Pagina:Rime (Vittorelli).djvu/13: differenze tra le versioni

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''<noinclude>te </noinclude>alcune; quantunque ignorandosi adesso i giornalieri accidenti, che le dettavano, e che io mascherava coli allegoria, vadano esse a pericolo di riuscir fredde e spoglie affatto di certa loro gajezza nativa. Non eccettuo dalla ristampa il Poemetto giocoso de Maccheroni, Poemetto che io amo con predilezione paterna per essere uno de primi sforzi del mio piccolissimo ingegno, e che io scrissi non ben compiuto ancora V anno vigesimo quarto dell’età mia. Certa gratitudine, che non si estinguerà nel mio cuore ne men per morte, fa che io vi raccomandi di ristampare la traduzione del celebre Endecasillabo del Conte Abate {{Sc|Roberti}} sul famoso Musaico ritrovato dal Cardinal {{Sc|Furietti}} fra i rottami della Villa di Adriano, e rammentato con onore da Plinio. Egli stesso l’Abate {{Sc|Roberti}} mi pregò, e mi eccitò a farla. Poss’ io negare adesso questo contrassegno della mia fedele e ricordevole obbedienza a quella sempre cara e sempre venerabile Ombra? Non passa giorno che io non faccia di lui una soavissima insieme ed acerbissima rimembranza: e se questi faggi e questi olmi, che mi circondano e che sono miei leali concittadini, potessero favellare, udreste quanto io mi lagni con essi di averlo perduto, e come affettuosamente io lo chiami. Vorrei che vi trovaste più fornito di scioperio, che non vi trovate, per venir qualche tratto a visitarmi, e per recarmi quelle notizie in materia di lettere, che da Voi solo compiutamente aver si possono; giacchè, oltre all’esser Voi pieno di finissimo ingegno, siete anche uno de’ più accreditati Bibliografi. Ma sarà bene che io la finisca. Conservatemi la vostra sincera benevolenza, e state sano.''
''<noinclude>te </noinclude>alcune; quantunque ignorandosi adesso i giornalieri accidenti, che le dettavano, e che io mascherava coli allegoria, vadano esse a pericolo di riuscir fredde e spoglie affatto di certa loro gajezza nativa. Non eccettuo dalla ristampa il Poemetto giocoso de Maccheroni, Poemetto che io amo con predilezione paterna per essere uno de primi sforzi del mio piccolissimo ingegno, e che io scrissi non ben compiuto ancora V anno vigesimo quarto dell’età mia. Certa gratitudine, che non si estinguerà nel mio cuore ne men per morte, fa che io vi raccomandi di ristampare la traduzione del celebre Endecasillabo del Conte Abate {{Sc|Roberti}} sul famoso Musaico ritrovato dal Cardinal {{Sc|Furietti}} fra i rottami della Villa di Adriano, e rammentato con onore da {{AutoreCitato|Plinio}}. Egli stesso l’Abate {{Sc|Roberti}} mi pregò, e mi eccitò a farla. Poss’io negare adesso questo contrassegno della mia fedele e ricordevole obbedienza a quella sempre cara e sempre venerabile Ombra? Non passa giorno che io non faccia di lui una soavissima insieme ed acerbissima rimembranza: e se questi faggi e questi olmi, che mi circondano e che sono miei leali concittadini, potessero favellare, udreste quanto io mi lagni con essi di averlo perduto, e come affettuosamente io lo chiami. Vorrei che vi trovaste più fornito di scioperio, che non vi trovate, per venir qualche tratto a visitarmi, e per recarmi quelle notizie in materia di lettere, che da Voi solo compiutamente aver si possono; giacchè, oltre all’esser Voi pieno di finissimo ingegno, siete anche uno de’ più accreditati Bibliografi. Ma sarà bene che io la finisca. Conservatemi la vostra sincera benevolenza, e state sano.''


{{Sc|Poscritta}}. ''Io avea tralasciato. di accennarvi cosa che assai mi preme, e che tanto mi sta sul cuore, cioè che Voi faceste due parole al Lettore da mettere in fronte al mio. libro, non già in lode dé* miei poveri versi, ma per avvertirlo, che tutte quelle rime, che si leggono col mio nome in altre''
{{Sc|Poscritta}}. ''Io avea tralasciato. di accennarvi cosa che assai mi preme, e che tanto mi sta sul cuore, cioè che Voi faceste due parole al Lettore da mettere in fronte al mio. libro, non già in lode de’ miei poveri versi, ma per avvertirlo, che tutte quelle rime, che si leggono col mio nome in altre''