Fu il fuoco o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano?/Lettera seconda: differenze tra le versioni

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Il celebre [[:w:Alessio Simmaco Mazzocchi|Canonico Mazzocchi]], chiamato dall'[[:w:Académie française|Accademia di Parigi]] ''miracolo di tutta l'Europa letteraria'', esprime la sua [[:w:opinione|opinione]] intorno alla distruzione d'Ercolano, originata dal Vesuvio, nella seguente [[:w:epigrafia latina|iscrizione]], da lui fatta ad uno dei belli cavalli della [[:w:quadriga|quadriga]], dispersa tra le ruine del teatro. Questo cavallo è ora nel [[:w:Chiostro del Salvatore|Palazzo Regio degli studj]] di Napoli, dove ho copiato l'[[:w:iscrizione latina|iscrizione]] qui appresso, che si legge nel [[:w:Piedistallo|piedestallo]], sul quale il cavallo è messo. Or il Mazzocchi non avrebbe cosi scritto, se non fosse stato intimamente persuaso del fatto, giusta il sentimento di tutti gli altri autori.
 
«Ecco che per cura Regia, e maestrevolmente connessi insieme i molti membri, ne' quali a guisa di [[:w:Apsirto|Assirto]], il Vesuvio mi ruppe, son io soltanto l'avanzo della splendidissima quadriga di bronzo, infranta e sparpagliata con i suoi cavalli che vi erano una volta legati»<ref>{{Centrato|{{Sc|ex quadriga aenea splendidissima<br/>cum suis jugalibus<br/>comminuta ac dissipata<br/>superstes ecce ego unus resto<br/>nonnisi regia cura<br/>repositis apte sexcentis<br/>in quae vesuvius me [[:w:Apsirto|absyrti]] instar<br/>discerpserat membris}}}}</ref>.
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Ma questo monte è, precisamente, quello ch'io chiamo ''monte d'alluvione volcanico'', in cui non vi è un sol [[:w:atomo|atomo]] di [[:w:lava|lava]], come dirò in seguito.
 
Gli [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici Ercolanesi]] inoltre (ed io nel citare quest'illustre Società di letterati, i quali hanno sicuramente scartabellato quanto è stato scritto su quest'argomento, do la dimostrazione dell'[[:w:opinione|opinione]] generale di tutti gli altri scrittori, analoga a quella degli autori riferiti finora, poiché se altri avesse scritto altrimenti e ragionevolmente intorno alla distruzione e sotterramento delle due nostre rinomate città, i detti Accademici lo avrebbero senza dubbio riferito) sono perfettamente d'accordo con tutti gli altri autori intorno alla distruzione di Pompei. Infatti i signori [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici]] credono, che fu questa città sotterrata dalla pioggia di [[:w:Cenere vulcanica|ceneri volcaniche]], lanciate per aria dal Vesuvio nell'anno 79; ma riguardo alla desolazione d'Ercolano i detti Accademici si sono appartati dall'opinione comune, e ne hanno pubblicata un'altra, che per rispetto non voglio confutare, ma che disgraziatamente si ritrova abbattuta dalla mia scoperta.
 
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Per conto della pioggia delle ceneri, ecco come vien da essi confutata relativamente ad Ercolano<ref>''Dissertatio Isagogica ad Herculanensium voluminum explanationem cap. XI. §. XIV.pag. 71....''</ref>: «Non persuaderti inconsideratamente essere tutta la materia lanciata in aria dalla bocca del volcano, siccome osservammo con proprj occhi nell'eruzione del 1779. In questa guisa portata via dal vento, e [[:w:Caduta dei gravi|descrivendo una parabola]], sarebbe caduta, dopo essere cessata la forza sospignente, in forma di grandine, ne' terreni sottoposti, come difatti cadde poco tempo dopo in Pompei (con che ecco la pioggia, o la grandine volcanica, coma essi dicono sopra Pompei);»
ma le osservazioni da noi fatte c'impediscono di abbracciare questa [[:w:ipotesi|ipotesi]]. Difatti né il vento di mezzogiorno che soffiava allora, secondo rileviamo dalla seconda navigazione
 
