Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera seconda: differenze tra le versioni

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Dal fin qui detto, intanto, conchiudo, ch'Ercolano costituisce oggi un monte d'alluvione, fatto da materie volcaniche e non volcaniche, nel quale giace seppellita questa famosa città; che questo sotterramento non è stato fatto in una sola volta, ma da reiterate, e consecutive alluvioni; che le materie, le quali cuoprono Ercolano sono assolutamente diverse da quelle, che seppellirono Pompei; che conseguentemente non una. pioggia di ceneri volcaniche, lanciate per aria dal Vesuvio sotterrò queste due città; che nessuna di queste due desolazioni accadde nel 79; e che, finalmente, neppure la distruzione delle due città seguì nell'istesso tempo, conforme la storia pretende, e conforme cadendo l' idea del sotterramento per opera delle ceneri del 79, non si può quest'unità di tempo altrimenti dimostrare.
 
Del resto il libro LXVl di [[:w:Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]], donde sembra aver pres'origine la confutata favola dì Pompei e d' Ercolano, non contiene li più mostruosi assurdi ? [[:w:Tito (imperatore romano)|Tito]] guarisce un cieco, ''applicandogli
 
<br/><div id="86">'''86'''<br/>sputo agli occhi'', sana la ''mano languida'' d'uno storpiato, ''calpestandogliela''. Nel principio dell'eruzione ''si veggono giganti andar vagando per l'aria e per le terre vicine, e si sente uscir fuora dal Vesuvio un suono di trombe''. Finalmente una pioggia ''di sassi immensi, e di ceneri lanciate in aria dal volcano cuopre l'aria, la terra, ed il mare: trafigge il bestiame: ammazza tutti li pesci e gli uccelli: e per colmo di fatalità cuopre interamente le due città di Pompei e d'Ercolano, nel mentre il popolo nel teatro sedea''.
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Or una sana logica non deve autorizzarci a pensare, che il sotterramento di queste due città, per opera della pioggia di cenere volcanica, debba avere una credenza assolutamente simile a quella dello sputo miracoloso di Tito? del calpestamento mirabile di questo Imperatore? de' giganti vagabondi? del suono delle trombe, rimbombanti nel Vesuvio? dell'aria, del mare, e della terra coperte dalle ceneri Vesuviane? e del bestiame, degli uccelli, e de' pesci tutti trafitti da questa cenere? Dione, dunque, ha scritto sogni, ed uno di questi, quello cioè della distruzione e sotterramento di Pompei e d'Ercolano dall' eruzione del 79, ha mirabilmente fatto fortuna, per essere diventato un punto strepitoso, classico, e favorito degli antiquarj, e degl'istorici per lo spazio di XVII secoli. Ma perché? Pel meraviglioso e strano della finzione.
 
Finisco, intanto, osservando, che gli amatori della geologia han da provare non poca soddisfazione, nel vedere smentito da questa scienza un errore invecchiato, e che avea già gittato una profondissima
 
<br/><div id="87">'''87'''<br/>radice nello spirito di tutti gli uomini di lettere di tutte le nazioni.
 
Attendete la terza mia lettera, nella quale vi pennellerò un quadro ragionato di tutta la gran scena volcanica, e vi accorgerete, che non ostante tante e poi tante cose, scritte finora intorno ai volcani, la materia è nulladimeno ancora intatta, e che all' in fuora del curioso, del meraviglioso, e dello spaventevole volcanico, che fin dai tempi di [[:w:Polibio|Polibio]] di [[:w:Megalopoli (Grecia)|Megalopoli]], di [[:w:Tito Lucrezio Caro|Lucrezio Caro]], di Dione Sicolo, di [[:w:Strabone|Strabone]], di [[:w:Vitruvio|Vitruvio]], sino ai giorni nostri, ha occupato tanti scrittori, la spiega fisica de' fenomeni volcanici è restata sempre nelle loro mani un problema, che ritroverete risoluto nelle mie carte<ref >Questa terza lettera, qui sopra enunciata, ha dato luogo ad un mio opuscolo sulla genesi della crosta della terra , già pubblicato col seguente titolo : ''Qualche cosa intorno ai volcani in seguito di alcune idee geologiche all'occasione dell'eruzione del Vesuvio del 1. gennajo 1812 di C. Lippi, vol. [[:w:in ottavo|in 8°]], Napoli 1812, presso Domenico Sangiacomo. </ref>.
 
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