Mantova e Urbino/II. 1490-1501: differenze tra le versioni

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I Duchi frattanto erano giunti ad Urbino, e tutti mostravansi lieti di veder la Duchessa "bella, sana et salva". Feste cordiali furono fatte loro dai sudditi: "Tutti li putti li andorono incontra fino a li confini cum le olive in mano gridando: "''Feltro, Feltro'', et ''cinctura, cinctura'', et similiter tutte le donne meglio ornate che possevano ... Non pretermetterò certe representatione che furono facte infra via. Et prima, discosto da Urbino circa quatro miglia, in uno pianetto de una collina se scoversono a l’improviso li cantori a cavallo in forma de cazatori cum alcune nymphe vestite a l’anticha cum li cani a lasso, li quali subito disciolti presono alcune lepore portate vive a posta, cantando certe canzone al proposito de la tornata de loro S<sup>rie</sup> et aproximandosi a la terra, aparve la Dea de l’alegreza, la quale congratulandosi del suo tornare li pronosticò molte felicitade et prospera fortuna". Guidubaldo, superata la minorità, si svincolò compiutamente dalla tutela dell’Ubaldini, ed è bello il vederlo nella dignità mite e serena, nella, quasi diremmo, patriarcalità del suo governo. "Questo S<sup>re</sup> ha preso totalmente l’administratione del governo del Stato, cum una incredibile satisfactione de li suoi populi, dimonstrando a ciascuno tanta humanità, clementia et gratia, che più non porieno desiderare, tenendo sua S<sup>ia</sup> uno optimo ordine. La matina depò la messa, la quale mai abandona, escie fora in lo salotto et mettesi a sedere a tavola, et lì ascolta tutte quelle persone che sono di qualche gravità, et expedite queste, se mette andare intorno a le logie prestando audientia a contadini et ad altre povere zente, et tutte le suplicatione de un dì che li sono porte, l’altro dì, prima che vada fora de cammera, insieme cum li cancellieri et uno doctore, che è m. Alexandro de Arezo de Lombardia, expedisce"<ref>Sono brani di lettere, che Sigismondo Golfo scrisse da Urbino il 22 e il 23 gennaio ’94.</ref>.
 
Qualche mese dopo Elisabetta aveva il conforto d’ospitare essa la cognata, che, per un voto fatto nel parto, compieva un pellegrinaggio a Loreto<ref>Del voto e del viaggio toccammo brevemente anche nelle ''Relazioni con gli Sforza'', pp. 94-95.</ref>. Quando Isabella partì il 10 marzo da Mantova e recossi prima a Revere, poi a Ferrara, ove si trattenne alcuni giorni, aveva intenzione d’andare prima ad Urbino, per "stare in devotione la septimana sancta", e di là a Loreto e ad Assisi. Ma poi mutò il piano, per esserle venuto incontro ad Argenta un messo della Duchessa, il quale le disse che in un paese montagnoso come Urbino non avrebbe potuto essere convenientemente onorata in quaresima, per mancanza di pesce. Elisabetta pertanto la consigliava a recarsi prima a Loreto, e poi ad Assisi ed Urbino, nel ritorno. Ecco pertanto come aveva fissato le tappe: "Postdomane, che serrà il <small>XXI</small> (''marzo''), andarò al Cesenatico, a li <small>XXII</small> ad Arimine, a li 23 a Pesaro, a li 24 a Senogalia, a li 25 in Ancona, a li 26, che serà el mercore sancto, ad Loreto, dove confessata, me comunicarò la zobia mattina. De lì in due giornate per la via de S. Severino e Camerino andarò ad Eugobio. De lì ad Asiso in uno dì, l'altrol’altro a Perosa, sì per vedere quella inclita città, come perchè dovendo audire missa et disnare, serìa troppo longa giornata ritornare ad Eugobio. Da Asiso a Perosa non è se non dece milia, per una bellissima valata, per quel che intendo, et da Perosa ad Eugobio desdotto. Venirò poi de longo per la terra del Duca de Urbino, non me firmando più de dui dì in alcuno loco. Farò la via de Romagna, driciandome poi da Bologna a Ferrara per satisfare a li ill<sup>mi</sup> S. miei patre et fratelli, che me pregorono facesse quella via nanti che ritornasse a Mantua".<ref>Lettera da Ravenna al marito, 19 marzo, nel copialettere lib. <small>IV</small>.</ref>
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