Brani di vita/Libro primo/La Fossalta: differenze tra le versioni

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Passato il ponte di Sant'Ambrogio e ripresa la linea retta, dopo alcuni chilometri si trova un ponticello moderno, colla ringhiera di ferro, sopra un piccolo torrente o piuttosto un fosso, che reca al Panaro l'umile tributo di un filo d'acqua. Il fosso è profondo e le rive sono quasi a picco. Di là dal ponte, a sinistra è una casa modesta con un portico basso dove sono due o tre botteghe. Sulla parete esterna che guarda Bologna è dipinto San Petronio e sull'altra che guarda Modena, San Geminiano. Così i santi patroni delle due città guardano ciascuno la propria.
Nel luogo non c'è nulla che fermi l'attenzione. Un torrentello, un ponte ed una casa come se ne trovan cento lungo la via. Eppure qui, o poco lontano, si combattè una celebre battaglia in cui un re fu fatto prigioniero e da cui scaturì un poema celeberrimo. Il luogo si chiama la Fossalta, il prigioniero {{AutoreCitato|Re Enzo|re Enzo]]}}, figlio dell'{{AutoreCitato|Federico II|imperatore Federico II}}, e il poema ''La secchia rapita''!
Quando il re Enzo cadde in mano dei Bolognesi aveva ventiquattro anni ed era "bello di corpo, con un'angelica faccia, avendo i capelli biondi istesi fino alla cintura", come narra l'Alberti. Fu messo in carcere comodo e decoroso, ma così strettamente guardato che non potè uscirne che morto. Melanconica fine dell'aquilotto imperiale spentosi tristamente nella ferrea gabbia, quando tante speranze gli sorridevano!