianto nella via
l’implacabilità dell’Universo
ride
VI.
<div style="width:50%; text-align:right;">"''Beati mortui qui in domino moriuntur''"(Cartiglio
Avventurato se colui che visse
pellegrinando, eppure così
o vecchie stanze, aulenti di cotogna,
o tetto dalle glicini prolisse,
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avventurato se colui morisse {{r|5}}
in voi! E in Te, Gesù, nella menzogna
dolce, rendesse
alle tue buone mani crocefisse!
Questo è nei voti del perduto alunno,
o Gesù Cristo! Un letto centenario {{r|10}}
Ritorna la viola a tardo autunno:
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