Lettera a Enrico Onufrio (ottobre 1883): differenze tra le versioni

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''{{A destra|S.ta Maria di Gesù 7 Ott., 1883.}}''
Carissimo {{AutoreCitatoAc|Enrico Onufrio|amico}},
 
Le manderò il Giobbe nelle bozze di stampa, ma quando saremo agli ultimi fogli; ora, siamo appena al sesto e a leggerlo a pezzi e bocconi non ci proverebbe gusto né potrebbe formarsi un'ideaun’idea esatta dell'interodell’intero. Farò quesa eccezione per lei, che son certo non lo farà vedere ad anima nata: ella sa che si scrive piano fin d'orad’ora la ''Balossardiana'', e mi rincrescerebbe molto che il poema fosse veduto prima d'uscired’uscire in luce.
 
Sa che i miei amici, i pochissimi che mi son rimasti fedeli fra tante burrasche, intendono fare un giornale letterario di elementi in massima parte siciliani? L'editL’edit. del Giobbe ci farebbe le spese, ricompensandoci dopo qualche mese di prova. Non Le pare che sia tempo di farla finita co'co’ camorristi di tutte le gradazioni e le sfumature?
 
La sua collaborazione e quella dell'ottimodell’ottimo {{AutoreCitatoAc|Girolamo Ragusa Moleti|Ragusa Moleti}} non ci mancherà, ne son sicuro; anzi, guardi, porto la fiducia a segno da non dubitare ch'Ellach’Ella ci farà avere uno scritto entro il prossimo novembre: che il giornale al più tardi vedrebbe la luce in Dicembre.
 
E qualche cosa ci manderà anche il Ragusa, a cui, per suo mezzo, mi rivolgo io e gli amici sin da ora, e al quale, se occorre, scriveremo direttamente; sebbene io creda che il gentile poeta non tenga molto alle formalità, e questo invito ami­chevole gli basti. Me lo ringrazi a ogni modo della poetica prosa su le tradizioni popolari, ch'ebbech’ebbe la gentilezza di regalarmi; ed ella, egregio amico, ''s'abbias’abbia una cordiale stretta di mano dal suo Rapisardi''
 
[[Categoria:Testi-L]]