Canti (Leopardi - Donati)/XIX. Al conte Carlo Pepoli: differenze tra le versioni

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Lati cercando, mille inefficaci
Medicine procaccia, onde quell'una
  Cui natura apprestò, mal si compensa.
Lui delle vesti e delle chiome il culto
E degli atti e dei passi, e i vani studi
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E non lo sguardo tenero, tremante,
Di due nere pupille, il caro sguardo,
  La più degna del ciel cosa mortale.
Altri, quasi a fuggir volto la trista
Umana sorte, in cangiar terre e climi
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Su l'alte prue la negra cura, e sotto
Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
  Felicità, vive tristezza e regna.
Havvi chi le crudeli opre di marte
Si elegge a passar l'ore, e nel fraterno
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Lidi turbando la quiete antica
Col mercatar, con l'armi, e con le frodi,
  La destinata sua vita consuma.
Te più mite desio, cura più dolce
Regge nel fior di gioventù, nel bello
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Con quali ordini e leggi a che si volva
Questo arcano universo; il qual di lode
  Colmano i saggi, io d'ammirar son pago.
In questo specolar gli ozi traendo
Verrò: che conosciuto, ancor che tristo,
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