Pagina:Poemetti italiani, vol. IV.djvu/48: differenze tra le versioni

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<!--testo-->
Pietosa oggi ver te Tracia sarebbe:
{{Pt||{{R|20}}}}Pietosi i fieri altar di quella Terra
La qual sol un Busiri al tuo temp’ebbe.

Ben fosti figlia tu d’ingiusta guerra:
Ben sei madre di sangue: e più sarai,
Se vendetta dal ciel non si disserra.

{{Pt||{{R|25}}}}Indi rivolto a me, disse: che fai?
Fuggi le mal fondate ed empie mura.
Ond’io tutto smarrito mi destai:

E tanta ebbe in me forza la paura,
Che sconsigliato e sol presi ’l cammino
{{Pt||{{R|30}}}}Senz’altra scorta, che di notte oscura.

Errando sempre andai fin al mattino,
Tanto ch’allor da lunge un’ombra scorsi,
Che in abito venia di peregrino.

Al volto ai gesti ed a l’andar m’accorsi
{{Pt||{{R|35}}}}Che spirto era di pace, al ciel amico;
Onde più ratto per vederlo io corsi.

E mentre in arrivarlo io m’affatico,
Ei riprese la via per entro un bosco,
Sempre guardando me con volto oblico.

{{Pt||{{R|40}}}}Non mi tolse il veder quell’aer fosco;
Che ’l lume del suo aspetto era pur tanto
Che bastò ben per dirli: io ti conosco.

O gloria di Spoleto: aspetta alquanto:
E volendo seguire il mio sermone,
{{Pt||{{R|45}}}}La lingua si restò vinta dal pianto.</poem>