Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre - Famiglia de' Pichi: differenze tra le versioni

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<onlyinclude>{{Intestazione
| Nome e cognome dell'autore =Padre Don Eugenio Gamurrini
| Titolo =Famiglia de' Pichi
| Iniziale del titolo =
| Anno di pubblicazione =1671
|Nome della pagina principale=Iistoria Igenealogica delle Famiglie Nobili Toscane et Umbre
| Eventuale secondo anno di pubblicazione =
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=
| Lingua originale del testo =
|Luogo di pubblicazione=Firenze
| Nome e cognome del traduttore =
|Anno di pubblicazione=1671
| Anno di traduzione =
|Secolo di pubblicazione=XVII secolo
| Progetto =
|Il testo è una traduzione?=no
| Argomento =
|Lingua originale del testo=
| URL della versione cartacea a fronte =
|Nome e cognome del traduttore=
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|Secolo di traduzione=
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|Abbiamo la versione cartacea a fronte?=no
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|URL della versione cartacea a fronte=
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Questa Famiglia nella città del [[w:Borgo San Sepolcro|Borgo San Sepolcro]] ha sempre da immemorabili tempore, tenuto i primi gradi al pari d’ogni altra Partizia Borghese, fino dai primi giorni, che cominciò ad abitare il suddetto borgo, come si proverà appresso. E perché uno scrittore moderno ha ardito di profferire di questa Città: quod nulla spectabili antiquitate nobilitetur, (parole in vero troppo pregiudicali, non solo a questa famiglia; ma a tutte l’altre nobili di detto luogo) ci è forza mostrare primad’ogn’altra cosa, che l’autore predetto, è stato meglio informato della nobiltà dei Cittadini che dell’essere riguardevole della Patria di essi, poiché nel terzo tomo della sua opera, facendo poco conto di questa Città, come, che in essa non non sia cosa degna di memoria antica, e nobile, la lascia quasi che in abbandono; e nel settimo tomo poi dell’istesima opera, chiama nobile la famiglia dei Pichi della città di Sansepolcro antica Patria di detta Famiglia. Malamente accordano insieme al mio giudizio queste proposizioni, che i cittadini siano Nobili, e la Patria di loro non degna di memoria; essendo, che i luoghi dalle persone, e le persone dai luoghi , pigliano le loro denominazioni; e che chi ha i suoi principi nobili con la continuata serie di azioni eroiche, e ragguardevoli, deve a forza chiamarsi nobile; e che il continente vanta le medesime qualità del contenuto; perché questo torto a quello antico e degno luogo ? E a chi non palese, che la città del Borgo Sansepolcro è l’antica Biturgia ? Ogni scrittore, tanto antico, che moderno, la tiene per tale, o almeno in su le rovine di essa esser stato fabbricato; che più? L’istesso Tolomeo, e tutti i suoi commentatori asseriscono essere il Borgo Sansepolcro l’antica Biturgia, e tale la chiama il Cluverio; e F. Leardo Alberti non differente dai suddetti, né tampoco l’Ortelio nel suo Teatro, chiamandola accertatamene Biturgia sotto i Toscani. La prova di questa verità viene cavata dalla testimonianza che a difetto del tempo si conserva ancora una lapide che si legge in detta Città di Sansepolcro posta vicino al portone del palazzo Vescovile.