Mantova e Urbino/II. 1490-1501: differenze tra le versioni

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Nella disgrazia che doveva seguire poco appresso, la morte della madre (11 ottobre 1493)<ref>Vedi su di ciò le citate ''Relazioni con gli Sforza'', pp. 85-86.</ref>, fu certo di grande conforto alla desolata Marchesa l'avere al fianco una così tenera e devota amica come Elisabetta. La quale poi ebbe ad assistere, verso la fine dell'anno, alle prime gioie materne di Isabella, poichè il 31 dicembre 1493 nasceva appunto la sua primogenita Leonora<ref>Atto di nascita: "Die ult. Decembris hora xvj jam pulsata nata est infans femina Elionora, Violantes et Maria nominata, que baptizata fuit ecc. Fuerunt compatres Mag.<sup>eus</sup> Dom. Paulus Barbus Patricius Venetus capit. Verone pro Ser.<sup>mo</sup> Domino Venet., Mag.<sup>eus</sup> Dom. Lud.<sup>eus</sup> de Fogliano pro D.L.<sup>co</sup> Sfortia, ecc".</ref>, dei cui progressi noi abbiamo qui a tener conto, perchè essa pure era destinata un giorno a divenire Duchessa d'Urbino. In lei, secondo un pietoso costume del tempo, rifaceva Isabella il nome della madre estinta<ref>Il 14 febbraio '94, dando notizia di sè e della bimba alla zia, la Regina d'Ungheria, dice: "Renovarò in lei el nome de la felice memoria de la mia ex<sup>ma</sup> matre, quando se baptizarà" (Copialett., <small>L.</small>IV). Il battesimo solenne non aveva ancora avuto luogo. Il 9 gennaio '94 il Marchese invitava come padrino Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, il quale rispondeva con questa lettera:
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Ill<sup>me</sup> D<sup>ne</sup> mi max. hon. - Non potrei exprimere quanta consolatione et piacere habbia presa della nata figliuola ad V. Ill.<sup>ma</sup> S., nè quanto io me li reputi obligato degnandosi quella per ineffabile sua benignità da servitore assumermi in suo compatre. Alla quale solemnità, se come serìa mio debito et desiderio, non serò presente excusimi appresso V.S. la mala valitudine, che per occasione di scesa calda et sottile con una febbre accidentale continua m'ha distenuto in casa dall'entrata del mese in quà. Della quale benchè per gratia de Dio sia alquanto alleggerito, et ogni segno tenda ad liberatione et bona fine, pure per esser la infermità contratta di verno in questa aria sottile contraria alle scese, mi serà necessario stare in buona guardia bon spatio di giorni. Ma quello che non potrò io penso satisfaccia Gioanni mio unico fratello, al quale scriverò che doppo il votivo cammino di S.M. dell'Oreto ove al presente si ritrova pigli la volta di Mantua. Il che ad epso serà car.<sup>mo</sup> per far suo debito et per vedere le vostre regione; nè io potrei substituire vicario più ad me adherente, nè ad V.S. più caro et accepto. Ringrazio summamente V.S. dello avviso et della assumptione, pregando N.S. Dio ve ne conceda de maschij, et della presente figliuola vi doni quella contentezza che la S.V. desidera. Così la supplico si degni raccomandarmi et offerire alla Ill<sup>ma</divsup> sua consorte mia hon.<sup>da</refsup> madonna et comatre.
 
Del ritratto al naturale della città di Parigi se è con ogni diligentia investigato, nè si truova in Fiorenza </div></ref>
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