Brani di vita/Libro primo/Tempo di vendemmia: differenze tra le versioni

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|NomePaginaCapitoloSuccessivo=../In memoria di Emilio Zola
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Dolce cosa sarebbe il ricordare se non supponesse un passato e quanto più il passato si fa lontano, altrettanto purtroppo al dolce si mescono larghe stille di amaro. Tuttavia diceva bene quel personaggio del [[Autore:{{ac|Charles Dickens|Dickens]]}}: "mio Dio, conservatemi la memoria!" E lasciatemi ricordare.
Ero un bambino e mi mandavano a portare la colazione all'uccellatore appiattato nel casotto del paretaio. Ci si andava sotto un lunghissimo pergolato e l'uva era matura, la bella albana gialla come l'oro; ma più mi attirava un certo melo che produceva frutti piccoli, acidi e selvatici che mangiavo con tanto piacere, perchè me l'avevano proibito; e la valle era piena del canto delle vendemmiatrici, un canto che ho ancora negli orecchi.
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Chi era quella buona, santa e bella ragazza (perchè doveva essere una ragazza bella, santa e buona) che mi suonava la sesta Rapsodia del Liszt, proprio quella che mia figlia suonò la sera prima della mia partenza? Mi sentii dentro un rimescolìo di riconoscenza e di amore, ma l'aspettavo all'''allegro'' che ha le ossa dure. "Ora ti voglio" dicevo io! Ebbene; la ragazza santa, buona e bella, eseguì l'allegro con disinvoltura brillante, come se nulla fosse! Benedetta sia!
Me ne andai, lo confesso, con una tendenza alla tenerezza che, se gli amici mi avessero visto, riderebbero ancora. Me ne andai e giunsi ad Alessandria, ripetendo per la incognita i versi del [[Autore:{{ac|Giacomo Leopardi|Leopardi]]}}: