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 {{Centrato||III.}} Nella polemica sulla ''Confessione'' svoltasi (è notevole) nel giornale politico di Mantova ''La Favilla'', Ardigò difende i teologi romani accusati dal sign. Eugenio Pettoello, mediante citazioni storiche inesatte, d’«impostura e d’illogicità».
{{Centrato|III.}}
Nella polemica sulla ''Confessione'' svoltasi (è notevole) nel giornale politico di Mantova ''La Favilla'', Ardigò difende i teologi romani accusati dal sign. Eugenio Pettoello, mediante citazioni storiche inesatte, d’«impostura e d’illogicità».


Quando poi il Pettoello, non sentendosi la forza di replicare alla lunga risposta dell’Ardigò rigorosamente documentata, ricorse all’ausilio del provetto teologo protestante Luigi De Sanctis, Ardigò ebbe pure buon giuoco poiché potè dimostrare come anch’egli falsasse e mutilasse i passi che riportava. Ma se la questione si manteneva nei suoi naturali confini storici, non manca tuttavia, fra le osservazioni critiche dell’Ardigò, qualche importante accenno a problemi d’ordine più generale, come all’infallibilità del Papa (richiamata nella Pol. III), alla persecuzione degli eretici e all’Inquisizione, che Ardigò deplora mentre ne dà interpretazione finemente giudiziosa.
Quando poi il Pettoello, non sentendosi la forza di replicare alla lunga risposta dell’Ardigò rigorosamente documentata, ricorse all’ausilio del provetto teologo protestante Luigi De Sanctis, Ardigò ebbe pure buon giuoco poiché potè dimostrare come anch’egli falsasse e mutilasse i passi che riportava. Ma se la questione si manteneva nei suoi naturali confini storici, non manca tuttavia, fra le osservazioni critiche dell’Ardigò, qualche importante accenno a problemi d’ordine più generale, come all’infallibilità del Papa (richiamata nella Pol. III), alla persecuzione degli eretici e all’Inquisizione, che Ardigò deplora mentre ne dà interpretazione finemente giudiziosa.