Pagina:Sotto il velame.djvu/404: differenze tra le versioni

 
Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
propone nella prima e nell’ultima: Bead i poveri in ispirito, che di essi e il regno dei cieli; beati quelli dal cuore puro, che essi Dio vedranno. Per Dante sono pronunziate tali divine parole; e Dante andr& nel regno de’ cieli e vedra Dio, cosi come qualunque altra di quell’anime penitenti via via. II peccato si cancella e suona l’annunzio. Ora noi dobbiamo aspettarci (senz’essere cosl indiscreti da pretendere: Dante fara quel che crede! ), noi peraltro dobbiamo aspettarci di trovare nel paradise di codesti poveri in ispirito e misericordiosi e vai dicendo. Ma, prima di tutto: codeste beatitudini non sono propriamente quelle di Matteo e tutte quelle di Matteo. (i) Nel suo Vangelo, dopo i poveri sono i miti che possederanno la terra; e nella Commedia non sono. Di piu, Dante fa due beatitudini d’una che e semplice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, che saranno sazi; di piu, il Vangelo ha: Beati quelli che soffrono persecuzione per la giustizia; e Dante questi non li ha. Di piu, l’ordine e diverse. Quello di Matteo e questo: poveri, miti, piangenti, famelici e assetati, misericordi, mundicordi, pacifici, perseguitati. Quello di Dante abbiamo veduto che finisce coi mundicordi. E di cio si vede la ragione. Quella beatitudine si conclude con le parole: che Dio vedranno. Orbene: la mondizia del cuore e " l’effetto della vita attiva che dispone alia vita contemplativa: questo effetto e che " la mente non sia macchiata di passioni. (2) " La mondizia dell’occhio dispone a veder chiaro; percio ai mundicordi e promessa la divina visione. (3) Vero e che un senso analogo a questa il dottore (i) Ev. sec. Matth. V. - (2) Summa la 2ae 69 3. - (3) ib. 4.
propone nella prima e nell’ultima: Beati i poveri in ispirito, chè di essi e il regno dei cieli; beati quelli dal cuore puro, chè essi Dio vedranno. Per Dante sono pronunziate tali divine parole; e Dante andrà nel regno de’ cieli e vedrà Dio, così come qualunque altra di quell’anime penitenti via via. Il peccato si cancella e suona l’annunzio. Ora noi dobbiamo aspettarci (senz’essere così indiscreti da pretendere: Dante farà quel che crede!), noi peraltro dobbiamo aspettarci di trovare nel paradiso di codesti poveri in ispirito e misericordiosi e vai dicendo. Ma, prima di tutto: codeste beatitudini non sono propriamente quelle di Matteo e tutte quelle di Matteo<ref>Ev. sec. Matth. V.</ref>. Nel suo Vangelo, dopo i poveri sono i miti che possederanno la terra; e nella Commedia non sono. Di più, Dante fa due beatitudini d’una che è semplice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, che saranno sazi; di più, il Vangelo ha: Beati quelli che soffrono persecuzione per la giustizia; e Dante questi non li ha. Di più, l’ordine è diverso. Quello di Matteo è questo: poveri, miti, piangenti, famelici e assetati, misericordi, mundicordi, pacifici, perseguitati. Quello di Dante abbiamo veduto che finisce coi mundicordi. E di ciò si vede la ragione. Quella beatitudine si conclude con le parole: che Dio vedranno. Orbene: la mondizia del cuore è "l’effetto della vita attiva che dispone alla vita contemplativa": questo effetto è che "la mente non sia macchiata di passioni"<ref>''Summa'' 1a 2ae 69 3.</ref>. "La mondizia dell’occhio dispone a veder chiaro; perciò ai mundicordi è promessa la divina visione"<ref>ib. 4.</ref>. Vero è che un senso analogo a questa il dottore