Pagina:Rime (Vittorelli).djvu/27: differenze tra le versioni

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{{Ns0|Sonetto 10|All'egregio Signor Conte Arnaldo Arnaldi Tornieri afflittissimo per la morte di una sua Sorella.|1}}<section begin=1 />{{Centrato|All'egregio Signor Conte Arnaldo Arnaldi Tornieri afflittissimo per la morte di una sua Sorella.}}
{{Ns0|Sonetto 10|All’egregio Signor Conte Arnaldo Arnaldi Tornieri afflittissimo per la morte di una sua Sorella.|1}}<section begin=1 />{{Centrato|''All’egregio Signor Conte Arnaldo Arnaldi Tornieri afflittissimo per la morte di una sua Sorella.''}}


<!--sonetto--><poem><big>V</big>{{sc|anne}}, o Colomba tenero - gemente,
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Vanne ad Arnaldo, che sospira e piange;
v ANNE, o Colomba tenero - gemente,
E a la mensa fraterna in van sedente
Vanne ad Arnaldo, che sospira e piange;
bee limpido umor, pane infrange.
E a la mensa fraterna in van sedente
bee limpido umor, pane infrange.


Digli, che rassereni il cor dolente,
Digli, che rassereni il cor dolente,
E lo squallore in allegrezza ei cange;
E lo squallore in allegrezza ei cange;
Che vive Jdalba su l’empirò ardente
Che vive Idalba su l’empiro ardente
Tra la pudica maritai falange;
Tra la pudica marital falange;


E poi quando tramonta il sol vermiglio,
E poi quando tramonta il sol vermiglio,
Se ne 1’ intime stanze aver puoi loco,
Se ne l’intime stanze aver puoi loco,
Cerca in quella ds Arnaldo un ripostiglio.
Cerca in quella d’Arnaldo un ripostiglio.


Ivi, gemendo in suon pietoso e fioco,
Ivi, gemendo in suon pietoso e fioco,
Fa eh’ ei socchiuda il lagrimoso ciglio,
Fa ch’ei socchiuda il lagrimoso ciglio,
E fa che il sonno lo ristori un poco.</poem>
E fa che il sonno lo ristori un poco.</poem>
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{{Ns0|Sonetto 11|Al suo dilettissimo Amico Conte Sebastiano Vignota.|2}}<section begin=2 />{{Centrato|''Al suo dilettissimo Amico Conte Sebastiano Vignota.''

<section end=1 />{{Ns0|Sonetto 11|Al suo dilettissimo Amico Conte Sebastiano Vignota.|2}}<section begin=2 />{{Centrato|Al suo dilettissimo Amico Conte Sebastiano Vignota.
}}
}}
<poem>
^Ì^ignola, io ti dipingo. Ecco V aurora,
Che si vede spuntar da la collina,
E di soave luccicante brina
Ingemma il praticel, 1’ erbe ristora.


<!--sonetto--><poem><big>V</big>{{sc|ignola}}, io ti dipingo. Ecco l’aurora,
Senti un garrir d’ augelli, che innamora,
Che si vede spuntar da la collina,
Fabbri il petto di gioja mattutina.
E di soave luccicante brina
Mira qui l’arboscello, ivi la spina,
Ingemma il praticel, l’erbe ristora.
Un che s’infronda, e 1’ altra che s’infiora

Senti un garrir d’augelli, che innamora,
Ebbri il petto di gioja mattutina.
Mira qui l’arboscello, ivi la spina,
Un che s’infronda, e l’altra che s’infiora.


Ve ve quel font irei, che l’ onda pura. ...
Ve ve quel fonticel, che l’onda pura....
Ma tu mi guardi, e flel tuo dolce stile
Ma tu mi guardi, e nel tuo dolce stile
Gridi: pingi 1’ Amico o la Natura ?
Gridi: pingi l’Amico o la Natura?


Gentil Vignola mio, pingo d’ Aprile
Gentil Vignola mio, pingo d’Aprile
Un ridente mattin, nè v’ ha pittura,
Un ridente mattin, nè v’ha pittura,
Che al tuo viso, e al tuo cor sia più simile.
Che al tuo viso, e al tuo cor sia più simile.
</poem><section end=2 />
</poem><section end=2 />