Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera prima: differenze tra le versioni

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{{indent|0|che scende da ''S. Maria degli Angeli'', donde le acque strascinarono in giù le materie volcaniche. Egli è fuor di dubbio, che tutto il terreno, ossia l'elevazione, che sorgendo dal mare forma il ''[[:w:Piazza del Plebiscito|Largo di Palazzo]]'', elevazione che importa circa 40 piedi, è l'opera di reiterate alluvioni, giacché a misura che si scava e si scende giù, non si scuopre altro, che strati alterni di lapillo volcanieovolcanico e di terre. Or se nessuno dirà mai che questi strati sono l'effetto d' una pioggia di ceneri, lanciate in aria dal Vesuvio, perché lo strato consimile di lapillo volcanico, che cuopre Pompei, deve essere attribuito a questa cagione, e non alle alluvioni, dalle quali vediamo prodotti gli strati del ''Largo di Palazzo''?}}
 
Per conto del secondo fatto, invito il lettore di trasferirsi in Pompei, e propriamente nella famosa cantina dissotterrata, e che fu ritrovata piena di terra sino alla metà della sua altezza, una con molti vasi vinarj di argilla, ritrovati nella stessa posizione, che occupavano in tempo del sotterramento, cioè in una posizione verticale, appoggiati alle mura della cantina, l’uno accanto all'altro. Jeri ve n’erano ancora una trentina nella stessa posizione, e pieni di terra sino all'orifizio. La natura di questa terra è d'indole argillosa-calcare, effervescentissima all'[[:w:acido nitrico|acido nitrico]], ed è affatto simile alla terra vegetabile, in cui lussureggian oggi tante vigne, e tanti alberi fruttiferi al di sopra di Pompei; vale a dire che questa terra, la quale riempiva i vasi vinarj, e la cantina, non è una cenere volcanica uscita dal Vesuvio, conforme tutti han creduto. La natura, intanto, della cantina dimostra, che mai