Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra/III: differenze tra le versioni

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Il segretario del card. Giovanni de'Medici, della cui protezione voleva fra Benedetto avvantaggiarsi per presentare la sua opera a papa Giulio II, era {{AutoreCitato|Bernardo Dovizi da Bibbiena}}<ref>L'accorto Bibbiena che s'era stabilito in Roma nel 1505, godeva già allora favore alla corte pontificia. Cfr.<small>BANDINI</small>, ''Il Bibbiena'', Livorno, 1758, pp. 9-10.</ref>. Ma quali nuove speranze si dovette sentir germogliare nel petto il frate ambizioso, allorchè qualche anno dopo il cardinale de'Medici s'ebbe la tiara, e poco appresso il suo fido Bernardo la porpora! Non tardò allora ad acconciar l'opera in modo da poter soddisfare al novello pontefice, e per cattivarsi l'animo del Bibbiena si rivolse di nuovo, con maggiore unzione, alla buona Marchesa di Mantova, che sapeva amatissima dal cardinale di S.Maria in Portico<ref>Sui rapporti tra Isabella ed il Bibbiena ci tratteniamo, dandone molti documenti, nel libro nostro, che è in corso di stampa, intorno a ''{{TestoCitato|Mantova e Urbino}}''.</ref>. Questa lettera del Moncetti vale, a parer nostro, un ritratto:
 
{{ms|font=0.7pc}}Ill.<sup>ma</sup> et Hon.<sup>ta</sup> S.<sup>ra</sup> et unica patrona mia,
 
Premisso servitutis officio, salutem. Per havere veduto che V.Ex. sempre è stata honoratissimo domicilio di virtuosi et singular presidio a quelli e sempiterno aiutorio di servi suoi, che mai nè intervallo di tempo nè distantia de luogo ha mai sperato quello che inverso
 
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{{Sezione note}}