Brani di vita/Libro primo/Il Natale nella lirica: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot
m autore citato
Riga 6:
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=../Per Comacchio
}}
I boccali di Montelupo, ricchissimi di auree sentenze, debbono portar dipinta sulla pancia anche questa: che la stessa idea è concepita, sviluppata ed espressa diversamente nei diversi secoli. Ella dirà che questo aforisma poteva essere risparmiato agli innocenti lettori i quali hanno giudizio da imprestare, e sanno bene che senza queste trasformazioni delle idee e delle forme non ci sarebbe storia letteraria. Io protesto pel mio rispetto agli innocenti lettori, ma dico anche che non è poi affatto inutile ripetere questa massima decrepita. Non Le pare che a questo mondo ci sia ancora dell'ottima gente la quale pretenderebbe che sentissimo e scrivessimo come nel trecento, nel cinquecento, o alla peggio come nel milleottocento dodici o quindici, l'epoca degli inni sacri del [[Autore:{{ac|Alessandro Manzoni|Manzoni]]}}! Non Le pare che novant'anni siano parecchi? Io Le auguro di non saperlo per prova.
Se Ella poi vuol capacitarsi di quel che oggi si chiama evoluzione, sia del pensiero che della forma, cerchi gli esempi piuttosto che i ragionamenti; anzi prenda uno di quegli argomenti che, dal trecento in qua, furono sempre trattati e ne segua la successiva trasformazione. Così avrà quasi una sintesi della storia letteraria. Siamo alle feste di Natale? Ebbene: segua la metamorfosi del Natale nella nostra lirica.
Nel secolo XIV i poeti sono cristiani nel sangue e nell'anima, e capaci di vedere l'apparizione che fermò Saulo nella via di Damasco. [[Autore:{{ac|Jacopone da Todi|Jacopo da Todi]]}}, giovane, ricco, innamorato, si dà bel tempo. Un giorno, in una festa pubblica, per la rovina di un impalcato, la sua donna muore improvvisamente, e Jacopo, trovatole sulle carni un aspro cilicio, si fa frate. È cristiano umile e fervente nell'amor di Dio. Del mondo non gli importa se non per quel che ha riguardo alla religione e nel Natale non vede più in là del mito cattolico:
Riga 32:
Ma nel secolo seguente, il secolo degli umanisti, del paganesimo che ricomincia, non è più al bambino che si volgono gli affetti ed i canti; è alla madre, alla donna. [[Autore:{{ac|Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]]}} si raccomanda al cielo per paura dell'inferno e quando nella lauda sesta par che voglia celebrare il natalizio del cristianesimo, si rivolge a Maria e non più all'''angeluccio piccolino'' dell'umile Jacopone. Dice bensì:
 
Riga 93:
Dalla spontaneità dell'affetto e dalla ''religione per la religione'' di Jacopone e del Benivieni, ci corre! Ma torniamo al Natale.
Nel secolo XVI l'affetto vero non lo troviamo più. La lirica diventa petrarchesca e la lirica religiosa canta la Vergine proprio come Laura. Questa non è esagerazione. Il ''[[Autore:{{ac|Francesco Petrarca|Petrarca]]}} spirituale'' del Malipiero (oh, la superba, la splendida edizione del Marcolini!) non è altro che una rabberciatura del canzoniere per ridurlo a cantare Maria invece di Laura. Eccone un esempio. Tutti ricordano il celebre sonetto del Petrarca "''In qual parte del cielo, in quale idea, ecc.''" Il Malipiero lo sconcia così:
 
Riga 132:
 
 
Ah! se ci fosse stato il [[Autore:{{ac|Alessandro Tassoni|Tassoni]]}} a pettinare questo ''archimandrita del Petrarca'' ed a gridargli
 
 
Riga 297:
Desiderio di una palingenesi che per ora non sembra vicina.
Eccoci partiti dall'umiltà di cuore per giungere agli auguri di pace terrena; eccoci partiti dalla religione pura per giungere alla religione applicata, passando gli stadi mezzani del petrarchismo, del seicentismo e dell'Arcadia. Pure dai vagiti della poesia italica del [[Autore:{{ac|Jacopone da Todi|frate da Todi]]}}, fino al canto del cigno della poesia cattolica sciolto dal [[Autore:{{ac|Alessandro Manzoni|Manzoni]]}}, il Natale, come fatto, come mito, come credenza, è sempre rimasto quello. Ma ogni secolo lo vide a suo modo e gli diede quella forma d'arte che gli parve migliore. Eccole dunque l'evoluzione e la conferma dell'aurea sentenza inscritta sui boccali di Montelupo che Le dissi da principio.
E buone feste.