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{{Indent|0|e la morte del [[:w:Plinio il Vecchio|zio]], non dica una parola sola dell'eccidio delle due città. Come va questo, se Plinio era contemporaneo? Se egli era letterato e scrittore? Se parla della pioggia delle ceneri? lo per me non posso attribuire il silenzio di Plinio, che ''o ad una. somma indolenza, o al non evento del fatto''. Mi attengo a quest'ultima [[:w:opinione|opinione]], non potendo supporre in Plinio un'indolenza così grande; tanto, cioè, per l'importanza somma della cosa, quanto per l'esagerazione, ch'era in voga in quei tempi presso gli scrittori, i quali scriveano delle visioni per fatti, conforme abbiam veduto aver fatto [[:w:Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]], descrivendo i giganti ed il suono delle trombe della stessa eruzione del 79. Io quindi amo meglio giustificare il nipote dell'eloquente istorico, ''negando il fatto'', che ammettere la distruzione delle due città all'epoca del 79; soprattutto perché vien attribuita ad una pioggia di ceneri, lanciate per aria dal Vesuvio, ''ciò ch'è in contraddizione colla geologia de' due luoghi'', ed ammettendo anche una tal pioggia eccessivamente abbondante, si concepisce difficilmente il sotterramento suddetto. Come [[:w:Plinio il giovane|Plinio]] ci parla tanto prolissamente della morte del [[:w:Plinio il Vecchio|zio]], ossia d'un sol uomo, accaduta nell'eruzione del 79, e non ci dice una parola sola della distruzione intera, di due così celebri città! Nò<!--accentato nell'originale--> il fatto è supposto, e niente probabile, ciò che vien, anzi, provato dal seguente passo della seconda lettera a [[:w:Publio Cornelio tacito|Tacito]], nella quale parlando Plinio di quella eruzione dice così<ref>''Non defuerunt qui fictis, mentitisque terroribus vera pericula augerent''.</ref>: ''Non è mancato chi con terrori mentiti,''}}
 
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{{Indent|0|''e finti avesse ingranditi i veri pericoli''. Ma lascio agl'istorici la cura di fare l'apologia della storia, ed io proseguendo il filo del mio argomento cercherò di smentirla colla geologia. Il libro della natura è ormai aperto, e gl'istorici non potran chiuderlo sicuramente colle loro [[:w:ipotesi|ipotesi]].}}
 
Prima di ogni altra cosa, poi, devo qui accennare lo stato, in cui si ritrova oggi Ercolano, dove non bisogna attendersi di vedere case e strade disotterrate, come si osservano in Pompei. Tutti gli edificj, infatti, scavati, e dai quali sono uscite tante pitture, tante statue, tanti vasi, tanti candelabri, tanti utensilj, tanti istromenti, tanti famosi papiri, e finanche varie [[:w:Alimento|provvisioni da bocca]], non esistono più. Essi dopo lo spoglio di tanti oggetti antichi, furono, perché la soprapposta Resina non precipitasse ne' voti sottoposti, ossia negli [[:w:Scavo (archeologia)|scavamenti]] fatti, ripieni. Ma non meritano di essere censurati i nostri architetti, che fecero sotterrar tutto, in vece di conservar tutto con idonee fortificazioni? Con ciò si sarebbero tramandate alla posterità quelle famose rovine, ed il governo sarebbe stato giornalmente nel caso di far eseguire, con poche spese, delle nuove scoperte. Gli amatori delle cose antiche dovrebbero, mi pare, crepare di rabbia. Quante pentole screpolate! Quanti ''monolicni e dilicni'', ossia lucerne ad uno, ed a due lucignoli rotte ed infrante! Quante monete arruginite! Quanti lacrimali sfondati! Quanti magnifici [[:w:Priapo|Priapi]], rosicati e mutilati dal tempo! E quante altre di somma erudizione e dottrina gravide bagattelle, peste, e sfigurate,
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{{Indent|0|che giace sopra Ercolano è il prodotto della stessa cagione. Alcuni han preteso esser il tufo uscito in forma di un volume infiammato da un volcano vicino; ed in conseguenza anche in istato ignito, pervenne il tufo sopra Ercolano. Così gli [[:w:Accademia Ercolanese|Accademici Ercolanesi]]; ma ciò è un errore; {{Sc|1.°}} perché in una tale supposizione si dovrebbero ritrovare ne' monti di tufo crateri volcanici, ciò che si oppone all'esperienza; {{Sc|2.°}} perché i monti di tufo dovrebbero, in tal caso, avere la figura conica, ciocchè non si verifica affatto, mentre tali monti forman catene di più miglia di lunghezza; {{Sc|3.°}} finalmente perché in una tale [[:w:ipotesi|ipotesi]] il [[:w:tufo|tufo]] non sarebbe altro, se non che una specie di [[:w:lava|lava]]. Or la lava per effetto della fusione si ravvisa omogenea, vitrea, e compatta, ed il tufo eterogeneo, terroso, e friabile. Altronde il tufo esposto ad un leggiero calore si fonde, e scorre liquido in forma di scoria griggia nera, conforme ho io sperimentato. Val quanto dire, che non si ritroverebbe ora in forma di tufo sopra Ercolano, se avesse provate l'azione del fuoco, e fosse corso infiammato sulla città. Questi stessi raziocinj, poi, bastan a dimostrare, che tutti gli altri monti di tufo non sono stati vomitati dai volcani nelle loro eruzioni, ma fatti per via umida.}}
 
