2057 l'ultimo negoziato/VI: differenze tra le versioni
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Per la seconda serata romana Strozzi ha deciso di ritardare la gioia dell’abituale incontro sentimentale per una partita a carte con gli amici. L’antica dimestichezza con la capitale gli ha consentito di stabilire legami di sincera sodalità con esponenti della politica, dell’amministrazione e dell’opinione: vanta, con orgoglio, di avere riposto la propria amicizia esclusivamente in uomini di successo, onesti e disinteressati. Con gli amici romani si è consolidata l’abitudine di cenare, in affabile semplicità, in un locale escluso agli intrusi, sul lago di Albano, tra i colli dove si è ritirata, da trent’anni, la popolazione bianca di Roma. Per non attraversare il cuore dell’Urbe, e non soggiacere al fastidio dei posti di frontiera delle etnie del centro, accompagnato dalle due guardie lascia la città e raggiunge la circonvallazione, che uno degli ultimi reparti dell’esercito nazionale riesce a proteggere, salvo occupazioni sporadiche, dalle rivalità tra nazionalità opposte.
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Furente, il re del prosciutto si getta alla porta per sbarrare la strada a Strozzi che esce, il giornalista francese e il direttore dell’ente del Mezzogiorno si dipongono ai suoi fianchi. La porta è ostruita, Strozzi si dirige lentamente verso gli uomini che gli impediscono l’uscita, irridente e sicuro, sfiora gli antagonisti, che tengono le braccia diritte lungo i fianchi, a dimostrare un’immobilità che nessuno potrà infrangere. Ormai a contatto degli avversari, mormora un invito all’orecchio del francese: “Lei conosce certamente il Canada, mi farebbe piacere che potesse accompagnarmi. E’ per un affare di qualche rilievo, e ricambierei onorevolmente la collaborazione.” Gli pone la mano sulla spalla, con riguardo il francese apre il varco: nel silenzio generale si avviano, insieme, alle scale.
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