Pensieri e discorsi/Il fanciullino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot
fix note
Riga 13:
O presso il vecchio grigio mare. Il mare è affaticato dall'ansia della vita, e si copre di bianche spume, e rantola sulla spiaggia. Ma tra un'ondata e l'altra suonano le note dell'usignuolo ora singultite come un lamento, ora spicciolate come un giubilo, ora punteggiate come una domanda. L'usignuolo è piccolo, e il mare è grande; e l'uno è giovane, e l'altro è vecchio. Vecchio è l'aedo, e giovane la sua ode. Väinämöinen è antico, e nuovo il suo canto <ref>Che Femio sia vecchio, non si dichiara da Omero con parola espressa, ma indirettamente con l'epiteto periclytós (Odissea, 1, 325) comune all'altro aedo Demodoco (ibidem 8, 521 e al.), e specialmente con ciò che Femio stesso afferma di sé (ibidem 22, 347):
 
<poem>
Sono maestro a me io, ché un dio piantommi nel cuore
 
Ogni ragione di canti...
</poem>
 
Il che consuona con ciò che di lui dice Penelope (ibidem 1, 337 sg.):
 
<poem>
Femio, poi che sai molt'altre malie de le genti,
 
Opere d'uomini e dei...
</poem>
 
E il vecchio Femio con la canzone più nuova o più giovane (ibidem, 351 sg.):
 
<poem>
Poi che gli uomini pregiano ed amano più quel canto
 
che il più nuovo all'intorno de li ascoltanti risuoni.
</poem>
 
Quanto a Väinämöinen, ricordo da quel meraviglioso frammento di versione dovuto al mio P. E. Pavolini (Sul limitare, pp. 75 sg.):
 
<poem>
L'antico e verace Väinämöinen
 
..............................
 
Quindi l'antico Väinämöinen
 
..............................
 
quando udirono il nuovo canto,
sentirono il dolce suono.
 
sentirono il dolce suono.</poem></ref>. Chi può imaginare, se non vecchio l'aedo e il bardo? Vyàsa è invecchiato nella penitenza e sa tutte le cose sacre e profane. Vecchio è Ossian, vecchi molti degli skaldi. L'aedo è l'uomo che ha veduto (oîde) e perciò sa, e anzi talvolta non vede più ; è il veggente (aoidós) che fa apparire il suo canto <ref> OMERO, Odissea, 8, 499; phaîne d'aoidén.
 
Badiamo che io non intendo affermare l'etimo di aeidein da a privativo e vid- vedere. No: intendo asseverare che codesto etimo era presente agli antichi cantori. Si confrontino i due versi di Odissea, 1, 337 sg. che terminano il primo con oîdas e il secondo con aoidoì. Si mediti il 64 di 8: Degli occhi, sì, lo privò, ma gli dava la soave aoidén. Si ripensi l'espressione su riferita: mostrava l'aoidén.
Riga 51:
musicalità che del resto è nel suo nome, se esso vale, come in 2, 150, "pieno di sussurri o di voci", il Ciclope è presso Teocrito un dolce cantor d'amore, e nessuno dei Ciclopi sa sonar la piva come lui (Teocrito, Id., 11).</ref>.
 
Non l'età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l'altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra dell'anima [4]. E se gli occhi con cui si mira fuor di noi, non vedono più , ebbene il vecchio vede allora soltanto con quelli occhioni che son dentro di lui, e non ha avanti sé altro che la visione che ebbe da fanciullo e che hanno per solito tutti i fanciulli. E se uno avesse a dipingere Omero, lo dovrebbe figurare vecchio e cieco, condotto per mano da un fanciullino, che parlasse sempre guardando torno torno. Da un fanciullino o da una fanciulla: dal dio o dall'iddia: dal dio che sementò nei precordi di Femio quelle tante canzoni, o dell'iddia cui si rivolge il cieco aedo di Achille e di Odisseo <ref>Ricordo che tutto porta a credere che la Comedia sia stata cominciata dal poeta nell'anno quadragesimo ottavo della sua età, o dopo. E quello è il poema della contemplazione, opposta alla vita attiva.</ref>.
 
==II.==
Riga 63:
Questo era il suo solo artifizio, se pure si può chiamare artifizio ciò ch'egli faceva così ingenuamente che spesso la cosa, mediante il suo paragone, riusciva più piccola, sebbene sempre paresse più chiara; come quando confrontava il fluido parlare di alcuni vecchi savi all'incessante frinire delle cicale, o la resistenza d'un grande eroe all'indifferenza d'un asino che seguita a empirsi d'erba nel prato donde i bimbi vogliono cacciarlo a suon di bastonate. No no: il fanciullino del cieco non tanto voleva farsi onore, quanto farsi capire: non esagerava; perché i fatti che raccontava, gli parevano già assai mirabili così come erano. Ed egli sapeva, né per altro argomento se non perché parevano anche a lui, che mirabili dovevano parere anche agli altri bambini come lui, che erano nell'anima di tutti i suoi uditori. I quali ora come allora lo ascoltano con maraviglia. E non sarebbe ragionevole, di cose che dopo trenta secoli non si credono più verosimili. Ma dopo pur trenta secoli gli uomini non nascono di trent'anni, e anche dopo i trent'anni restano per qualche parte fanciulli.
 
{{sezione note}}
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=Indice
|NomePaginaCapitoloPrecedente=../
|CapitoloSuccessivo=Il sabato
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=../Il sabato
}}
{{Conteggio pagine|[[Speciale:Statistiche]]}}