{{Sc|quarta specie}}. [[:w:Rocce sedimentarie clastiche#Brecce|Breccia]] volcanica a cemento argilloso-calcare. In questo cemento, che fa effervescenza coll'[[:w:acido nitrico|accido nitrico]]<!--"accido" nell'originale-->, sono incastonati de' pezzi di pomice fibrosa. Chiamo cosi quest'aggregato non per la durezza (propria delle brecce), ma per la grandezza de' pezzi della pomice, che lo distinguono dal tufo comune, e pel cemento che a
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{{Indent|0|ammettere diverse vomizioni d'acqua del Vesuvio, per spiegare la diversità e la regolarità degli strati riferiti, ciò che non risulta dalla storia, e ciò che sarebbe ammettere [[:w:ipotesi|ipotesi]] sopra ipotesi. E poi che necessità vi è, di far uscire le acque dal Vesuvio, per spiegare i fatti, prodotti dalla via umida? Io non vi vedo, che la bizzarria di voler sostenere uno de' tanti errori della storia, e degli autori.
 
A questo proposito, poi,. devo osservare, che le pretese vomizioni d'acqua del Vesuvio sono state vantate tanto da quegli scrittori, de' quali la favorita. idea è stata quella ''della comunicazione del mare col volcano'', per spiegare sconciamente cosi alcuni fenomeni volcanici, che senza questa stravagante comunicazione, ho io, dalla cagione generale dei volcani, chiaramente sviluppati. Di fatti vi è più cosa assurda di quella di dire (e ciò per provare la comunicazione suddetta, e far uscire, secondo il bisogno, 11l'acqua dal volcano) che in tempo di questa, o di quell'altra eruzione ''il mare si sia ritirato'', per avere rifluito nel Vesuvio? Chi così parla, ignora le leggi de' liquidi, e paragona il [[:Mar Mediterraneo|mediterraneo]] ad una conca, che si dissecca, allorché l'acqua che contiene, viene versata altrove.}}
{{Indent|0|ammettere diverse vomizioni d'acqua del Vesuvio, per spiegare la diversità e la regolarità degli strati riferiti, ciò che non risulta dalla storia, e ciò che sarebbe ammettere [[:w:ipotesi|ipotesi]] sopra ipotesi. E poi che necessità vi è, di far uscire le acque dal Vesuvio, per spiegare i fatti, prodotti dalla via umida? Io non vi vedo, che la bizzarria di voler sostenere uno de' tanti errori della storia, e degli autori.
 
A questo proposito, poi,. devo osservare, che le pretese vomizioni d'acqua del Vesuvio sono state vantate tanto da quegli scrittori, de' quali la favorita. idea è stata quella ''della comunicazione del mare col volcano'', per spiegare sconciamente cosi alcuni fenomeni volcanici, che senza questa stravagante comunicazione, ho io, dalla cagione generale dei volcani, chiaramente sviluppati. Di fatti vi è più cosa assurda di quella di dire (e ciò per provare la comunicazione suddetta, e far uscire, secondo il bisogno, 1'acqua dal volcano) che in tempo di questa, o di quell'altra eruzione ''il mare si sia ritirato'', per avere rifluito nel Vesuvio? Chi così parla, ignora le leggi de' liquidi, e paragona il [[:Mar Mediterraneo|mediterraneo]] ad una conca, che si dissecca, allorché l'acqua che contiene, viene versata altrove.}}
 
Intanto contro l'opinione generale delle vomizioni d'acqua, prodotte dal Vesuvio, e specialmente contro [[:w:Vesuvio#L'eruzione del 1631|quella del 1631]], ch'è la più famosa e classica tra gli scrittori, io mi riduco ad osservare, che l'Accademia di scienze di Napoli (''Istoria dell'incendio del Vesuvio, accaduto nel mese di maggio 1737 pag. 65 e seg.'') ragionevolmente sostiene, che in nessun tempo sia ciò accaduto, né
 
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{{Indent|0|all'[[:w:Etna|Etna]] né al [[:w:Vesuvio|Vesuvio]].